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Inizio settimana soporifero sui mercati

Inizio settimana eccezionalmente tranquillo sui mercati globali. Sicuramente la  chiusura degli USA per President Day ha contribuito in maniera determinante a questa calma, ma visto quanto bolle in pentola, resta una condizione sorprendente.
Venerdì sera un colpo di reni finale ha concesso a Wall Street di riprendere la serie di record storici,  sia pure di poco. Tra i motivi per lo spunto finale, apparentemente nuovi accenni ad un pacchetto fiscale, con CNBC a riportare addirittura che la  Casa bianca starebbe riflettendo sulla possibilità di incentivare gli Americani a investire in borsa. E’ presto per dichiarare che l’azionario usa è in bolla, ma non si può certo dire che l’Amministrazione USA risparmi gli sforzi per crearne una!

La seduta asiatica è stata dominata dalla forza degli indici cinesi, allettati dalle mosse della PBOC, che ha tagliato i tassi della sua  facility di rifinanziamento a 12 mesi di 0.1% a 3.10% e ha incrementato le iniezioni di liquidità,  offrendo 200 bln Yuan su quella scadenza. Così le  “A” shares hanno guadagnato oltre il  2% e le “H” shares lo 0.9%. Il Chinext continua a costituire l’epicentro dell’orgia speculativa cinese dell’ultimo periodo. L’ indice specializzato in piccole e medie imprese private e tecnologia ha aggiunto un altro 3.75% e mostra un guadagno da inizio anno del 19%, a fronte dei modesti cali degli indici generali.

Sul fronte epidemia, i numeri cinesi sono tornati in linea con quelli della scorsa settimana, prima della modifica dei criteri. Le notizie sullo stato delle misure contenitive sono contrastanti. Nonostante l’ospedale di Wuhan dichiari che “il peggio è alle spalle” apparentemente le quarantene stanno venendo incrementate. La provincia di Hubei ha proibito l’uso di auto private e imposto di uscire di casa solo in caso di necessità. Il NYT riporta che circa 760 mln di Cinesi sono sottoposti a qualche genere di limitazione. Anche l’attività  produttiva vede un newsflow altalenante. Bloomberg riporta che un sondaggio su 1668 aziende di estrazione mostra che il 68% ritiene di poter riprendere la produzione entro marzo, ma il 30% dubita di avere l’autorizzazione. Discorso analogo per le  fabbriche proprietà  di aziende US. Dovrebbero riprendere l’attività  questa settimana, ma la Camera  di Commercio di Shanghai sostiene che la scarsità  di lavoratori produrrà enormi difficoltà  che riverbereranno sulle catene di approvigionamento.
La crescita dei casi al di fuori della Cina resta nell’ordine delle unità, ma comunque continua, e con essa le misure di isolamento del paese e l’annullamento delle manifestazioni.
Il problema principale resta sempre il trade off tra misure contenitive e decorso dell’infezione. Quale impatto avrebbe sui numeri una significativa ripresa dell’attività  economica e una riduzione delle misure di contenimento?
In secondo luogo, c’è un numeroso gruppo di esperti virologi che sostiene, in estrema sintesi, che non vi è alcuna garanzia che le attuali misure evitino che questo virus si diffonda, e che vi è una possibilità non trascurabile che servano solo a ritardare la diffusione, permettendo ai paesi di organizzarsi meglio per affrontarlo.
Tornando ai mercati, al di fuori del  China Complex, il mood in Asia è stato assai meno frizzante. Tokyo ha subito l’impatto del  pessimo dato di GDP del quarto trimestre (-1.6% trimestre su trimestre da precedente +0.4% e vs attese per -1%. Il dato annualizzato è un -6.3% vs -3.8% atteso) che porta i segni dell’aumento dell’IVA. Diciamo che il paese non è ben posizionato per ammortizzare un eventuale impatto del Coronaviru,  tanto più che il  Giappone è terzo dopo Cina e Singapore per il numero di casi.
ugualmente loffi gli altri indici dell’area, invariati o in moderato calo.

L’apertura europea ha visto gli indici tentare di avvantaggiarsi della forza di Wall Street venerdì sera e di quella dei mercati cinesi stamattina. L’azionario è partito in rialzo, trainato dai settori più bistrattati di recente, come l’Auto e dalle Banche. Coerentemente, i tassi hanno mostrato una tendenza a salire. Ma, successivamente, la seduta, caratterizzata da volumi bassissimi, degni di una giornata di festa negli USA, è diventata una mini rappresentazione della price action dell’ultimo periodo. Infatti l’azionario ha sostanzialmente mantenuto i modesti guadagni, ma la tendenza dei rendimenti a salire si è riassorbita, e se sulle commodities è rimasta un po’ di domanda (in particolare oggi sui metalli industriali), l’oro ha fatto nuovi massimi, per nulla intimidito dal sentiment costruttivo.
Un capitolo a parte merita il BTP, il quale, partito in calo in simpatia con il bund e forse disturbato dai continui battibecchi interni alla coalizione di Governo, ha rapidamente trovato supporto e chiude con lo spread in calo. Decisamente buona anche la  performance di Piazza Affari, supportata, come le scorse sedute,  dall’ottima vena del  settore  bancario italiano, dopo le ultime trimestrali. L’Indice FTSE Mib ha superato 25.000,  un livello che non si vedeva da oltre 11 anni (Ottobre 2018).
Il pomeriggio,  senza gli USA, è privo di storia, così come i movimenti sui cambi.

Dopo quest’inizio ovattato, la settimana prende gradualmente vita, per concludersi con il botto.
Domani abbiamo l’EMPIRE NY manufacturing di Febbraio in US che forse potrebbe iniziare a portare i segni delle vicende cinesi. E poi abbiamo la confidence dei Homebuilders di Febbraio. Abbiamo inoltre le trimestrali di Walmart e di HSBC, che a sua volta potrebbe spendere qualche parola su Coronavirus.
Mercoledì abbiamo dati sull’immobiliare in US e in serata le minute del FOMC, che potrebbero riportare qualche riflessione in più sui rischi per l’economia USA. Abbiamo poi il primo dibattito TV tra i candidati democratici, con Bloomberg che ha rotto gli indugi da qualche giorno e sta attaccando violentemente Trump.
Giovedi abbiamo il Philly Fed , e le  minute ECB.
Il “botto” di venerdì a cui mi riferivo sopra sono i PMI flash in Giappone, Francia, Germania, Eurozone, UK e USA per i settori manifatturiero, servizi e composite. Si tratta delle prime survey di attività economica complete ed omogenee la cui rilevazione dovrebbe essere avvenuta dopo l’escalation dell’epidemia. Il metodo con cui sono costruite queste survey dovrebbe far si che l’impatto si noti solo parzialmente: non è che ordini e fatturazioni si volatilizzino nei book per effetto del virus. Non a caso la  Tankan Survey di Febbraio in Giappone è rimasta su livelli massi, ma non si è deteriorata.
Detto ciò i report costituiscono il primo appuntamento per valutare cosa vedono le aziende, e è probabile che sottoindici e note accompagnatorie offrano spunti interessanti.