Lampi di Colore – 19 Giugno 2015

Con un ritardo di un giorno, la dovishness del FOMC di giugno ha riportato Wall Street sui massimi. Per essere precisi, il Nasdaq e il Russell 2000 small cap li hanno marginalmente superati, mettendo a segno  l’ennesimo tentativo di break out (vediamo le chiusure oggi). Sicuramente l’attenuazione delle tensioni sui mercati europei ha contribuito al movimento, ma alla luce del newsflow greco non è certissimo che non siano stati questi ultimi a risentire positivamente della solidità di Wall Street. Ovviamente l’azionario US beneficia anche del miglioramento del quadro macro US, con la crescita che sembra tornare verso il trend di 2.5% – 3% degli ultimi anni. Peraltro, a giugno le earning revisions hanno ripreso a scendere, con solo 2 settori su 10 a mostrare crescita (consumer discretionari ed energy). In ogni caso le revisioni al ribasso sono una costante nel mese che precede le trimestrali.

L’Asia ha tratto beneficio dal mood in US, con tutti gli indici, ad eccezione dei mercati cinesi, in progresso. Tokyo (+0.9) ha recuperato gran parte della discesa di ieri. La BOJ ha lasciato tutto invariato ma ha ridotto il numero di meetinga da 14 a 8 l’anno, dal 2016. Kuroda ha corretto il tiro sullo Yen, dichiarando che la discesa non è un ostacolo alla flessibilità della politica monetaria. Prossima settimana (venerdi) abbiamo il CPI maggio e c’e’ già chi fantastica di altro QQE in caso di sorpresa negativa. Positivi gli altri indici con progressi compresi tra il +1.3% di Sydney e il +0.25% di Seul.
Tutt’altro discorso per Shanghai, protagonista di un altra seduta pesantissima (-6.4%). I tassi monetari sono saliti negli ultimi giorni (60 bp nello shibor a 1 sett, al 2.65%) per effetto del tightening PBOC. Oggi gli operatori parlano di un ondata di margin call (800 titoli sospesi al ribasso) per cui la manovra anti speculazione annunciata ieri sembra aver avuto un successo fulminante.
Se continuiamo cosi presto riapriranno i rubinetti.

L’apertura europea è avvenuta con un sentiment non troppo dissimile dalla chiusura di ieri (l’euforia per lo scoop di die Zeit si era attenuata nello spazio di un paio d’ore). La mattinata era dominata dalla conference call ECB, indetta per le 12 per far fronte alle richieste di finanziamento delle banche greche (L’ECB non era certa che queste avrebbero potuto riaprire lunedi).
Complice un newsflow tutto sommato costruttivo, gli asset europei hanno guadagnato ulteriore terreno nell’attesa: Tsipras si è nuovamente detto fiducioso sulla possibilità di raggiungere un accordo, e alcune dichiarazioni di ministri russi hanno ridotto le aspettative di un aperto supporto della Russia alla Grecia (**RUSSIA CAN’T SPARE MONEY FROM BUDGET FOR GREECE, ULYUKAYEV SAYS  **SILUANOV SEES `NO DIVIDENDS’ FOR ANYONE IF GREECE LEAVES EURO **RUSSIA INTERESTED IN STABILITY IN EURO AREA: FINANCE MINISTER).
Non si sa quanto queste siano rappresentative del parere di Putin. Peraltro il Presidente russo  nel pomeriggio ha dichiarato che la Russia non si immischia negli affari tra l’EU e la Grecia.
Infine, varie indiscrezioni sostengono che l’ipotesi di soluzione tappo di 6 mesi guadagnando terreno.

In tarda mattinata, l’ECB ha comunicato di aver esteso l’ELA di poco meno di 2 miliardi di € alle banche greche. Si tratta di un importo modesto, in relazione al ritmo di deflusso di depositi degli ultimi giorni (1 bln solo ieri). In altre parole l’ECB tiene le banche greche “on life support” concedendogli a malapena quanto basta per chiudere la giornata. Come era intuibile, la Banca Centrale Europea prima di muoversi vuole attendere l’esito del Summit dei capi di stato di lunedi sera (ore 19).
In ogni caso, la mossa ha ridotto la possibilità di imposizione di capital controls nel week end e di una bank holiday forzata per le banche greche lunedi, il che ha contribuito ad elevare il mood.
Cosi gli asset europei si hanno accelerato per fare i massimi più o meno nel primo pomeriggio, con l’Eurostoxx in progresso di oltre l’1% e lo spread BTP  in area 145. Successivamente, senza particolari catalyst se non una Wall Street in consolidamento, sono subentrate prese di beneficio (in fin dei conti gli indici recuperavano stabilmente da ieri mattina, un periodo considerevole per i tempi) e sia bond periferici che azionario si son riportati non troppo distanti dai livelli di apertura.
E’ possibile che l’incombere del week end col suo carico di incertezze a mercati chiusi abbia indotto gli operatori a chiudere le posizioni di trading. Ma in realtà, con il Summit lunedi sera, sembra improbabile che nei prossimi 2 giorni possiamo assistere qualcosa di più di qualche dichiarazione bellicosa tra le parti.
Per contro, dovesse muoversi qualcosa sul fronte diplomatico, le indiscrezioni troveranno infallibilmente la strada dei media. Ne consegue che, personalmente vedo il bilancio delle prossime 48 ore più orientato alla positività che non alla negatività.
Indiscrezioni a parte, il focus dovrebbe essere su eventuali segnali di dissenso verso l’atteggiamento del governo da parte della popolazione. Dovesse nascere qualche manifestazione spontanea, o comparire qualche sondaggio che vede la maggioranza assumere un atteggiamento critico delle scelte di Syriza, questo potrebbe influenzare la condotta di Tsipras lunedi sera.
A giudicare dal ritmo di fuga dei depositi, non si tratta di ipotesi campate per aria.

Per quel che può valere, continuo a ritenere che una qualche forma di accordo, anche temporaneo, sia l’epilogo più probabile di questa incredibile vicenda. Tsipras lunedi con ogni probabilità verrà messo di fronte all’alternativa di accettare un’ accordo eventualmente lievemente addolcito, oppure affrontare l’incognita di un default conclamato in tempi brevi (30 giugno) la chiusura del suo sistema bancario e la volatilizzazione di buona parte dei depositi dei suoi cittadini, con la prospettiva di affrontare un ritorno alla dracma senza l’assistenza dell’IMF, con cui avrebbe tagliato i ponti. L’ago della bilancia dovrebbe essere, a mio modo di vedere il parere dell’elettorato, nella maggioranza assai contrario ad un uscita dall’€. E c’e’ da aspettarsi che le file dei contrari si ingrossino nelle prossime ore, visto quanto quest’elettorato ha dimostrato di essere volubile (si pensi alla meteora Samaras).
In caso di difficoltà a far passare l’accordo in parlamento, Tsipras potrà contare sull’appoggio dell’opposizione (Potamos, Pasok e New Democracy, 106 deputati in totale, hanno già dichiarato il loro favore ad un accordo), oppure indire un referendum. Una volta siglato un accordo le istituzioni europee saranno più che felici di accordare alla Grecia il tempo per approvarlo, visto che a loro volta devono fare passaggi in parlamento.
In caso contrario aspettiamoci i controlli sui capitali già da martedi, e il sistema bancario greco in risoluzione a fine mese.