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Lampi di Colore

Lampi di Colore 6
La debolezza di emergenti e commodities ha ricordato ai mercati il circolo vizioso che ha contribuito alla volatilità estiva: l’impatto del dollaro forte e dell’aumento del costo di finanziamento nella divisa US hanno prodotto, in larga parte del mondo emergente, svalutazioni violente, fugher di capitali e volatilità. Il  crollo delle commodities ha alimentato timori di rallentamento globale e calo delle attese di inflazione, con corrispondente salita dei tassi reali. Con gli annunci del 22 ottobre l’ECB ha inteso reagire proprio a questi fenomeni.
Proprio oggi il research dept di Deutsche bank ha sottolineato l’aumento del costo di finanziamento a termine in $  (misurato tramite il costo aggiuntivo  di finanziarsi sui cross currency swaps,  rispetto al mero differenziale  di rendimento a pronti) su varie divise. DB lo indica tra i fattori a favore di un ulteriore apprezzamento del $ vs €, ma personalmente mi interessa di più come sintomo di un crescente stress di emittenti finanziati in dollari che non dispongono (almeno non interamente) di revenues nella medesima divisa.  Questi starebbero quindi cercando di far provvista in attesa di un rialzo dei tassi e un dollaro più forte ottenendo, anche a causa di una ridotta liquidità di far salire i costi. Un evidente tightening delle condizioni finanziarie per questi soggetti (in larga parte corporate dei paesi emergenti).
Come ho avuto modo di osservare più volte, il massiccio ricorso all’easing straordinario rende questo ciclo anomalo. In questo caso  l’inizio del tightening non può essere collocato il  giorno del primo rialzo dei tassi (sia questo il 16 dicembre 2015 o altra data futura), ma va collocato all’esordio del tapering del QE (dicembre 2013),  quando la  FED ha iniziato a ridurre il ritmo degli acquisti, diminuendo il quantitative easing iniettato nel sistema. Non a caso il Dollaro ha iniziato a salire 6 mesi dopo (con gli acquisti  ridotti a meno della metà) e ad oggi, prima del primo rialzo è su del 25%.  Il ritardo è forse da  imputare alla estrema gradualità del processo, e alla propaganda di Bernanke, che ha continuato a sostenere che non si trattava di tightening ma solo di meno easing ( “tapering is not tightening”). A dicembre si può collocare l’inizio della normalizzazione, che è un altra cosa. Principalmente per questo motivo sono dell’opinione che bisogna usare cautela nel  confrontare l’attuale fase con i precedenti esordi nei cicli di rialzi.

Venendo alla giornata odierna,  in particolare la parte emergente dell’Asia ha ovviamente pagato il sentiment ereditato  da Wall Street. Meno penalizzate del resto Tokyo e Shanghai. La  prima continua a giovarsi della debolezza dello Yen, e a indiscrezioni di aumento dello stimolo fiscale (taglio superiore delle attese della corporate tax). La seconda eventualmente favorita da un CPI ancora sotto attese, che sulla carta permette alla PBOC di largheggiare con lo stimolo monetario.

L’apertura europea ha visto gli indici inizialmente capitalizzare un po’ il recupero US in serata, ma a metà mattina la  pressione di vendite è ripresa, senza motivi particolari ( le produzioni industriali di settembre in Francia e Italia sono uscite decenti).
A metà giornata però, l’ECB trade (lungo asset europei, corto divisa) ha dato un colpo di coda. L’€/$ ha rotto improvvisamente 1.07 e l’azionario si è portato in positivo (i bonds si erano già ripresi in mattinata). Che la matrice sia l’ECB lo si nota anche dalla divergenza con Wall Street, che oscilla marginalmente negativa, e dal fatto che la divisa unica cede terreno anche contro Yen, Sterlina, e vari altri cross. Le indiscrezioni di Reuters di ieri stanno facendo ancora discutere, mentre il membro ECB Liikanen (Banca Centrale Finlandese), normalmente assai rigido, ha ribadito che l’ECB userà “tutti gli strumenti” per perseguire il suo mandato.

Sul fronte tecnico, non abbiamo avuto follow through selling in Europa, il  che è confortante, ma il rimbalzo odierno (nonostante il lusinghiero +1.5% di Piazza Affari) non è sufficiente a bilanciare l’engulfing di ieri, e butta la palla nel campo di Wall Street.