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Lampi di Colore

Non passano più di 3 giorni senza che vengano alla luce nuove dichiarazioni o indiscrezioni su quanto la Banca Centrale Europea ha in serbo per il 3 dicembre.
Al  fine di illustrare il fenomeno, sono andato a ripescare le news dai Lampi dei giorni scorsi (i cenni riportati a fianco degli  autori non hanno l’ambizione di riassumere gli interventi ma solo di ricordare la sostanza).
Dal 22 ottobre,  giorno in cui,  nella conferenza stampa seguita al meeting ECB, Draghi ha lasciato chiaramente intendere l’intenzione di mettere mano all’arsenale a Dicembre, abbiamo avuto i seguenti “richiami” del messaggio:

2 Nov. Nowotny  in un intervista: L’ECB deve agire
5 Nov Draghi all’inaugurazione anno in Cattolica : Alla luce del peggioramento macro globale rivaluteremo a dicembre
9 Nov Reuters : Nel Governing Council si discute non se abbassare il Depo rate ma di quanto abbassarlo
11 Nov Reuters : L’ECB sta considerando di estendere gli acquisti ai Municipal Bonds
12 Nov Draghi all’ Economic and Monetary Affairs Committee : i segnali di un  cambio del trend sui prezzi si sono indeboliti.
17 Nov Praet a  Bloomberg:  Esiste un rischio di  destabilizzazione delle attese di inflazione
20 Nov Draghi al Frankfurt Banking European Congress:”we will do what we must to raise inflation as quickly as possible ”
Oggi  Reuters : L’ECB discute se duplicare i livelli di penalizzazione dei depositi (vedi sotto)

Una simile raffica di proclami non fa che aumentare le attese per il 3 dicembre, rinsaldando negli investitori la convinzione che Draghi agirà, e in maniera potente. A mio modo di vedere, il consenso di mercato ormai si attende per  lo meno un taglio del depo rate di 15-20 bps e un aumento del ritmo degli acquisti di 15-20 miliardi al mese, più qualche misura accessoria. Meno di questo causerà delusione sui mercati.
Draghi ci ha abituato bene nelle ultime occasioni, adoperandosi per creare aspettative robuste, per poi sorprenderle in positivo. Questa volta però la barra è alta, anche perchè la propaganda è stata tambureggiante nell’ultimo mese. Non è esagerato sostenere che tra gli operatori è largamente diffusa la convinzione che il bazooka sarà grosso.

Venendo alla giornata odierna, la seduta asiatica aveva avuto il consueto clima incerto degli ultimi giorni, con i soli indici cinesi a mostrare il segno più, eventualmente grazie  al recupero del consumer sentiment MNI , dopo il crollo di ottobre.

Poco dopo l’apertura europea, come accennato sopra, è stata nuovamente Reuters a gettare benzina sul  fuoco dell easing. L’agenzia ha riportato indiscrezioni secondo cui il Governing Council starebbe considerando di applicare,  sulla liquidità  parcheggiata in deposito  presso l’ECB, tassi penalizzanti a balzelli di livello crescente con l’ammontare depositato. L’intento sarebbe di contenere, a fronte di un taglio significativo del Depo rate,  l’impatto negativo sul settore bancario. Oltre a ciò, apparentemente qualcuno ha ipotizzato la possibilità per la banca centrale di acquistare non performing loans.
A scatenare la fantasia degli investitori è stata soprattutto la prima ipotesi, in quanto fa sospettare l’intenzione di ridurre il Depo Rate in misura maggiore rispetto alle recenti attese. Se non erro la Swiss National Bank ha fatto una mossa simile, quando ha portato il depo rate a -0.75%.

Cosi i bonds hanno preso il volo, con il  2 anni tedesco a segnare un nuovo record negativo (-0.42%), l’€ si è inabissato fino a 1.057 (circa una figura di calo) e l’azionario europeo si è scosso dal recente torpore, riportandosi sui massimi di periodo. Meno arzillo il settore bancario europeo. Le banche francesi e tedesche, che fanno un maggior utilizzo della deposit facility ECB, sono rimaste al palo, mentre quelle spagnole sono state depresse dal  fallimento della spagnola Abengoa (energie rinnovabili).

Sul fronte geopolitico gli sviluppi si limitano alla retorica aggressiva, ma intanto uno dei piloti è tornato in mano russa, ed è stato apparentemente fissato un incontro tra le parti per discutere dell’incidente, che il  ministro della  difesa russo definisce più  una provocazione premeditata che un  errore. Nessuna escalation in vista per il momento. ma il fronte comune contro l’ISIS è quanto mai distante.

Il  pomeriggio ha portato in dote buoni dati macro in US, con i durable goods di ottobre per una volta in grado di sorprendere in positivo, e un balzo di quasi l’11% delle vendite di case nuove, che relega a rumore statistico la delusione di settembre. In accelerazione anche i PMI services e composite di novembre, il primo oltre un punto sopra  attese, ad un solido 56.5.
Solo i prezzi non danno una mano alla FED, con il PCE deflator core, misura target del FOMC, che resta a 1.3% anno su anno, contro un consenso che lo vedeva salire a 1.4%. Non che la cosa faccia molta differenza ai fini della decisione di Dicembre, visto  che il target si trova al 2%.
Wall Street non sembra gradire granchè l’ulteriore divergenza della politica monetaria ECB da quella FED, e infatti non partecipa alla baldoria degli indici europei, oscillando poco sopra la parità (anche se va ricordato che ieri aveva evitato anche la discesa). Peraltro, il Dollar  index, dopo aver scambiato un po’ sopra quota 100 in seguito alle news di stamattina, ha marginalmente ripiegato, perdendo terreno anche contro la divisa unica. Un altro segnale  che le  aspettative di easing ECB hanno poco margine per salire nel breve. Dato per certo  che la  FED alzerà  i tassi il  16 Dicembre, sono quelle  relative all’entità e al ritmo  del  ciclo di rialzi che hanno spazio per salire, a mio modo di vedere.