La festività US (Martin Luther King Day) ha imposto oggi il consueto dazio sull’attività, con volumi modesti e price action erratica sui principali mercati.
La seduta asiatica ha visto i principali indici mettere a segno moderati progressi. Banche e tecnologia hanno permesso a Tokyo di superare l’ostacolo di uno Yen ai massimi da settembre contro dollaro. All’azionario giapponese non è dispiaciuto il discorso di Kuroda, in cui il Governatore BOJ ha ribadito l’intenzione di mantenere l’attuale stance fino al raggiungimento del target di inflazione. Il mercato dei cambi si fida di meno, giustamente.
Sentiment in leggera controtendenza in Cina, con Shanghai frenata da un nuovo crollo delle small cap cinesi, piombate in negativo da inizio anno e ai minimi da agosto scorso. Apparentemente sull’indice hanno pesato le dichiarazioni del Regulator ( China Banking Regulatory Commission) circa l’istituzione di maggiori controlli sulla corporate governance e sullo shadow banking system ( il che si traduce in controllo del credito). A parte ciò, dopo la pubblicazione degli aggregati monetari di dicembre, in brusco rallentamento, c’è una certa attesa per i dati macro di dicembre in uscita giovedi insieme al GDP del quarto trimestre. Infine, anche il continuato apprezzamento dello Yuan vs Dollaro può aver avuto un impatto. Mi domando se il movimento non stia creando delle perplessità anche tra le Autorità cinesi.
Il lieve deterioramento del sentiment ha arrestato la serie record di sedute positive di Hong Kong, giunta a 14.
L’apertura della seduta europea è stata immediatamente gratificata da un ulteriore accelerazione dell’€, che si è rapidamente attestato sopra 1.22 vs $.
Sul fronte politico in Germania, dopo l’accordo preliminare, l’attenzione si sposta sul Congresso Straordinario del SPD di domenica prossima in cui si dovrebbe ratificare l’accordo e votare l’inizio formale delle consultazioni. Non pochi commentatori hanno osservato che un approvazione è probabile, ma non garantita, visto che alcune correnti interne al partito fanno la fronda all’accordo.
Con queste premesse (più il citato clima semifestivo), sorprende poco che l’azionario Eurozone abbia continuato a consolidare sui livelli dei giorni scorsi.
A guardare la price action dell’ Eurostoxx negli ultimi giorni, con l’indice compresso in consolidamento sotto la resistenza in area 3620, si ricava l’impressione che sarebbe sufficiente un po’ di tregua sul fronte apprezzamento della divisa per ottenere una rottura rialzista ed un attacco al livello superiore (area 3700).
Sul fronte cambi, basta uno sguardo al monito delle divise del G10 per rendersi conto che la storia odierna è unicamente una di debolezza del dollaro, con tutti i cross a mostrare significativi recuperi, compresi tra il +0.35% del dollaro canadese e il +0.9% di quello neozelandese.
La lettura che il consenso da del breakdown del biglietto verde è che in una fase cosi positiva per il ciclo globale, il rialzo dei tassi US non è sufficiente a contrastare i flussi di capitale in uscita a caccia di beni, servizi e investimenti produttivi in giro per il mondo. E questo è particolarmente vero per per l’€, vista la ripresa ciclica e le aspettative di politica monetaria. Il parallelo che viene fatto è con il periodo 2004-2006 in cui il dollaro rimase debole nonostante il rialzo dei Fed Funds.
Personalmente, mi pare che questa view non tenga in debita considerazione la Balance Sheet Reduction Fed, l’eventuale reimpatrio degli utili prodotto dall’aliquota agevolata, nonchè il fatto che il taglio della corporate tax restituirà appeal agli USA come sede per gli investimenti.
Detto questo, “never argue with the tape”, come diceva Jesse Livermoore. La rottura ribassista di venerdi è netta e a meno che non venga negata, il trend torna solidamente ribassista e l’unica cosa che ha senso attendersi è un consolidamento, visto il sentiment depresso nei confronti del biglietto verde, e il positioning esteso su alcuni cross (€ in primis).