Un’altra chiusura marginalmente positiva per l’S&P 500 ieri sera (mercoledì) con un +0.16%. Assai meglio ha fatto il Nasdaq 100, con un +0.98%. Le Magnificent 7 in progresso dello 0.88% spiegano cosa ha tenuto in positivo l’indice generale. Infatti il 70% dei titoli dell’S&P 500 è calato, e l’S&P 500 equal weighted coerentemente ha fatto -0.3%. I rendimenti USA sono stati protagonisti di una discreta correzione nella parte finale della seduta, con la collaborazione di un asta del treasury 7 anni che ha visto la domanda più robusta da marzo del 2020, pieno covid. Il 10 anni treasury è passato da 4.33% delle 18, a 4.25% in chiusura, in calo di 3 bps. Diciamo che sul mercato obbligazionario USA si riscontra un bel livello di nervosismo, in vista di vari dati macro, Presidenziali e Fed.
Dopo la chiusura, Alphabet, la seconda delle Magnificent 7 a riportare, ha smentito, nel breve, i miei scetticismi, grazie alle revenues del cloud in accelerazione. Il titolo in aftermarket ha preso il 6% dando supporto ai futures. AMD però ha deluso, riportando EPS solo in, linea con le attese, cosa che metterà poi pressione in giornata ai semiconduttori.
La seduta asiatica ha avuto un tono opaco, con solo Tokyo, tra i principali indici, a mostrare una performance positiva. Il China Complex ha corretto, più le “H” shares che le “A” shares, mentre anche Sydney e Seul hanno visto perdite significative.
In generale, a tarpare le ali all’Asia, Giappone escluso, sembra essere l’avvicinarsi delle Presidenziali, con Trump sempre più in sella. Qui non c’è un Trump trade da andare ad alimentare e l’incertezza tipica del periodo si avverte bene. Tokyo si è giovata dell’aura dovish in cui è avvolto il meeting BOJ di stanotte, con lo Yen che si mantiene debole sopra 153 vs $.
**BOJ’s Cautious Approach Will Fuel Yen Weakening Bias
**Japan’s kingmaker opposition warns against early BOJ rate hike
Per il resto, le news sul fronte cinese non sono altro che una riedizione di quelle dei giorni scorsi. Ora servono un po’ più di dettagli, per i quali dovremo aspettare presumibilmente l’ 8 Novembre, con la conclusione del meeting dello Standing Committee of the National People’s Congress, fissata convenientemente dopo le Presidenziali (ammesso che si abbia un risultato netto) e il FOMC.
Un altro outcome rilevante entro i prossimi 10 giorni.
La seduta europea è iniziata da subito con un tono greve. Se la debolezza relativa dell’azionario continentale rispetto agli USA ha a che vedere, come illustrato ieri, al fatto che l’elezione di Trump è vista come un negative per l’Eurozona (protezionismo e disimpegno dalla geopolitica i principali temi) oggi a questo fattore si è aggiunto il tema degli earnings, con alcuni “miss” eccellenti che hanno gravato sui relativi settori e gli indici (Capgemini, AMD, Campari, Nextans, GSK etc più la guidance di UBS). E’ forse presto per pronunciarsi, con un po’ più un terzo delle aziende dello Stoxx 600 che ha riportato, ma il trend non è granchè bello con appena il 54% delle aziende che ha battuto le stime di EPS, e il 40% che ha battuto quelle di fatturato, contro un 45% che le ha mancate. E gli ultimi giorni hanno visto queste percentuali deteriorarsi.
Sul fronte macro, oggi un po’ di news le abbiamo avute.
Cominciando con i prezzi, notizie non troppo tranquillizzanti in Europa, con la core inflation spagnola che sorprende al rialzo, e li ci si stupisce relativamente con l’economia che corre, e i CPI tedeschi che a loro volta escono il doppio delle stime sul mese.
