Ci ha pensato Wall Street, con una seduta robusta, a levare le castagne da fuoco ieri all’Europa azzoppata dalle elezioni italiane. L’S&P 500 ha recuperato oltre l’1%, nuovamente con una modestissima dispersione tra i settori (il migliore con +1.85% sono state le utilities e il peggiore con +0.85% il healthcare). A parte i buoni dati macro (ISM non manufacturing), un moderato supporto al sentiment è arrivato dalla notizia che lo speaker della House Ryan starebbe esortando Trump a astenersi dal istituire dazi, per il timore che neutralizzino gli effetti positivi della riforma fiscale. In effetti, anche senza contare le possibili rappresaglie dei paesi esportatori, l’indotto dell’acciaio occupa una forza lavoro pari a un multiplo di quella dei produttori nazionali, e il balzello costituisce una tassa per utilizzatori e consumatori. Trump ha naturalmente dichiarato che non desisterà, ma pare che sia disposto a considerare esenzioni per Canada e Messico se le negoziazioni sul NAFTA procederanno, il che testimonia un addolcimento dei toni.
Dal punto di vista tecnico, la soglia da superare al rialzo per puntare ai nuovi massimi è 1760-80, area compresa tra il passaggio della trendline discendente dai massimi e il massimo del 26 febbraio. Viceversa, un ritorno sotto 2660 punta a un test dei minimi e un temporaneo passaggio sotto la media mobile a 200 giorni. Il ritorno sopra 2700 e la presenza del progetto di triangolo (vedi Lampi di ieri) fanno propendere per un evoluzione rialzista.
Le news positive sul trade hanno dato una boccata d’ossigeno anche all’Asia, in particolare i principali interessati, Giappone e Sud Corea. Dopo il tonfo di ieri, le banche cinesi hanno prodotto un robusto rimbalzo, trainando le “H” shares. il movimento sembra essere stato aiutato da indiscrezioni che la China Banking Regulatory Commission starebbe abbassando i ratio di copertura dei non performing loans. Il China Securities journal ha poi riportato che la PBOC dovrebbe abbassare la riserva obbligatoria, per facilitare la transizione a un economia a crescita più bassa ma più equilibrata.
Di minor entità il recupero dei mercati locali, ma le “A” shares ieri avevano tenuto. Positivi gli altri indici ad eccezione di Mumbai, che continuano a soffrire l’evolversi dello scandalo bancario di Punjab National Bank.
Il rimbalzo del sentiment globale ha esteso i suoi effetti anche all’azionario europeo. La situazione politica italiana resta estremamente fluida, ma dopo il primo shock, il prossimo appuntamento fisso è il 23 Marzo, con l’elezione dei Presidenti di Camera e Senato. Abbiamo quindi un po’ di tempo per vedere che direzione prendono i tentativi di formare una maggioranza (solo oggi abbiamo avuto i numeri sui seggi definitivi). Il rimbalzo del mood ha quindi causato flussi di ricopertura che hanno prodotto compressione dello spread, rimbalzo di Milano e anche dell’indice bancario europeo.
Attenuatasi temporaneamente la tensione elettorale, sul radar screen degli investitori comincia ad entrare il meeting ECB di giovedi. In base alle indiscrezioni più volte trapelate sui media, il Governing Council dovrebbe attuare un ulteriore mini modifica della stance, eliminando la guidance sugli acquisti laddove recita che questi possono tornare ad aumentare in caso di bisogno. Ciò ha aumentato le pressioni al rialzo si divisa unica e tassi europei core, che già risentivano dell’allentarsi delle tensioni ( afine giornata lo spread BTP-Bund correggerà di 4 bps circa).
In assenza di dati macro in Eurozone, le news sono arrivate sul fronte geopolitico, con segnali di distensione tra Nord Corea, Sud Corea e USA, che hanno spinto alcuni a sostenere che la tattica di Trump “sta funzionando”. Trump dal canto suo ha riconosciuto i progressi.
Con queste premesse, l’apertura di Wall Street ha avuto ancora un buon tono, nonostante il calo degli ordinativi all’industria US di gennaio (peraltro in linea con le attese e dopo un dicembre esuberante). Peraltro, l’S&P poco dopo l’apertura ha preso a consolidare, e ciò ha indotto gli indici europei, che già avevano iniziato a ripiegare succubi dell’€ forte, a restituire il grosso dei guadagni in chiusura. Solo Milano, sostenuta dalle citate ricoperture, ha conservato interamente i guadagni.
Domani il calendario macro riprende vita, con la revisione finale del GDP Eurozone del quarto trimestre, e in US l’ADP survey, antipasto del labour market report di venerdi, più il Fed beige book. Parecchi discorsi di membri fed (Brainard, Kaplan, Dudley e Bostic).