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L’ECB preoccupata del quadro macro EU. Economia resiliente in US.

E record fu. Ieri sera (mercoledì) il Dow Jones (+0.23%) ha messo a segno la tredicesima salita consecutiva, eguagliando il record del gennaio 1987. Vedremo se verrà stabilito un nuovo record della sua secolare storia (la rilevazione è iniziata nel 1896). Meno brillanti l’S&P 500 (-0.02%) e il Nasdaq 100 (-0.4%) che hanno comunque mostrato un range ridotto, per essere stata una seduta che ha contenuto un FOMC.
La verità è che è stato un FOMC assai poco movimentato ( per un commento vedi Lampi di ieri link ), cosa che non ha favorito particolari fibrillazioni degli indici. A margine, il mercato ha visto rafforzarsi lievemente l’idea che questo sia l’ultimo rialzo e che l’anno prossimo parte di questo tightening venga smontata.
Dopo la chiusura, la trimestrale di Meta ( link ) ha dato una nuova frustata al sentiment, producendo un balzo in aftermarket del 7% del titolo e un recupero significativo dei futures.

La seduta asiatica ha avuto un tono contrastato. Tra i principali indici, Tokyo, Hang Seng, “H” shares cinesi, Taiwan e Sud Corea hanno mostrato performance positive, mentre “A” shares cinesi, Vietnam, India e Indonesia sono calate.
Un tema positivo nell’area è stato costituito dalle trimestrali di Samsung ( link ) e  Lam Research che, più che altro con la guidance, hanno alimentato nuove attese di aumento della domanda di semiconduttori, grazie all’ AI. Il movimento si è riflesso poi in giornata anche sui produttori quotati in Europa, grazie anche all’euforica accoglienza della trimestrale di STM.
Sul fronte macro, gli industrial profits di giugno in Cina hanno mostrato un livello di contrazione in calo (la crescita mese su mese è stata del 3.5%).

La seduta europea è iniziata con un tono spumeggiate, i principali indici a recuperare interamente le perdite residue di ieri, e quindi aggiungere ancora qualcosa, nel run up verso l’ECB. L’impressione è che la performance di Powell ieri abbia alimentato attese di un ECB dovish oggi, visto che i dati macro EU sono sicuramente peggio di quelli USA. Oltre a ciò, a supportare il mood alcune trimestrali positive, tra cui la già citata STM, Stellantis, e il rimbalzo del lusso.
Detto questo, obbligazionario e cambi non sono sembrati condividere la view dell’azionario: i bonds sono sembrati nervosi, mentre l’€ ha accumulato ulteriori progressi.
Pochi dati in Europa in mattinata: la consumer confidence tedesca è rimasta stabile su livelli depressi, e in Italia abbiamo avuto deterioramento, anche su quella manifatturiera.

Siamo andati incontro all’ECB con l’azionario in gran rialzo insieme all’€ e i bonds nervosi.

Alle 14.15 l’annuncio: i tassi sono stati alzati di 25 bps (Depo al 3.75%). Lo statement ha giustificato il movimento con un inflazione troppo alta per troppo tempo, anche se si è notato che sta calando. Si è rilevato anche che le condizioni fianziarie si stanno inasprendo, e stanno frenando la domanda, e che la politica monetaria restrittiva si sta trasferendo con forza all’economia. Tra le novità, la notazione che i tassi saranno “settati” (e non più “portati”) su livelli sufficientemente restrittivi da assicurare il rientro dell’inflazione al target. Come dire che non siamo troppo lontani da questo livello. Una sorpresa è stata l’azzeramento della remunerazione delle riserve bancarie, presumibilmente motivata dal ridurre il costo per la Banca Centrale, già oberata dalle perdite del portafoglio titoli. Ma, alla fine, si tratta di easing perchè disincentiva il deposito.
Il mercato ha preso parzialmente nota del tono accomodante dello statement e si è messo in attesa della Conference.
Alle 14.30 un buon numero di importanti report sull’economia USA: il colore delle evidenziazioni la dice lunga sul tono dei numeri.

