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Ancora fumata nera su Brexit. Mercati positivi a inizio settimana.

Venerdì sera, anche Wall Street ha chiuso in consolidamento (- 0.4%) sia pure ad una certa distanza dai massimi. E’ possibile che le prese di beneficio, che hanno comunque lasciato in positivo il bilancio della settimana, siano state in parte alimentate dal timore (rivelatosi poi, in un certo senso, fondato) di sorprese sabato al Parlamento UK.
E in effetti si è assistito ad un altro sviluppo imprevedibile, per quanto non negativo: l’approvazione dell’emendamento Letwin – che costringe il Governo a implementare la legislazione per l’accordo prima di approvarlo – ha costretto Johnson a rinviare il voto sul  suo deal, che pure sembrava aver raccolto sufficiente consenso da passare. Così il Premier è stato costretto a chiedere l’estensione, di cui Bruxelles ha preso nota, nonostante la lettera non fosse stata firmata e fosse seguita da una seconda missiva in cui Johnson ha sostenuto di non volere l’estensione. Probabilmente l’EU aspetterà l’ultimo minuto  prima di garantirla, per vedere su che basi viene concessa e cosa avverrà nei prossimi giorni.

A questo punto il  percorso è più  confuso che mai. Domani potremmo avere un altro voto sul accordo, se lo Speaker Bercow lo consente, nel quale i Laburisti potrebbero cercare di aggiungere emendamenti contenenti un Referendum confermativo (ma a quel punto chissà se Johnson lo sosterrebbe più). Oppure, in assenza di accordi, il Governo potrebbe cercare di ottenere elezioni anticipate. In caso non raggiunga il quorum dei 2/3 richiesto per sciogliere le Camere, il Governo potrebbe dimettersi, ma l’opposizione potrebbe mettere su un governo tecnico. Quindi potremmo andare verso 1) l’approvazione del deal di Johnson (o uno leggermente modificato) che sembra avere quasi una maggioranza 2) Elezioni anticipate, seguite poi da una approvazione successiva dell’accordo, se vincono i Conservatori 3) un governo tecnico per ulteriori elaborazioni.
Ma la cosa importante è che, a questo punto, l’unica opzione che porta ad un’uscita senza accordo il 31 è che l’EU non conceda l’estensione, il che sembra alquanto improbabile.

Naturalmente, lo sviluppo inatteso ha alimentato qualche difensività all’inizio della seduta asiatica, rappresentata bene dal moderato calo della  Sterlina, e da una certa circospezione dei future azionari e degli indici locali.
L’azionario cinese è rimasto sostanzialmente al palo, ma il quadro migliora leggermente se si nota che ha recuperato in corso di seduta l’iniziale discesa.
Nel week end il Vicepremier (e capo negoziatore) Liu He ha dichiarato che le parti hanno fatto “sostanziali progressi”  e che la Cina è “desiderosa di lavorare di concerto con gli USA per eliminare le divergenze sulla base si eguaglianza e mutuo rispetto”. Ha però aggiunto che permangono questioni non relative al trade aperte. C’è inoltre lo scoglio del discorso del Vicepresidente Pence giovedì, che potrebbe attaccare la cCina, in particolare sulle vicende a Hong Kong o della repressione dei mussulmani, cosa che le  autorità ciensi considereranno un indebita interferenza in affari interni.
La People Bank of China ha poi lasciato invariato il prime rate dei loans al 4.2% contro attese di un marginale calo di 5 bps. La decisione ha dato l’impressione di un atteggiamento leggermente meno espansivo delle attese, ma le banche hanno reagito bene, ritenendolo un tentativo di preservare i margini di intermediazione.
Il resto degli indici ha chiuso marginalmente in positivo ad eccezione dell’India, chiusa per festività.

Dopo uno scarto iniziale, l’Europa ha aperto con un tono generalmente costruttivo, coerente con la reazione alle news UK: la Sterlina ha recuperato le perdite, portandosi a tratti sopra 1.30 vs $.  Un altro driver fondamentale della costruttività  dell’azionario europeo è stato la forza del  settore bancario (Eurostoxx banks +2.2% in chiusura), galvanizzato dalla prosecuzione dei rialzo dei rendimenti eurozone. Infati, spinto presumibilmente dal calo della parte di risk aversion legata alla Brexit, il Bund è tornato in area -0.35%, trascinandosi dietro gli altri emittenti.
La carta italiana stamattina ha sottoperformato  il resto: paga la  tenuta dei giorni scorsi,  quando gli altri bonds europei vedevano i rendimenti salire. Inoltre oggi era previsto l’inizio del collocamento del nuovo BTP Italia presso il retail (gli ordini verranno raccolti anche domani, e mercoledì sarà la giornata degli investitori istituzionali). I primi aggiornamenti non avevano un tono particolarmente incoraggiante e il mercato ha forse temuto un insuccesso come a novembre 2018. Invece il libro ordini ha preso momentum, e la prima giornata si chiude con 1.9 bln di richieste, che lasciano sperare in una raccolta finale attorno al doppio di quella dell’anno scorso (2.2 bln se non erro).

Oggi non era previsto alcun dato di rilievo, e così il mercato è andato quietamente verso l’apertura di Wall Street, che ha sostanzialmente confermato il tono positivo. Così, l’azionario Eurozone porta a casa una seduta positiva, in cui il Dax brilla per storie specifiche e un assestamento dell’€, dopo il rally dei giorni scorsi e grazie al fatto che oggi i rendimenti salgono (anche) in US.
La  domanda è: chiuderà sopra 3.000 l’S&P 500? E  supererà il precedente massimo,che dista meno di un 1%? Lo scenario tecnico è sostanzialmente simile a quello illustrato nel pezzo del  15 ottobre, nel senso che gli Indici hanno consolidato un po’, ma sono tornati a contatto con le resistenze (USA) o ai massimi locali (Europa e Giappone).

Come osservato  sopra oggi il calendario macro/eventi era alquanto scarico, ma nei prossimi giorni prende decisamente vita:

Domani abbiamo (se ammessa) la nuova presentazione del accordo di Johnson e relativi emendamenti. E poi il Richmond Fed, e le trimestrali di Procter & Gamble, Novartis, McDonald’s, Texas Instruments, United Technologies, UBS Group.
Mercoledì abbiamo solo trimestrali: Microsoft, Boeing, PayPal, Caterpillar, Ford
Giovedì abbiamo gli attesissimi PMI flash di ottobre (sia manifatturiero che servizi e composite) in  Giappone, Eurozone, USA, dove abbiamo anche Kansas Fed, Durable goods e new home sales. Abbiamo poi il Meeting ECB, l’ultimo presieduto da Draghi, e le trimestrali di  Amazon, Visa, Intel, Comcast, AstraZeneca, Royal Bank of Scotland, Nordea Bank, Twitter
Venerdì: Ifo tedesco di ottobre, U. of Michigan sentiment in US e trimestrali di Verizon Communications e Barclays