Domani abbiamo i CPI Flash in Italia, Francia ed EU, e personalmente ho i miei dubbi che la headline inflation EU resterà sotto il 2% (Consenso 1.9%) e che la Core calerà dal 2.7% al 2.6% come da attese. Il rischio è che rimbalzi. Inutile dire che i bonds Eurozone non hanno gradito affatto la sorpresa, passando il resto della seduta a calare, e la curva monetaria ha riprezzato la probabilità di un taglio da 50 bps al meeting ECB del 12 dicembre dal 40% al 20%.
Un po’ più variegata la situazione sui GDP del terzo trimestre. La Francia un po’ meglio delle stime, la Spagna decisamente robusta. Sorpresa positiva dalla Germania che non va in contrazione, ma cresce. Ma le revisioni al secondo trimestre sono significative e ne accentuano la contrazione, cosa che lascia in calo il dato anno su anno.
Male anche l’italia, che vede una stagnazione, e un bel calo della crescita anno su anno. In aggregato, il dato EU è migliore delle attese sul trimestre, ma migliora molto meno sull’anno.
Vale ricordare che questi sono i dati preliminari, e verranno rivisti più di una volta nei prossimi mesi.
Due parole sul budget d’autunno in UK, pubblicato nel primo pomeriggio: più spesa corrente (+48 bln £), più investimenti, più tasse ma anche un aumento del debito di 28 bln £ all’anno per i prossimi 5 anni, rispetto al precedente budget, elaborato in primavera. L’office for Budget Responsability UK ha stimato un impatto positivo sul GDP dello 0.6% nel 2025. I Gilt, che avevano risentito per bene i cali dei rendimenti in US di ieri sera, e quindi mostravano a loro volta discese sensibili, hanno accusato visibilmente le news, invertendo bruscamente la marcia, con il 10 anni Gilt che ha marcato in chiusura il massimo rendimento da maggio scorso, al 4.35%. La Sterlina ha inizialmente recuperato, ma poi è tornata debole.
E’ evidente che queste news non hanno fatto che accentuare la tendenza a salire dei rendimenti EU.
Dati anche in US questo pomeriggio.
L’ADP survey ha fracassato una stima di consenso che era palesemente influenzata dall’atteso impatto di uragani e scioperi. Difficile farsi un idea precisa di come andrà venerdì, ma credo che se payrolls e disoccupazione USA di ottobre usciranno brutti, verranno liquidati come distorti. Se saranno forti come l’ADP, sarà difficile ancora di più scacciare l’impressione di un mercato del lavoro USA in ripresa.
Il GDP USA del terzo trimestre alla prima stima ha deluso a margine, ma riportando comunque un robusto 2.8% annualizzato. I dettagli poi mostrano forza, con i consumi sopra attese e le scorte che hanno limato uno 0.2% dal dato. Riguardo i prezzi, PCE sotto attese ma PCE Core sopra.
Infine le pending home sales di settembre sono risultate molto sopra attese, il che depone bene per le vendite di case per ottobre e novembre.
Wall Street ha aperto negativa, in parziale simpatia con l’Europa, e frenata dai semiconduttori. Successivamente ha recuperato, si è issata in positivo, ma il movimento non ha tenuto, e al momento l’indecisione è massima, con l’indice che oscilla poco sotto la parità. Non so cosa possa dare direzionalità prima di mercoledì post elezioni, a meno di un colpo di scena eclatante. Tra i settori, se i Comunication services trainano con Google, l’IT zavorra con i semiconduttori.
Le piazze europee oggi archiviano una brutta giornata, con cedimenti in maggioranza superiori all’1%, e IT, Consumer e materials a guidare i ribassi. Quindi i temi sono ciclo, e difficoltà dei semiconduttori. Con i rendimenti europei che salgono forte, con focus sulle parti brevi per i dati inflattivi, e quelli USA meno reattivi, l’€ recupera sul Dollaro. Tra le commodity continua a segnare record l’oro, ormai a un passo da 2.800$ l’oncia.
Stasera, dopo la chiusura, abbiamo le trimestrali di Microsoft, Meta e Caterpillar a cercar di smuovere un po’ un S&P 500 che da giorni ormai è in laterale con range abbastanza ristretto.