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Ancora dati benigni in US, prosegue il rally azionario, giù i tassi.

Ieri sera (mercoledì) Wall Street ha reagito con nuovi massimi al dato di CPI decisamente migliore delle già benigne attese. L’S&P 500 ha progredito dello 0.74%, e il Nasdaq 100 dell’1.24%,entrambi a nuovi massimi dell’anno. In realtà gli indici, dopo aver aperto in gap up, non hanno accelerato, chiudendo, in particolare l’S&P 500, nei pressi dell’apertura. Questa assenza di “follow through” lascia intendere un tono di fondo un po’ più affaticato, come a dire che non c’è una grossa partecipazione al breakout. Ma i nuovi massimi sono di fatto uno sviluppo bullish, finche non vengono negati. Detto questo, ieri il put/call ratio al Nyse è rimbalzato ad un sempre basso 0.52, che però mostra che qualcuno si premura di prendere protezione al ribasso, un altro sintomo di un mercato non così convinto.
Più entusiastica è stata la price action sui bonds, che hanno visto cali dei rendimenti importanti, ma venivano anche da corposi rialzi, che avevano sicuramente posto i presupposti per un posizionamento assai difensivo, che ora viene smontato. Il 10 anni treasury ha chiuso al 3.86% e il 2 anni al 4.75%.
Devastato il biglietto verde, ai minimi da 14 mesi e a mostrare il calo più robusto da 8 mesi.
Ieri sera poi è stato pubblicato il Beige Book Fed, e i risultati sono interessanti.
** Da fine maggio l’attività è cresciuta moderatamente in 5 distretti, è rimasta invariata in 5 ed è rallentata in 2. I consumi sono stati misti, con alcuni retailers che hanno riportato riduzioni del discretionary spending. Sempre forti turismo e viaggi, manifatturiero in crescita in metà dei distretti, trasporti in lieve contrazione o invariati.
** Riguardo il credito, le aziende hanno rallentato mentre invece la richiesta di mutui è rimasta stabile
** Costruzioni sia per residenziale che per commerciale hanno rallentato.
** L’occupazione è aumentata modestamente, con la maggioranza dei distretti a registrare un po’ di crescita, anche se alcuni denunciano più selettività. In generale le aziende hanno trovato lavoratori con maggior facilità. Anche i salari stanno tornado ai livelli di crescita pre-pandemia.
** I prezzi sono saliti moderatamente e diversi distretti hanno riportato un rallentamento dei rialzi. Alcuni intervistati hanno rilevato una maggiore sensibilità dei consumatori ai prezzi. In generale resilienza nei servizi e calo nel manifatturiero. Attese stabili o in calo.
In generale quindi un quadro ancora compatibile con crescita ma con chiari segnali di rallentamento di attività e crescita dei prezzi.

La seduta asiatica ha avuto, infine, un buon tono, con tutti i principali indici in progresso. Bel rimbalzo di Tokyo, che aveva infilato 6 cali in 7 sedute. Dopo un rialzo di 4% in 5 sedute, lo Yen oggi ha rallentato un po’.
Molto bene ancora Hong Kong e le “H” shares, galvanizzate dal crescente supporto delle autorità al tech ( link Chinese Tech Stocks Advance as Signs of Official Support Grow). Inoltre i media ufficiali si stanno riempiendo di indicazioni di stimolo in arrivo nella seconda metà del 2023
**China is expected to consolidate economic recovery with a combination of fiscal, monetary and industrial policies in the second half of this year, China Securities Journal says in a front-page report).
Queste salve di supporto sono dovute anche al fatto che la bilancia commerciale cinese di giugno è uscita una mezza tragedia, con importazioni e esportazioni in calo superiore alle attese.

Ennesimo segnale di debolezza della domanda interna, e anche di quella globale. D’altronde i PMI manifatturieri parlano chiaro (anche oggi quello neozelandese di giugno, a 47.5 da precedente 48.7). I settori servizi vanno meglio (in particolare in US) ma quella è domanda che resta più confinata nel territorio nazionale.

