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Ancora scosso il sentiment a fine settimana.

NB Lampi va in vacanza e torna l’8 Gennaio. Buone Feste!

Nemmeno ieri Wall Street è riuscita a interrompere la striscia negativa che vede l’S&P 500 perdere oltre il 5% questa settimana (esclusa la seduta odierna) e oltre il 10% nel mese in corso, il secondo peggior dicembre dal 1928, anno in cui l’S&P 500 ha visto iniziare la sua serie nel 1928. Considerando che il record è detenuto dal Dicembre 1931 con un -18.7%, si spera che non lo batteremo nelle restanti sedute dell’anno (5 con questa).
A turbare un sentiment, che già definire scosso è un eufemismo, la minaccia di Trump di un lungo shutdown governativo, a partire da domani, se i Democratici non forniranno i voti che servono a passare al Senato la nuova Risoluzione che finanzia l’attività del Governo fino a Febbraio, contenente 5.7 bln per la costruzione del famoso muro col Messico. Visto che i Democratici si sono già rifiutati, sembra che avremo una chiusura dei servizi, da domani, per il tempo necessario a trovare un accordo (anche se il week end rinvierà gli effetti a lunedi.
Si sapeva che le vicende del budget US sarebbero state strumentalizzate dalle parti politiche per fini elettorali. Purtroppo il timing di questa disputa, che ha vari precedenti pressoche innocui, è infelice, in quanto viene ad gravare su un sentiment già demoralizzato.

L’Asia ha avuto una reazione contenuta all’ennesimo calo USA. Tokyo ha ovviamente accusato, danneggiata anche dalla forza dello Yen, ai massimi da settembre contro $. Meno impattato l’azionario cinese (sia “A” che “H” shares, queste ultime invariate) che era palesemente con l’orecchio teso  alla Central Economic Work Conference. Le news sono arrivate a mercati asiatici chiusi:
** La politica monetaria sarà “prudente”, ma il termine “neutrale” è stato cancellato, a indicare presumibilmente che diverrà nuovamente espansiva.
** la politica fiscale sarà “proattiva”. Verranno applicati nuovi tagli delle tasse e delle commissioni.
** L’investimento avrà un ruolo chiave come driver della crescita.
** Il focus sarà sull’apertura verso l’estero, la liberalizzazione dei mercati e la riduzione dell’intervento dello stato.

Tempo fa, notizie del genere avrebbero impattato positivamente sul mercato, ma non oggi. L’azionario europeo, che aveva aperto marginalmente negativo, ha continuato imperterrito a scendere. Poco considerati i dati macro Eurozone stamattina: comprensibilmente brutte le retail sales francesi di novembre, ma a dicembre business e consumer confidence non hanno sfigurato. In calo e lievemente sotto attese le omologhe survey italiane, per contro. La revisione del GDP francese del terzo trimestre ha levato uno 0.1% al trimestre (+0.3%.

Tutto ciò non ha impedito all’Eurostoxx di scavare un passivo di oltre un punto entro metà mattinata, prima di rimbalzare, senza apparente motivo se non la price action imprevedibile in occasione del Quadruple Witching (scadenza futures e opzioni del trimestre a metà seduta).
Nel primo pomeriggio, la terza revisione del GDP US del terzo trimestre ha cambiato di poco il quadro. Il dato perde uno 0.1% anno su anno a 3.4% per marginali revisioni di investimenti, consumi e canale estero. Nulla di rilevante e comunque i modelli della Fed di Atlanta e NY indicano per il quarto trimestre rispettivamente 2.9% e 2.5%. I durables goods di novembre hanno deluso, ma le revisioni ai dati precedenti cambiano il quadro.
Poco importa. Wall Street ha avuto l’apertura complicata dalle scadenze tecniche, e poi ha faticato a tenersi in positivo, finchè un intervista di Williams non ha prodotto un sussulto. Il Presidente della Fed di NY ha dichiarato di attendersi un economia robusta nel 2019, ma che la Fed guarda attentamente ai mercati, che stanno segnalando dei rischi per l’outlook. In ogni caso la guidance non è un impegno ne una promessa, e verrà modificata se la situazione lo richiede. Nulla di particolarmente rivoluzionario: avevo scritto già ieri che la FED sarebbe stata “data dependant”. Ma i toni hanno dato una sveglia agli algoritmi e il mercato è balzato su di un punto e passa, prima di ritornare giù, a dimostrazione che la FED è più una scusa che non il vero motivo per questo crash.

Nonostante ciò, una certa dose di ricoperture pre-festive ha permesso agli indici europei di recuperare nel finale, producendo chiusure invariate, peraltro sui massimi di giornata o quasi. Che gli USA siano recentemente l’epicentro della crisi lo si vede dal fatto che la “debole” Eurozone chiude la settimana con un -3%, contro il -5% tondo dell’S&P 500 a 4 ore dalla chiusura. Per quel che può valere, l’Eurostoxx, con la price action odierna disegna un hammer (figura di inversione di breve) recuperando in extremis la soglia psicologica di 3000. Invertire un trend così solidamente negativo è un impresa, ma un follow through alla ripresa, il 27, sarebbe già qualcosa. Chissà che le feste non stemperino un po’ il clima.

Indiscrezioni che l’ECB sarebbe preoccupata del quadro macro e disposta a segnalare i primi rialzi nel 2020 inoltrato hanno levato forza all’€ in una giornata comunque tribolata. Il Dollaro in generale chiude in recupero una seduta che lo ha visto fare bene quando Williams è intervenuto a correggere il messaggio di Powell, come se con ciò diminuisse il rischio di un policy error da parte della FED. A bocce ferme, una Fed piuù accomodante avrebbe dovuto indebolirlo.
Sul fronte tassi lievi assestamenti sulla curva tedesca, mentre la carta italiana ha visto una buona razione di prese di beneficio.
Dopo la chiusura Wall Street ha virato al ribasso, e sembra non trovare supporto nemmeno in questa seduta finale della settimana.

Che dire ancora di questo movimento? La seduta di ieri ha prodotti letture ancora più estreme su una serie di indicatori. Tanto per indicare uno dei tanti, la media mobile a 10 sedute del total put/call ratio ha raggiunto un livello visto solo nel 2009.

L’aggregazione di queste letture ha portato l’indice calcolato da Sentimentrader del Medium Term Risk Level per detenere azioni USA a 1. Il Backtest mostra che in tutte le 21 occasioni in cui questo livello di pessimismo è stato raggiunto si è osservato un recupero entro i 2 mesi successivi.

Purtroppo, è un po’ che questi segnali si accumulano, e, cosi come non hanno funzionato per un lungo periodo quelli di cautela nel 2017, anche qui il risultato si fa attendere. Va ricordato però che l’eccesso di ottimismo è infine risultato fatale a gennaio 2018, e, ancora, quest’estate. E, di solito, il pessimismo estremo agisce più rapidamente dell’ottimismo estremo, nel provocare reazioni.
Il posizionamento di questo movimento a fine anno non aiuta, perchè molti books bancari sono chiusi, e gli investitori sono riluttanti ad aggiungere rischio, per non penalizzare ulteriormente la performance annuale. Cosi il mercato resta vittima degli algoritmi e degli altri short term players.
La view personale è che, come l’ossessione con la Cina nel 2016, quella sulla Brexit nello stesso anno, il funerale all’inflazione dell’autunno 2017, le manie di grandezza dell’azionario tra dicembre e gennaio scorsi e l’ossessione per il rialzo incontrollato dei rendimenti a febbraio e ad ottobre, anche questa enorme “growth scare” alla fine passerà e lascerà il posto ad un atteggiamento più razionale.