La giornata dei PMI di marzo è iniziata in tono minore in Asia, con la survey manifatturiera giapponese scesa per la prima volta in territorio di contrazione da aprile 2015 (49.1 da prec 50.1 vs attese per 50.5). Tra le principali cause della discesa la pesante contrazione degli ordini dall’estero. Un effetto eventuale del brusco rafforzamento della divisa? Sembra presto per questo genere di reazioni, ma non lo si può escludere.
Nonostante ciò, la riapertura di Tokyo dopo la festività di ieri ha visto gli indici in forte progresso. Tra i motivi, il consueto aumentare delle attese di easing monetario che segue ogni dato brutto, nelle fasi di sentiment positivo. A parte ciò, si intensificano sui media commenti relativi ad un eventuale nuovo rinvio del rialzo IVA, previsto per aprile 2017.
Consolidamento sugli indici cinesi invece, comprensibile dopo 7 sedute positive a fila (Shanghai ha rivisto ieri quota 3.000 dopo oltre 2 mesi). Peraltro, esclusa Tokyo, le variazioni dei principali indici asiatici sono contenute tra il -0.7% di Senzen e il +0.35% di Seul, poca roba.
All’apertura europea, la scena è stata dominata dai tristi fatti in Belgio, che hanno, per lo meno inizialmente, pesato sulla price action, producendo una fiammata di risk adversion, e sottraendo attenzione alla pubblicazione dei PMI europei flash. Peraltro, anche nella fase di massima risk adversion, seguita all’esplosione in metropolitana, la reazione è parsa inferiore alla gravità dei fatti (si tratta del terzo attentato in territorio europeo dall’inizio del 2015, a cui si aggiunge quello ai turisti in spiaggia in Tunisia). La triste considerazione è che i mercati si stanno assuefacendo a questo genere di notizie.
Tornando ai PMI, i dati flash europei mostrano un gradito rimbalzo dell’attività economica a marzo, dopo 2 cali a fila, andando oltre le attese del mercato, che si attendeva una stabilizzazione (Dato composite EU 53.7 da prec 53 e vs attese di 53). La riscossa arriva dal settore dei servizi (54 da prec 53.3 e vs attese per 53.3), mentre il manifatturiero ha migliorato solo marginalmente (51.4 da 51.2 e vs attese per 51.4). I dettagli disponibili alla release flash mostrano un sorprendente rimbalzo dei servizi in Francia, dove il manifatturiero resta stagnante. In Germania modesta delusione sul manifatturiero compensata da sorpresa positiva sui servizi.
Il quadro è completato da un IFO tedesco migliore delle attese sia nella componente corrente che nelle aspettative.
In generale siamo in presenza di una modesta inversione di tendenza nel trend di indebolimento mostrato negli ultimi 3 mesi. Ciò offre un po’ di abbrivio macroeconomico, a fronte dell’ingranare delle nuove misure di easing annunciate dall’ECB. Il fatto che siano i servizi, tipicamente di natura più endogena, a trainare il ciclo conferma che l’economia europea trova al suo interno, grazie alla politica monetaria e alla ripresa dei consumi, il principale motore di crescita, mentre la domanda estera continua a latitare. Ciò contribuisce a spiegare la scelta dell’ECB di attenuare il focus sulla divisa puntando al credit easing, anche se resto dell’idea che la principale spiegazione sia di natura politica (vedi il “grand bargain” illustrato ieri).
Nel primo pomeriggio, il PMI flash manifatturiero US di marzo non ha mostrato il miglioramento atteso (51.4 da prec 51.3 e vs attese per 51.9). Questa survey, rimasta confortevolmente sopra 50 a differenza del più seguito ISM manufactoring, non ha per il momento mostrato il recupero dimostrato da quest’ultimo.
Peraltro, la survey regionale della FED di Richmond (22 da precedente – 4 vs attese per 0) ha segnato il massimo da aprile 2010, producendo il balzo più grosso della sua storia. Trattandosi di una serie assai volatile, il suo significato non va sopravvalutato. Detto ciò, il balzo segue movimenti simili da parte del Empire manufactoring NY martedi scorso (0.62 da prec -16.64 e vs attese per -10.5) e del Philly FED giovedi scorso (12.4 da prec -2.8 e vs attese per -1.5). Se è vero che 3 indizi fanno una prova, si può ipotizzare che il miglioramento nel manifatturiero US sta continuando.
Le good news sul fronte macro hanno eventualmente aiutato i mercati di superare lo shock degli attentati. Cosi l’Europa alla fine ha chiuso quasi flat, e Wall Street sta continuando la lenta salita delle ultime sedute, tra i cui driver indicherei senz’altro la scarsa partecipazione da parte di investitori rimasti fuori dal rimbalzo. Parimenti, bonds, yen e oro hanno perso il supporto ottenuto dalla risk adversion della prima parte della seduta. Scarsa l’attivita sui cambi, dove il dollaro si avvantaggia un po’ dei buoni dati. L’incombere delle vacanze pasquali dovrebbe condurre ad una rarefazione dell’attività (venerdi è quasi tuitto chiuso e lunedi si lavora solo in USA). Nel frattempo, la lenta e costante salita di Wall Street continua a frustrare i pessimisti. La speranza è che tenga a sufficienza da trascinare gli indici europei fuori dal recente range, il cui limite superiore (3120 di Eurostoxx) funge da resistenza.