La seduta europea è partita nuovamente con un buon tono. E’ incredibile come le ambasce di pochi giorni fa siano scomparse, ma è un fatto che gli indici in 4 giorni hanno recuperato tutto. Ovviamente la contrazione dei rendimenti ha un ruolo importante: fino alla settimana scorsa i rendimenti reali salivano forte, e alla fine il sentiment ne aveva risentito. Ma ora, grazie ai dati USA, calano di nuovo. E quindi il mercato, complice forse un positioning che era diventato negativo/difensivo, estende all’azionario europeo il “goldilocks trade” USA, ovvero l’inflazione che cala senza il bisogno che la crescita rallenti troppo. Peccato che i dati europei non siano altrettanto confortanti di quelli USA. E che l’€ stia volando. Per ora però il focus resta fisso sulle condizioni finanziarie.
In mattinata non erano previsti dati particolarmente pesanti in EU. La produzione industriale di maggio ha deluso marginalmente (+0.2% da prec +1% e vs attese per +0.3%)  e l’inflazione francese di giugno è stata confermata sui livelli flash.
A metà giornata, le minute del meeting ECB del 14 giugno hanno mostrato che un rialzo di 50 bps era stato proposto ma poi unanimemente accantonato a favore di uno di 25 bps. Si è notato che l’inflazione ha iniziato a calare ma anche che non ci sono sufficienti prove di un inversione di tendenza. Quindi verranno rialzati i tassi di 25 bps quasi sicuramente anche a luglio, mentre dopo dipenderà dai dati. Nulla di nuovo direi.

Siamo così arrivati ai numeri del pomeriggio negli USA.

Come il CPI ieri, i prezzi alla produzione USA di giugno hanno inferto un altro colpo alla teoria dell’inflazione “sticky”, rallentando più delle attese. Questo grafico di Steno Research sarà semplicistico, ma questo è un altro indizio che il trend inflattivo sta rientrando e potremmo trovarci a breve con una headline molto bassa, anche se la core resterà indietro.

Per contro, i jobless claims sono usciti meglio delle stime (quelli settimanali, il monte percettori relativo alla settimana precedente un po’ peggio). Forse vi ha collaborato una destagionalizzazione imperfetta, ma anche le distorsioni relative a Minnesota e Ohio rimangono.
Così i mercati si sono visti servire un ulteriore set di dati favorevole al goldilocks scenario versione 2023 (inflazione che rientra senza che la crescita debba rallentare troppo). Naturale che i trend di ieri siano ripresi, con l’azionario in ulteriore progresso, i tassi in forte calo, il Dollaro a nuovi minimi e le commodity in spolvero.  E poco importa che il membro Fed Daly abbia messo in guardia contro i facili entusiasmi.
*DALY: THERE IS GOOD NEWS ON INFLATION BUT TOO EARLY SAY VICTORY
*DALY: `I REMAIN RESOLUTE TO BRING INFLATION DOWN TO 2%’
*DALY: SEE CUMULATIVE POLICY EFFECTS NEED TO GO THROUGH SYSTEM
*DALY:MUST DO ENOUGH TO GET RATE TO SUFFICIENT RESTRICTIVE LEVEL

L’Europa si è prontamente accodata, con gli indici che mettono a segno buoni guadagni per la quinta seduta di seguito, tornando a testare le resistenze in corrispondenza dei massimi dell’anno (Eurostoxx 50), quando non le hanno già superate (FTSE MIb).
Il turn around del sentiment rispetto ad una settimana fa è semplicemente spettacolare, in particolare alla luce del fatto che in Europa non abbiamo avuto dati inflattivi di rilievo di recente (quelli di giugno erano già noti da una decina di giorni) ne dati di crescita particolarmente costruttivi.  Vedremo se il quinto assalto dell’Eurostoxx 50 a quota 4.400 sarà quello buono. A rigor di logica dovremmo attenderci un breakout, vista l’insistenza dei test, ma è un fatto che arrivarci così rapidamente  e con una serie positiva così lunga, lascia intendere che la resistenza dovrebbe vendere cara la pelle. Dopo 5 sedute consecutive di rialzo un consolidamento sarebbe da mettere in conto, in particolare se i catalyst del rialzo sono indiretti. Vedremo.

I cali dei rendimenti sono un po’ meno rotondi di quelli osservati ieri, ma sempre robusti, mentre lo spread cala di 4 bps oggi. Se l’€ ha superato quota 1.12 vs $, e il Dollar index è andato sotto 100 per la prima volta da aprile 2022, oggi a trainare il comparto commodities sono i metalli industriali e i grani.
In America al momento la price action è simile a quella di ieri, con le borse che hanno aperto in gap up, e li per ora si sono fermate. Vedremo dove sarà la chiusura.
Domani inizia ufficialmente l’earning season, con le prime grandi banche (Citi, JP Morgan e Wells Fargo, e Blackrock). Come mostra questo grafico di Deutsche Bank, le attese sugli utili sono state abbassate in linea con la media storica, diversamente dagli ultimi 3 trimestri in cui invece il consenso era stato opportunamente ridimensionato con forza per permettere a utili mediocri di batterlo.

Questo indica che le aziende sono abbastanza a loro agio con le stime, un buon auspicio per ilt ono dei risultati. Detto questo, con un rialzo dell’S&P 500 del 6/7% nell’ultimo mese e mezzo, direi che le quotazioni attuali incorporano un abuona dose di ottimismo.