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Dollaro crolla sui minimi, sotto la soglia 1.2090 vs euro, nonostante l'inflazione

Lampi di Colore 946

La giornata del  CPI è  iniziata in Asia con un tono generalmente costruttivo. La  parte emergente ha tratto beneficio dal buon sentiment ereditato da Wall Street (nuovo record) e dalla generale debolezza del  $ (che continua a frenare Tokyo).
Sul  fronte macro erano attesi importanti dati in Cina
** La  bilancia commerciale ha mostrato un attivo assai superiore alle attese, a causa di una brusca contrazione delle importazioni. Per quanto si tratti di una serie volatile,  questo rimbalzo giunge al momento sbagliato,  quando le  tensioni tra Cina e USA sul trade sono tornate a intensificarsi. Non c’è da sorprendersi che la  divisa cinese abbia ritracciato  interamente il rimbalzo dei giorni scorsi e chiuda sui massimi vs $.
**  Per contro, gli aggregati monetari sono usciti assai più  bassi delle attese (new loans 580 bln vs 1 trln atteso, total  social financing 1.14 trln vs 1.5 trln ateso, M2 a 8.2% vs 9.2% atteso). Trattandosi di fine anno, e dopo i dati esplosivi di novembre, il mercato non ci ha fatto caso più di tanto. Fino al gennaio verrà  concesso alle autorità  il beneficio del dubbio. Se anche questo mese la crescita dovesse essere così bassa, agli investitori verrà il sospetto che il Governo stia effettivamente accentuando il controllo del credito.

In ogni caso l’azionario cinese ha ben figurato, trainato da Hong Kong alla quattordicesima seduta positiva a fila, tallonata dalle H shares (undicesima).
Moderatamente positivi gli altri indici.

L’azionario europeo è  partito bene, fattorizzando la forza di Wall Street di ieri sera e la notizia dell’accordo in Germania per la coalizione di governo. Ma gli indici hanno dovuto rapidamente fare i conti con i nuovi massimi dell’€, che, con l’eventuale  collaborazione delle medesime news politiche tedesche e in generale dei tassi in rialzo in Eurozone, ha superato la resistenza in area 1.2090 (massimo di settembre scorso). Alla forza della divisa unica ha contribuito,  oltre al comprensibile scattare di stops sopra la  citata resistenza, l’impatto sulla sterlina del circolare di ipotesi di un nuovo referendum sulla Brexit.
Cosi l’azionario continentale ha ripiegato nel consueto trading erratico che precede i dati importanti.

Alle 14.30, smentendo le ipotesi fatte sulla base dei deludenti prezzi alla produzione di ieri, il CPI US di dicembre ha sorpreso in positivo. Il dato headline a +0.1% ha ricalcato  le  attese, ma quello core a +0.3% ha battuto di 0.1% le  stime, mostrando diffusi recuperi tra le varie categorie. Solide anche le  retail sales  di Dicembre, generalmente in linea con le  attese (0.3% il dato control group vs 0.4% atteso) ma con una generosa revisione al rialzo dei dati precedenti (da +0.8% a +1.4%). Tanto per dare un idea, il modello della Fed di Atlanta ha alzato di 0.5% il  GDP stimato per il  quarto trimestre sulla scorta di questo dato portandolo a 3.3% annualizzato, mentre la FED di New York ha un 3.9%.

La curva dei tassi US ha reagito alle news, con il tasso a 2 anni tornato sopra il  2% per la  prima  volta da settembre 2008. I tassi monetari US attibuiscono ormai l’85% di probabilità  di un rialzo al FOMC di marzo, e tra i 2 e i 3 rialzi complessivi per il  2018. Ma Il  dollaro è restato totalmente indifferente e chiude la seduta europea ai minimi da settembre in termini di dollar index, e a una  virgola  dal segnare i minimi da 3 anni.

