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Lampi di Colore

Lampi di Colore 51

Ieri sera, Wall Street ha fatto i minimi di seduta poco dopo la chiusura europea (a -3.7% on the day), e da li ha iniziato un rimbalzo che la ha portata terminare con un calo assai più umano (-1.2%). Naturalmente, la price action del petrolio ha avuto un grosso ruolo in questo recupero, avendo guidato totalmente il movimento, compresa la presa di beneficio finale.

Recupero dell’oil a parte (che comunque si era fermato assai prima di passare in positivo) sembra sensato ritenere che anche l’estremo livello di ipervenduto abbia giocato una parte nel rimbalzo. Alla chiusura di ieri, appena il 9% dell’S&P 500 quotava sopra la media mobile a 50 giorni, una percentuale estrema (e figuriamoci quale poteva essere il livello appena 3 ore prima).

Peraltro, il sentiment positivo generato dal rimbalzo si è rapidamente volatilizzato nella seduta asiatica, nonostante la PBOC abbia iniettato nei mercati monetari l’ammontare di liquidità record degli ultimi 3 anni. Spettacolare la price action di Tokyo, arrivata a progredire quasi del 2% sulla scorta delle dichiarazioni di un anonimo collaboratore di Abe ( Abe Aide Says Conditions for Further BOJ Easing in Place: WSJ) per poi restituire tutto con gli interessi, grazie anche ad una smentita, chiudendo a – 2.4%. Ovviamente, il graduale ritorno dell’oil sui minimi di ieri è il principale accusato della defaillance asiatica.

L’incombere della conference di Draghi oggi ha permesso ai mercati europei di emanciparsi un po’ dagli umori del petrolio, e mettere a segno un recupero in mattinata. Ha sicuramente dato una mano al sentiment il ritorno di un po’ di calma sul settore bancario italiano, dopo il massacro di ieri. Tra i driver l’intervista al commissario europeo Vestager, e il comparire di indiscrezioni sui colloqui tra Italia ed EU per la Bad Bank.

Alle 13.45 l’ECB ha comunicato che i tassi sarebbero rimasti invariati, ma i mercati hanno conservato la fede.
Alle 14.30 Draghi ha ripreso il centro della scena con una performance assai risoluta:

** I tassi resteranno a questo livello o a un livello più basso per un periodo esteso
** Le misure varate stanno funzionando come si nota dal miglioramento nella disponibilità e nel costo del credito nell’area. Le misure di Dicembre si sono rivelate appropriate.
** L’economia performa come da attese, ma da inizio anno i rischi allo scenario sono nuovamente incrementati a causa di ciclo globale, mercati finanziari e geopolitica
** L’inflazione continua a rimanere al di sotto delle stime ECB e c’è rischio che ciò impatti sulle attese di lungo periodo
** Per questi motivi sarà necessario rivedere, e possibilmente riconsiderare la stance monetaria al prossimo meeting di Marzo, quando si renderanno disponibili anche le nuove stime dello staff, comprendenti anche il 2018.
** Nel frattempo continua il lavoro dello staff per assicurare che tutti gli strumenti tecnici siano pronti, in modo da offrire la gamma più ampia di strumenti possibile.

Preferendo non far seguire immediatamente nuove misure a quanto disposto a Dicembre, Draghi ha gestito il problema della credibilità della guidance inserendo direttamente nello statement, firmato dall’intero Governing Council, una sorta di impegno ad agire al prossimo meeting. Draghi ha rafforzato il concetto chiarendo che lo statement odierno è stato approvato all’unanimità.
Oltre a ciò il presidente ECB ha dichiarato più volte che l’ECB ha il potere, la volontà e la determinazione di fare quanto necessario per perseguire il mandato di  stabilità nei prezzi, e non ci sono limitazioni alla sua azione. Ha concluso con una nuova “frase  storica” la sua performance. Dopo il “whatever it takes” (2012) e il “Whatever we must” (2015) oggi abbiamo “We don’t give up”.
Draghi, opportunamente sollecitato, ha fornito chiarimenti anche sul recente operato ECB che tanto ha impattato sul sistema bancario italiano. La scorsa settimana vi è stata un enorme confusione. Livello e copertura delle sofferenze italiane è stata già valutato dal Comprehensive Assessment, e non ci saranno altre richieste di capitale. Il livello di accantonamenti è in linea col resto d’Europa. Il Single Supervisory Mechanism è conscio che per gestire le sofferenze sono necessari anni. Il questionario riguardava solo la gestione dei Non Performing Loans, ed è stato mandato anche in altri paesi.
Sicuramente i chiarimenti hanno contribuito al sollievo che si è notato oggi sul settore.

L’effetto della conference si è indubbiamente visto sui mercati, con un accelerazione al rialzo dell’azionario e una significativa discesa dell’€. E’ ovvio che la gaffe di Dicembre ha lasciato il segno, e quindi, anche a causa del particolare momento sui mercati, questi effetti sono meno robusti. Detto questo, l’impegno è preso e, coeteris paribus, mi attenderei che i mercati ponessero un focus crescente sul meeting del 10 Marzo, di qui a qualche settimana, dimenticando l’incidente della coda dell’anno scorso.

Certo, la reazione ha avuto un robusto aiuto dal petrolio, che sembra deciso ha mettere a segno un robusto rimbalzo (il brent guadagna circa il 6% mentre scrivo). Diversamente, c’è da scommettere che il mercato non avrebbe tenuto.
Detto ciò, vi sono 2 aspetti potenzialmente positivi nel movimento odierno: i) l’oil ha mantenuto i guadagni nonostante scorte settimanali EIA di greggio superiori alle attese ii) dovesse il movimento tenere su questi livelli (la giornata è ancora lunga), comparirebbe un progetto di segnale di inversione di breve sui grafici.

In tema di segnali di inversione di breve, è rilevante l’ Hammer disegnato dall’S&P 500 con la chiusura di ieri. Per la sua conferma, è necessario che Wall Street stasera metta a segno un progresso decente.
Stiamo a vedere.