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Mercati stabili alla viglilia dei PMI flash di ottobre

Ieri sera, la soglia non ha tenuto, e l’S&P 500 è tornato sotto quota 3.000, accumulando il suo -0.36% di perdita sostanzialmente nell’ultima ora e mezza di contrattazioni. Il motivo lo ha offerto la never ending story sulla brexit,  con il  Parlamento UK che ha votato – per la  prima volta –  a favore di un accordo di uscita, nella fattispecie quello siglato da Johnson con l’EU, ma successivamente ha bocciato l’agenda che ne avrebbe permesso la promulgazione in soli 3 giorni. Il risultato è stato che il Premier ha messo in stallo il deal, in attesa della risposta EU e quindi la  possibilità di una soluzione rapida è svanita. Il timore dei mercati sembra essere che a questo punto Bruxelles punterà ad una estensione lunga (anche perchè Macron ha dichiarato che è l’ultima) e Johnson a questo punto mirerà ad andare alle elezioni, piuttosto che cercare di varare un accordo che subirebbe parecchie modifiche ad opera dell’attuale Parlamento. A questo punto molto  dipende dalla durata dell’estensione che l’EU garantirà.
Sta di fatto che la sterlina ha accusato, e in generale il sentiment si è un po’ incupito. Si potrebbe osservare che attribuire la  discesa di wall Street a questo modesto sviluppo è esagerato. Ma è  anche vero che gli earnings sono stati abbastanza bilanciati (Procter, United Tech bene, McDonald e UPS maluccio), e comunque il movimento è in generale  stato modesto. Va detto che la  procedura per l’impeachment sta guadagnando punti, con le rivelazioni dell’ambasciatore USASul fronte trade, dichiarazioni ancora costruttive da parte di Kudlow, secondo il quale la “fase uno” procede bene, e se dovesse andare in porto, alcuni dazi potrebbero essere ridotti, anche se “spetta al presidente decidere”. Bloomberg ha riportato che i Cinesi hanno ripreso a comprare la soia USA, dopo un nuovo round di deroghe ai dazi.
Diciamo che a questo punto eventuali stop nella trattativa impatterebbero su un mercato che è stato nutrito di good news abbastanza costantemente nell’ultimo periodo. 

Subito dopo la chiusura, la brutta trimestrale di Texas Intruments ha accentuato la  pressione, in particolare su Nasdaq e Semiconduttori, con il diretto interessato giù del 10% in after market.

Su queste basi, il  sentiment che gli USA hanno consegnato all’Asia non era dei migliori. TexasInstruments ha impattato  sui semiconduttori e sul tech dell’area, e sorprende poco che il  China Complex,  Taiwan e Seul abbiano ceduto, mentre il recupero finale di Tokyo, a nuovi massimi in questo contesto, si fa notare. Il balzo delle retail sales giapponesi di settembre (+23.1% anno su anno) è da mettere in relazione con l’aumento dell’IVA in ottobre, dall’ 8% al 10%.
Ovviamente l’Europa, all’apertura, ha fattorizzato il calo di Wall Street nel finale,  tanto più che la  brexit la  riguarda assai più  da vicino. La discesa però non è  mai sembrata particolarmente convincente e in mattinata gli indici hanno ridotto di parecchio la perdita, trainati da un Dax in spolvero.
Sul fronte macro, poche news, ma deludenti. Le survey di  confidence francese a ottobre vedono la Business Confidence calare di 1 a 105 (vs attese per stabilità) e la manufacturing confidence -3 a 99, minimo dal 2015. Non un bel viatico per i PMI flash in uscita domani.
Le attese sono per un recupero di frazioni di punto, equamente distribuito tra manifatturiero e servizi, in Francia,  Germania e Eu aggregato. Sul manifatturiero tedesco (41.7 a settembre) e Eurozone (45.7) l’asticella non è particolarmente elevata. Un altro flop (inteso come ulteriore discesa o anche sostanziale stabilità) non verrebbe, li per li, accolto granchè bene. Detto  ciò,  vista l’aura di pessimismo dominante, anche un buon recupero otterrebbe effetti rilevanti: il PMI manifatturiero tedesco da inizio 2018 è rimbalzato solo 4 volte su 18, e mai più di 1 punto. E’ da notare che la vicenda brexit ha iniziato a volgere al meglio nell’ultimo mese e mezzo (la sterlina ha fatto il minimo contro dollaro a 1.196 il 3 settembre e ha recuperato oltre 6 figure dalla prima decina di ottobre) e se è presto per immaginare un impatto sostanziale, magari si può sperare in uno emotivo.
Personalmente penso che i rischi siano al rialzo, ma lo ho pensato anche in passato.

Nel pomeriggio non erano previsti dati degni di nota in US. In compenso,  abbiamo avuto la trimestrale di Caterpillar, alla quale solitamente si attribuiscono significati macroeconomici che vanno oltre lo specifico, visto  il business in cui opera a livello mondiale. Ebbene, le notizie sono bruttine. I ricavi sono sotto attese, e in calo del 5.2%, e l’EPS è  uscito a 2.66$ vs attese per 2.87$. L’azienda ha indicato l’incertezza globale come driver del “miss”, con tutti i settori in calo. Sul settore costruzioni ha indicato fatturato in salita in US ma in discesa in Asia per colpa della Cina. Mi chiedo quanto dipenda dal rallentamento della domanda e quanto dal fatto che è americana.
L’aspetto più sorprendente è  che, mentre scrivo, il titolo, che inizialmente ha accumulato un 6% di perdita in pre market, sale del 1%. Non proprio quello che ti aspetti da un azienda che mette giù il primo calo dei profitti trimestrali in 3 anni. Un altro segnale del  pessimismo che regna sulla crescita?

Wall Street ha aperto in moderato calo, ma successivamente recuperato, riportandosi a tratti sopra 3.000. La  sua  resilience, a fronte dei vari catalyst (Texas, Caterpillar, impeachment etc) ha riportato un ombra di buonumore in Eurozone, con l’Eurostoxx in grado di recuperare in extremis le  perdite.
Sul fronte tassi, l’incombere del Meeting ECB domani ha ridato un po’ di supporto ai bonds, supporto che si è però affievolito un po’ col recupero del sentiment. Sul btp è tornata la sottoperformance (+3bp lo spread), almeno in parte legata al hedging del BTP Italia 2027 di cui oggi è stato completato  il piazzamento, con domanda da parte degli istituzionali pari a 4.75 bln, allocata per circa l’80%. Il collocamento si conclude quindi con un ammontare di 6.75 bln, ben sopra le  attese (almeno le mie) ma l’edging di questo 8 anni ha forse pesato un po’ sul future. Scarsi i movimenti sui cambi (sterlina compresa), mentre il petrolio ha messo a segno un balzo  grazie a scorte EIA inferiori alle attese.
In aftermarket usciranno le trimestrali di Microsoft, Ford e Paypal.
Domani, vedremo che direzionalità daranno i PMI flash di ottobre, che oltre che in  Eurozone escono in Giappone e USA. Mentre il meeting ECB, con Draghi alla sua ultima conferenza, dovrebbe essere tranquillo. Le misure sono state annunciate a quello scorso e si spera che i falchi del Nord abbiano il buon gusto di attenuare toni  e divergenze in quest’occasione, tanto più  che la validità  delle scelte è  stata (al momento) confermata dalla  tornata di survey di settembre.