Alla rotta del  biglietto verde hanno contribuito diversi fattori contingenti negli ultimi giorni:
** Il “test di tapering” della Bank of Japan di martedi scorso,  effettuato tramite una riduzione inattesa degli acquisti bond a lunga scadenza, che ha messo le  ali allo Yen (rappresentante il 13% del dollar index)
** le indiscrezioni sulla diversificazione delle riserve valutarie cinesi,  successivamente smentite da SAFE
** Il tenue cambio di stance telegrafato  ieri dall’ECB nelle minute,  che ha spinto l’€ a  nuovi massimi (57% del  dollar index)
** il  rimbalzo odierno della sterlina (12% del  dollar index) accelerato nel pomeriggio da indiscrezioni che Spagna e Olanda starebbero mediando per ottenere una proposta più accomodante da parte dell’Eurozone per la brexit.

Detto  questo, l’assoluta indifferenza del biglietto verde all’aumento  del  differenziale  di rendimento, nei confronti di divise che offrono ancora rendimenti negativi, costituisce il vero enigma di questa price action. Il differenziale tra il 2 anni US e quello tedesco si è  arrampicato nell’ultimo trimestre a 255 punti base (praticamente un basis point per giorno lavorativo di un anno) salendo di 60 nello spazio di 4 mesi,  senza che questo  offrisse il minimo supporto al cross.

La  spiegazione del poi che mi pare più  plausibile è che, in particolare in relazione all’€ che è  il peso massimo di questo movimento, il mercato dei cambi giudichi la stance ECB e quanto prezzato dalla curva dei tassi europei (primo rialzo dei tassi nella prima metà  del 2019 e ritorno a zero del depo tra 2 anni) non coerente con le condizioni macroeconomiche e finanziarie dell’area. Su queste basi, sconta un ulteriore robusto repricing nei prossimi mesi, di cui il recente rialzo dei rendimenti sarebbe solo l’antipasto.
In questa luce sorprende poco che l’intervento  a soccorso di Weidmann nel pomeriggio non abbia sortito effetti apprezzabili.  (*ECB’S WEIDMANN SAYS FULL POLICY NORMALIZATION WILL BE LONG PATH, *ECB’S WEIDMANN SAYS RISK OF INTEREST-RATE CHANGE CURRENTLY LOW)

Della defaillance del biglietto verde si bea Wall Street,  la cui salita da inizio anno comincia ad assumere proporzioni significative (+4%) perfino per  un intero mese di trading (l’anno scorso il mese migliore è  stato febbraio con +3.7%). L’Europa segue arrancando, e se da un lato la sostanziale tenuta degli  ultimi giorni a fronte dell’€ galoppante costituisce un segnale positivo, è evidente che la forza della divisa sta impedendo agli indici di esprimere, nel breve, il  potenziale implicito nel quadro macro.

Sul fronte tecnico, mentre l’S&P  deve  lottare solo contro l’enorme ipercomprato di breve e medio termine (che nel recente passato ha implicato solo meri ritorni verso la media mobile a 20 giorni, al momento un 2.5% sotto  i livelli attuali), l’Eurostoxx continua a litigare contro la resistenza in area 3620, superata la quale  ci  sarebbe un 2% di spazio fino al  massimo del 2017.

Lampi di Colore 945

Se solo il  cambio desse un po’ di tregua!
Purtroppo il quadro tecnico per l’€ dollaro ha subito con oggi una decisa svolta, con il  superamento della resistenza in area 1.2090. Sopra tale livello  il trend è  solidamente rialzista, e solo  un ritorno sotto tale  livello lo metterebbe in discussione.  La materializzazione di un falso breakout non è  impossibile, come mostra la  falsa rottura ribassista di 13 mesi fa, ma al momento non è nelle carte.
Personalmente,  mi aspetto che l’azionario europeo abbia ragione di quest’ostacolo (come avvenuto per il  Nikkei nel 2017. Ma perchè avvenga nel breve il cross deve rallentare.
Lunedi la  festa in US (martin Luther King Day) limiterà l’attività  sui mercati.