** Il GDP USA del secondo trimestre, alla prima lettura, ha sorpreso in positivo significativamente (non annualizzato il tasso di crescita è dello 0.6%) grazie a consumi che hanno rallentato meno delle attese, investimenti non residenziali, e spesa pubblica. Il tutto con invece dati sui prezzi benigni, con l’indice assai sotto attese e anche il dato core in rallentamento e sotto attese. Difficile mettere insieme questi numeri con le survey di attività del periodo, ma tant’è. le survey sono servite a poco di recente e vanno prese con le molle.
** I durable goods orders di sono andati a loro volta meglio delle stime ma depurati delle componenti volatili la loro crescita è ridotta.
** I sussidi di disoccupazione hanno messo a segno ancora un bel calo, e una volta depurati delle distorsioni legate a Minnesota e Ohio, sono tornati dalle parti di inizio anno a mostrare un mercato del lavoro ancora bello tight. Anche il monte sussidi è calato per bene.
** Il goods trade balance di giugno ha mostrato un deficit inferiore alle attese, e le pending home sales si giugno sono uscite meglio del consenso anche se non certo brillanti.
** Solo il Kansas Fed manufacturing non è migliorato granchè. Ma è una survey, sulla quale vale quanto detto sopra: sono state brutte, sia quelle manifatturiere che quelle servizi, regionali e nazionali, nel secondo trimestre, e invece la performance dell’economia USA è stata buona.
Un aggregato, ancora una serie di dati che punta al “goldilocks” versione 2023, ovvero inflazione che scende senza che l’economia debba risentirne. Un quadro molto gradito ai mercati, comprensibilmente.

Alle 14.45, la conference della Lagarde ha avuto un tono ancora meno convinto della solidità del quadro macro europeo rispetto allo statement. La Presidente ha riconosciuto che  l’economia ha rallentato e dichiarato che resterà debole nel breve: la situazione è molto incerta su crescita e inflazione. La politica monetaria sta frenando la domanda e il funding è aumentato di costo per le banche. Quindi d’ora in avanti il corso è rigorosamente “data dependant” e loro non hanno nessun percorso preordinato da settembre in avanti. L’unica guidance concessa è che non andranno a tagliare i tassi. Ma saranno i dati a dire se li alzeranno ancora.
In generale, un ECB non più così convinta della necessità di continuare ad alzare i tassi, come sembrava allo scorso meeting e dalla retorica dei membri fino a un paio di settimane fa. E’ evidente che il deterioramento dei dati ha avuto un impatto sullo scenario centrale prevalente nel Governing Council. Le dichiarazioni di Knot della scorsa settimana erano state un chiaro indizio.
La reazione del mercato al mix di news (macro USA + ECB) è stata veemente. L’azionario ha progressivamente accentuato il rialzo, con quello continentale a trainare, galvanizzato dalle trimestrali e dal tono accomodante della Lagarde. I rendimenti in Eurozona hanno preso a calare, coerentemente con una banca centrale meno aggressiva, ma negli USA hanno continuato a reagire ai dati positivi. Questo ha posto i presupposti per una precipitosa inversione di tendenza sul cambio. Se la divergenza dei tassi ha avuto un ruolo, il tema principale sembra essere che, a fronte di 2 banche centrali entrambe dichiaratamente “data dependant”, non c’è dubbio quale delle 2 aree stia al momento mostrando i dati di qualità peggiore. Questa considerazione sembra mettere in discussione uno dei driver della recente forza dell’€, ovvero la convinzione che l’ECB avrebbe continuato ad alzare a fronte di una Fed vicina alla fine del tightening. Così la divisa unica ha ceduto vistosamente, terminando a tratti sotto 1.10 vs $, dopo essere stata sopra 1.115 in mattinata. La forza del Biglietto Verde ha sgambettato anche le commodities, preziosi in primis.
Nel corso del pomeriggio i tassi USA hanno accentuato i rialzi, finendo per contagiare quelli EU che hanno ceduto gran parte dei ribassi, mantenendo però la divergenza con quelli USA.
La chiusura europea vede progressi sontuosi per gli indici, con Eurostoxx 50, Parigi e Milano oltre i 2 punti percentuali.
E’ il caso di osservare che l’Eurostoxx 50 segna nuovi massimi per l’anno, e supera in chiusura la resistenza a 4.400 punti, testata 5 o 6 volte negli ultimi mesi, disegnando un nitido breakout, da confermare nei prossimi giorni.

Nuovi massimi anche per Piazza Affari, e per il Dax in chiusura, anche se qui la rottura non è ancora nitida (siamo sui livelli di metà giugno).
Dopo la chiusura europea, Wall Street si è un po’ afflosciata. Nikkei news ha riportato che stanotte alla BOJ si discuterà un attenuazione della Yield Control policy (*BOJ TO DISCUSS YCC TWEAK TO ALLOW RATES OVER 0.5%: NIKKEI link ) cosa che ha accentuato il rialzo dei rendimenti in US, dato forza allo yen, e agevolato un ridimensionamento di una Wall Street un po’ meno arzilla dell’Europa, anche perchè negli ultimi mesi ha corso molto di più, ed è anche molto più cara. Così il Nasdaq ha ridotto i progressi, l’S&P 500 li ha restituiti tutti, e il DOW vede il record assoluto di 14 sedute positive, che sembrava acquisito a metà pomeriggio,  messo a repentaglio. Vedremo dove sarà la chiusura.