Seleziona una pagina

Lampi di Colore – 1 Ottobre 2015

La tesi di un rimbalzo congiunturale della Cina nel quarto trimestre del 2015 riceve un minimo supporto dai dati di stanotte.
Il PMI ufficiale di settembre ha mostrato un marginale rimbalzo dal livello di agosto (49.8 da precedente 49.7). Non granchè, ma meglio di una discesa che erano in molti a temere. Guardando ai dettagli, balza agli occhi il recupero del sottoindice dedicato alle grandi imprese, che sale di 1.2 punti a 51.1, tornando in territorio di espansione. Un chiaro segnale che lo stimolo fiscale sta ingranando, visto che loro ne sono le prime beneficiarie. Anche il sottoindice degli ordinativi è tornato sopra 50 (50.2). Sempre elevato il PMI servizi ufficiale, invariato a 53.4. La revisione del PMI Markit porta in dote un recupero di 0.2 ( a 47.2). Meno buone le notizie portate da Markit sul fronte servizi, con il PMI dedicato che perde un punto a 50.5, restando a malapena sopra la soglia di espansione.
In generale dati ben lungi dall’essere brillanti, ma nemmeno in linea con i peggiori timori del mercato, e comunque recanti segnali di un inizio di effetto delle politiche monetarie e fiscali. 
Notizie discrete (rispetto alle attese) anche dalla survey trimestrale Tankan (Giappone), con il settore non manifatturiero grandi imprese  che contro le attese mostra un incremento, e tutti gli indici della piccola e media impresa che mostrano valori migliori delle attese. Ma qui si sa che è un arma a doppio taglio, visto che dati migliori allontanano la possibilità di un incremento del QQE (i prossimi meeting BOJ sono il 7 e il 30 ottobre).

In ogni caso, i dati migliori delle attese hanno assicurato una buona seduta ai mercati asiatici aperti (Hong Kong e Shanghai chiuse per festività, la seconda per le prossime 4 sedute).
Stesso discorso per l’apertura europea, avvenuta in gap up sui principali indici.
Le revisioni dei PMI manifatturieri europei di settembre non hanno mostrato grosse sorprese. Sotto attese il manifatturiero in Italia e Spagna, ma il dato europeo si è confermato al livello flash di 52. Gli influssi della crisi emergenti si sentono sul manifatturiero globale, come noto un settore più esposto al canale estero. Vedremo il settore servizi, assai più domestico, come se la cava lunedi.
Anche negli USA il tono dei dati è proseguito senza infamia e senza lode. Sempre a livello frizionale i jobless claims, discreto il construction spending di agosto, mentre l’atteso ISM manifatturiero di settembre si ferma appena sopra la soglia di espansione (50.2 da 51.1 e vs attese per 50.6) ma le survey regionali dei giorni scorsi avevano portato il reale consenso sotto 50. Anche qui le cause sono note: dollaro forte e crisi emergenti.
Meglio il settore consumi: a giudicare dai primi dati  le vendite di auto in US sono andate bene a settembre (GM, FORD,Fiat Chrisler e perfino Volkswagen, a 0 vs -0.7% atteso).

Difficile dire cosa abbia causato la progressiva involuzione del sentiment, che ha portato gli indici europei a chiudere in negativo (il Dax pesantemente) e Wall Street a scambiare sotto di mezzo punto a 3 ore dalla chiusura. E’ circolato un pezzo di bloomberg che recava indiscrezioni di una BOJ poco incline a muoversi la prossima settimana, il che ha rafforzato lo yen e con esso la rsk adversion. Forse la debolezza del manifatturero globale, per quanto nel complesso attesa, ha alimentato ulteriori timori di rallentamento (spiegherebbe la forza dei bonds, coi rendimenti in calo di vari basis points su core e periferia europea).
Una certa attenzione ha suscitato anche il calo della previsione del GDP US del terzo trimestre operata dalla Fed di Atlanta, passato in pochi giorni da 1.8% a 0.9% per via delle anticipazioni sulla bilancia commerciale US. In generale, è partito un robusto processo di ridimensionamento delle attese, con varie case che abbassano i target di fine anno su diversi mercati. Il che è un fenomeno positivo, ma ovviamente mentre avviene impatta sulla price action.

Di fatto, il sentiment è ancora assai instabile a livello globale (come mostra anche il petrolio che, dopo aver toccato anche il +4% è bruscamente tornato al palo). I minimi di agosto, ancora intatti per Eurostoxx e S&P500, rispettivamente a 2973 e 1867, continuano esercitare la funzione di campo gravitazionale, con la grande maggioranza di operatori convinta che debbano essere testati perchè l’attuale consolidamento trovi direzionalità, in un senso o nell’altro. E domani abbiamo i payrolls US di settembre, con il loro consueto carico di ansia e e anticipazioni.