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PMI europei in robusta accelerazione. Brusca correzione dei mercati cinesi

Lampi di Colore 893

La Festa del Ringraziamento US è iniziata col botto  in Asia stanotte. A fare la  parte del  tacchino, i mercati locali cinesi, protagonisti della peggior seduta dal giugno 2016 (Shanghai -2.3% CSI 300 addirittura -3%, HSCEI -1.85%).

Difficile intuire il  catalyst preciso dello storno. Molti hanno indicato il temporaneo superamento di quota 4% da parte del 10 anni governativo cinese.  Altri l’impennata degli  spread corporate ai massimi da giugno scorso. Altri hanno infine citato uno squeeze del funding sui mercati monetari, sorprendente alla luce delle mega iniezioni di liquidità  operate giorni fa.
Comunque sia, il movimento sembra un improvviso e tardivo attacco  d’ansia per i venti di deleverage e regolamentazione che hanno cominciato  a spirare dopo il  Congresso.
Già,  perchè,  come  osservato  diverse volte, le  autorità non hanno fatto mistero di essere disposte, nei prossimi 2 anni, a sacrificare un po’ di crescita per migliorarne la qualità e la sostenibilità. Ed è  evidente che il controllo del  credito, il contenimento dello shadow banking system e dei rischio per la stabilità  finanziaria costituiscono una parte rilevante del programma,  con le  inevitabili ricadute sui profitti del settore finanziario.
Fatti ben noti, e  quindi la violenta reazione di oggi sorprende quanto l’indifferenza delle ultime  settimane, con gli indici a segnare massimi a raffica.

Di per se,  la  price action in particolare dell’indice delle Blue Chips cinesi,  il  CSI 300 ha una performance che ricorda quella  del Nikkei 2 settimane fa,  ovvero una evening star,  segnale  di inversione di breve.

Lampi di Colore 892

La  prognosi dovrebbe essere analoga:  qualche giorno di discesa,  seguito da un rimbalzo (sui cui esiti a Tokyo c’è  ancora incertezza).
In ogni caso,  quando c’è  di mezzo la  Cina,  l’analisi tecnica di breve va sempre presa con le  pinze,  visto che il Governo cinese dispone di ampi veicoli di investimento statali per influenzare la  price action. La  loro  assenza  durante la discesa odierna potrebbe eventualmente  significare che alle  autorità non dispiace sgonfiare un po’ i mercati per  porli maggiormente in linea col nuovo corso. E’  solo  un sospetto personale privo di  qualsiasi conferma, ma, guarda caso, giorni fa l’agenzia ufficiale Xinhua è  entrata nel merito giudicando eccessivo l’apprezzamento di un titolo azionario, e  causandone la  caduta.

La  correzione dei mercati cinesi ha bagnato  un po’ le  polveri al resto  dell’area, senza  però causare altre discese significative,  complice la  chiusura per festività anche di Tokyo.

Sul fronte cambi, ancora debolezza per  il  Dollaro dopo che le minute Fed ieri in serata hanno confermato i toni dovish della Yellen di martedi sera. Il  rialzo di dicembre è confermato,  ma circa l’anno prossimo alcuni membri hanno espresso  preoccupazione che ulteriori rialzi, in presenza di  un quadro inflattivo,  sotto  target possano deprimere le  aspettative di inflazione.

Storno cinese  e  € forte (anche per l’apparente dietrofront di Shulz che,  su pressioni interne al  partito,  ora aprirebbe ad una coalizione per un governo di minoranza) hanno imposto ai mercati  europei un apertura negativa.
A riequilibrare il quadro ci hanno pensato i  PMI flash europei di novembre usciti davvero fortissimi:
PMI composite Eurozone a 57.5 (precedente e stima a 56) massimo da oltre 6 anni. Il merito va al settore manifatturiero (60 da 58.5 vs stime a 58.2) ai massimi dal 2000 e seconda lettura di sempre. Meriti equamente divisi tra Francia e Germania, con la prima in grado di mettere su quasi 3 punti (60.1 da 57.5) sul dato composite e la  seconda autrice di un incredibile 62.5 sul manifatturiero, che bilancia i servizi meno brillanti.
Unico neo, sebbene i dettagli degli altri paesi non siano noti a livello  flash, Markit ha osservato che, pur con un recupero, la  media trimestrale dei PMI degli altri paesi europei configura per  il momento il quarto trimestre come il più debole  del  2017. In altre parole torna la  divergenza tra core e periferia europea.

La  forza dell’economia Eurozone ha ulteriormente supportato la  divisa unica giunta nuovamente a contatto con la resistenza posta a 1.1850,  ma ha ridato spunto ai mercati azionari europei,  con l’Eurostoxx che ha chiuso con un marginale  progresso una seduta iniziata decisamente male.
Resta completamente sordo agli stimoli dei dati macro  il mercato tassi,  con i rendimenti ancorati ai livelli, assai bassi,  dei giorni scorsi.
Personalmente, fatico a capire come un area con crescita sopra l’1.5% (in accelerazione) e inflazione intorno al medesimo livello, e l’ECB in procinto di dimezzare i ritmi di acquisto dei bonds, possa avere tassi reali a -0.6% e il  rendimento medio dei benchmark decennali dell’area che flirta con l’1%. Detto  questo, il clima festivo  impone di evitare  di  attribuire troppa  importanza alla price action odierna.

Nel  pomeriggio, la festività  US si è portata  via  l’attività,  e anche domani dovremmo avere una giornata assai tranquilla,  Cina permettendo.