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Lampi di Colore

Come causa per il tono opaco con cui è  iniziata la seduta odierna, è stato generalmente indicato il trade balance cinese di settembre, pubblicato stamattina. A catturare l’attenzione il brusco calo delle importazioni (-20% anno su anno in dollar terms, da precedente -14% e vs attese per -16%) preso inizialmente come un chiaro indizio che la domanda interna non si sta riprendendo. In realtà, più di un analista ha notato che l’entità dei recenti cali è drogata dal crollo delle commodities (vedi grafico, courtesy of Capital Economics) con il paniere CRB che ha perso il 30% nel periodo d’osservazione.

Essendo tuttora le commodities una parte rilevante dell’import cinese, è chiaro che la loro discesa impatta il valore del totale, cosi come la impatta il cambio (leggi il calo dell’€ e delle divise emergenti).
Tra l’altro, le esportazioni hanno invece ben figurato (-3.7% anno su anno in dollar terms, da -5.5% e vs -6% atteso) segnalando, pur con i consueti caveat, una stabilizzazione del global trade e una domanda globale in discreta ripresa. L’effetto è stato un surplus commerciale assai sopra attese (stabile a 60 bln $ vs 48 attesi), il che alleggerisce per le autorità monetarie il compito di stabilizzare la divisa.
Dopo il mini shock iniziale, ragionamenti del genere devono aver fatto breccia, se è vero che Shanghai ha recuperato fino a chiudere in pari, e il resto dell’Asia ha fatto segnare discese marginali, ad eccezione di Tokyo, ostacolata forse da uno yen testardamente solido. In lieve calo la consumer confidence locale, nonchè le attese di inflazione nella survey BOJ, il che è vagamente in conflitto con la view moderatamente ottimista di Kuroda.  Il meeting BOJ del 30 ottobre resta sul radar screen degli investitori, anche se le attese sono modeste.

L’apertura europea è stata in parte condizionata da un grosso profit warning di Leoni, un produttore di cavi e altro materiale tedesco. L’azienda è piccola e la situazione in gran parte company specific, ma il mercato attualmente ha gli orecchi tesi a tutto quello che riguarda il settore auto e il manifatturiero tedesco in generale.
E’ stato un buon catalyst per una robusta presa di beneficio sui recenti “winners”, quali miners, energy e auto sector, con corollario di divise emergenti, che hanno corretto contro $.

In tarda mattinata, un altra doccia fredda da parte dello Zew tedesco di ottobre, uscito in discreto calo (55.2 da 67.5 e vs attese di 64). Anche qui, però, il problema è il posizionamento delle attese. Nell’ultimo mese in Germania abbiamo avuto Volkswagen, Deutsche Bank, e factory orders e retail sales in calo. Trattandosi di una survey di analisti, perche lo Zew sarebbe dovuto scendere di appena 3 punti? Mistero.

Lo storno europeo si è fatto significativo, con gli indici a tratti in calo di oltre un punto e mezzo. La risk adversion ha coinvolto anche le divise, con l’€ e lo Yen in recupero contro il biglietto verde, e i bonds coi rendimenti compressi anche dal calo dell’oil.
Successivamente, una Wall Street al momento determinata a rimanere sopra la vecchia resistenza, ora diventata supporto (1990-95 di S&P500 ) e un recupero del petrolio hanno condotto l’Europa ad una chiusura meno negativa, per quanto i temi siano restati quelli della mattina. Sul fronte macro, marginale incremento dello Small business Optimism di settembre (che però era atteso in marginale calo). La survey segnala piani di assunzione in lieve calo (ma nulla che confermi la debolezza del labour market report), con però un crescente numero di imprenditori intenzionato ad alzare i salari.

Bullard, il membro Fed spesso indicato come il termometro degli umori interni, vista  la sua tendenza a oscillare tra i 2 fronti dei falchi e delle colombe, ha dichiarato che gli emergenti sono ormai pronti a un rialzo dei tassi US, e che l’inflazione bassa non può giustificare all’infinito tassi a zero. Bullard è solo l’ultimo di una serie di Fed Speakers che ha fornito le proprie view negli ultimi giorni (Brainard l’aveva preceduto di qualche ora, con atteggiamento più prudente).
Una  buona misura di quanto la comunicazione FED abbia perso in chiarezza e efficacia la fornisce la circostanza che ne il  $, ne le  attese sui Fed Funds misurate dai futures hanno reagito alle dichiarazioni di Bullard.

Sul fronte earnings J&J se l’è cavata con un EPS sopra attese e fatturato sotto, ma con un buyback azionario. A mercati chiusi, JP Morgan dara una prima idea del trimestre per i finanziari US (attese in generale basse, vista anche la volatilità sui mercati che ha depresso le revenues del settore). Interessante anche Intel.
Sul fronte tecnico Wall Street resta apparentemente arbitro del sentiment, e una tenuta o meno del citato supporto sembra lo spartiacque tra una presa di beneficio più robusta, e una prosecuzione del recupero, su ritmi più blandi.