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Lampi di Colore

La Giornata della Fed è iniziata sottotono in Asia.

In parte si è trattato del mood ereditato dai mercati occidentali ieri, con Wall Street in marginale recupero nella seconda parte di seduta, ma incapace di issarsi in positivo nonostante una serie di trimestrali decenti (EPS sopra attese per l’80% delle 43 aziende che ha riportato ieri).
In parte, il sentiment ha sentito l’impatto del MNI consumer confidence cinese di ottobre, uscito in calo di quasi 9 punti (109.7 da 118.2) e ai minimi da inizio serie. Curioso l’andamento di questo dato, che è cresciuto per 4 mesi a fila nel bel mezzo della crisi, per crollare ora, a fronte di una stabilizzazione. Tra l’altro, Apple, che ha riportato ieri a mercato chiuso, continua a dipingere uno scenario benigno per le vendite nell’area.
Sugli indici locali sembrano aver pesato anche indiscrezioni sui media locali secondo cui, con le ultime misure, le autorità considererebbero chiuso il discorso easing monetario. Peraltro, come abbiamo imparato bene, dichiarazioni di questo tipo vengono disattese anche quando a farle sono gli stessi policymakers.
Tra gli altri mercati, solo Tokyo ha tenuto, ironicamente grazie a dati deboli (retail sales di settembre e small business confidence di ottobre), che a 2 giorni dal meeting BOJ aumentano marginalmente la probabilità di azione.

In tema di consumer confidence, stellare quella italiana di ottobre (116.9 da prec 113 e vs attese per 112.2) capace del terzo balzo consecutivo per un totale di 10 punti, ai massimi dal 2002 e a un punto dai massimi storici. Buoni anche i dati di business confidence ed economic sentiment. Personalmente non ho mai dato eccessiva importanza a queste serie, meno collaudate di altre, ma l’intensità e coralità dei dati sembra suggerire che in Italia sta veramente succedendo qualcosa di significativo, a livello macroeconomico.

Peraltro, prima dell’uscita di questi dati, i mercati europei avevano già mostrato un mood in crescita. Tra i principali catalyst, nuovi indizi che l’ECB potrebbe essere assai aggressiva a Dicembre nel erogare nuovo stimolo straordinario.
In una presentazione fatta ieri sera a Mexico City, Coeure ha toccato vari punti, come l’impatto del calo del petrolio sulle attese di inflazione, le conseguenze di una permanenza dell’inflazione troppo a lungo sotto il target, e la mancata accelerazione del ciclo europeo.
Praet, in un intervento a Riga, ha ribadito che l’ECB è determinata ad usare tutti gli strumenti a disposizione e ha il dovere di farlo. I rischi sono chiaramente cresciuti e l’arsenale di misure verrà esaminato attentamente a dicembre.
Una volta di più, pare evidente l’intenzione dell’ ECB di mettere manoal policy mix nel prossimo meeting.

Cosi l’azionario è passato in positivo, e anche i bond periferici ne hanno giovato, con lo spread BTP-Bund tornato sui minimi di giovedi scorso. meno reattiva la divisa che ovviamente doveva ancora fare i conti con l’outcome FED.

Nel primo pomeriggio i mercati hanno avuto un ulteriore aiuto inatteso dal petrolio, che ha bruscamente accelerato prima della pubblicazione delle scorte settimanali EIA, per segnare un +6% complessivo dopo la loro pubblicazione. E’ sorprendente il grip che l’oil conserva sul sentiment in questi giorni. Se l’impatto via settore energy è ovvio ( il settore rimbalza del 2% mentre scrivo), cosi come quello sugli emergenti produttori, è altrettanto ovvio che l’aumento dell’easing globale che stiamo prezzando è figlio in gran parete della sua debolezza. Detto questo, probabilmente il mercato fa bene a giudicare l’impatto di un rialzo del greggio su politica monetaria e consumi come un problema da collocare nel futuro.

Cosi l’azionario europeo è andato incontro alla FED sui massimi di periodo, scuotendosi di dosso i dubbi di ieri.

Poco fa, lo Statement comparso sul sito FED sembra più aggressivo delle attese generali (e anche delle mie):
** nonostante la recente debolezzaé stata mantenuta la notazione che l’economia ha continuato ad espandersi a un passo moderato.
** Il mercato del lavoro è stato indicato in rallentamento ma nonostante ciò mostra una sottoutilizzazione della capacità in calo
** E’ sparita la notazione sull’impatto negativo degli sviluppi esterni, anche se gli sviluppi globali continuanoi a essere monitorati.
**  Infine, è stato segnalato esplicitamente che il prossimo meeting potrebbe vedere un rialzo, se le condizioni lo permetteranno.

In generale, la porta è lasciata volutamente aperta ad un rialzo entro la fine del 2015, nonostante i recenti sviluppi macroeconomici. Chapeau.

Ovviamente il dollaro è partito a razzo, i bonds soffrono e l’Equity ha perso baldanza, sebbene sembri ancora incerto sul da farsi, il che può voler dire che i mercati gradiscono la fiducia della FED nell’economia US e globale, oppure che vi è ancora un posizionamento troppo difensivo.
A domani per un’ analisi più a freddo.