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Anche il PPI USA di giugno è tranquillizzante, Wall Street prova il rimbalzo.

NB : LAMPI SALTA 2 USCITE E TORNA MERCOLEDI’ 17 LUGLIO

Seduta incredibile quella di ieri a Wall Street. Per evidenziarne bene le peculiarità riporto lo schema che indica la performance di tutti gli indici della piazza USA. Possiamo così notare che l’S&P 500 ha interrotto a 7 la sua serie di sedute positive consecutive, venendo zavorrato dal Big Tech, se vero che il Nasdaq 100 ha ceduto oltre il doppio e le Magnificent 7 oltre il quadruplo.

Ma la cosa incredibile è che le Small Cap del Russell 2.000 hanno guadagnato oltre il 3.5%, in altre parole nella seduta di ieri hanno outperformato l’S&P 500 di oltre il 4%, il Nasdaq 100 di oltre il 5.5% e l’indice delle Magnificent 7 di quasi l’8%.
La sintesi di questo quadro è l’S&P 500 equal weight, che ieri è salito di oltre l’1% con l’omologo market weight che ha ceduto quasi lo 0.9%,una divergenza di oltre 2%.
Ieri 396 titoli dell’S&P 500 su 503 totali sono saliti, in una seduta in cui l’indice ha perso quasi l’1%. La rarità di quest’ultima evenienza è stata messa in evidenza da Cameron Crise di Bloomberg, che ha indicato su un grafico di correlazione la distanza del punto dalla retta di correlazione ed ha riportato in uno schema tutte le altre volte in cui la differenza di performance tra Russell 2.000 e S&P 500 ha superato il 2% a favore del primo dal 1978

Abbiamo solo altri 8 episodi, quindi una situazione abbastanza rara. La peculiarità di questa statistica è poi che in tutti i casi eccetto uno (nel 2016) il Vix era sopra 20 a indicare una fase di significativa volatilità. Quello di ieri è l’episodio caratterizzato dalla volatilità più bassa. Questo rende il fenomeno ancora più eccezionale. Crise suggerisce che una price action così rara e sbilanciata, spesso osservata in fasi di mercato turbolente, indichi un possibile aumento della volatilità in arrivo.

Il calo dell’indice generale USA non può essere ascritto il report del CPI USA di giugno, visto che questo è stato assai benigno (vedi Lampi di ieri). Come accennato ieri, un dato positivo era scontato dal mercato, e, accertata l’incapacità dell’azionario di salire, sono partite le prese di beneficio, che hanno colpito con maggior forza li dove le posizioni erano più stratificate ed eccessive. Come abbiamo sottolineato più volte questo era un  rally  a partecipazione estremamente bassa e anche le vendite sono state concentrate.
Per quanto riguarda le small caps, effettivamente una Fed più dovish  e tagli dei tassi in arrivo sono sempre stati favorevoli al comparto, in relativo e quindi la reazione risulta sensata. Ma è stata chiaramente esagerata da un positioning estremamente difensivo e dalle stops su un bell’ammontare di trade lungo tech e corto small caps.
In generale il movimento di rebalancing è stato violentissimo. Ma, come osservavo ieri, poichè la molla si è caricata per quasi 3 trimestri, dubito che una seduta sia sufficiente a pulire gli eccessi.

Venendo a oggi, la seduta asiatica ha mostrato un andamento contrastato. Il Nikkei ha accusato il balzo dello yen, cedendo oltre un 2%. Male anche Taiwan, zavorrata dal TSMC che ha sofferto in linea con il big tech USA. Debole anche Seul e, a margine, il Vietnam.
Sugli scudi, per contro Hong Kong e HSCEI, al secondo giorno di forti guadagni. Bene anche Sydney e Mumbai, mentre Jakarta a progredito moderatamente e Shanghai e Shenzen sono rimasti sostanzialmente al palo.

Come accennato ieri, il Ministero del Tesoro giapponese ha (presumibilmente) scelto il momento più opportuno per intervenire a supporto dello Yen, sfruttando l’onda di debolezza del dollaro causata dal report sul CPI. Bloomberg lo da per scontato, quantificando in 3.5 trilioni di yen (22 bln $) acquistati l’entità della manovra.

Finora il livello di 160 vs Dollaro per lo Yen sembra essere una soglia da preservare per le autorità giapponesi.

Venendo al macro, le principali pubblicazioni sono arrivate in Cina.
La bilancia commerciale di giugno è uscita con un surplus ben superiore alle stime, grazie a esportazioni che hanno sorpreso marginalmente al rialzo, mentre l’import ha deluso parecchio.

Il report non è così positivo come sembrerebbe alla luce del surplus record, perchè la forza dell’export è parte dovuta a effetti base e parte anticipazione degli ordini da parte dei clienti esteri per paura dei dazi. La debolezza dell’import, in parte giustificata da un giorno lavorativo in meno, è comunque un altro sintomo di domanda debole contro la quale le Autorità dovranno decidersi a fare qualcosa.
Anche gli aggregati monetari e di credito di giugno, usciti a mercati chiusi, hanno deluso. Questo è in parte al calo delle emissioni governative, ma in aggregato sottende una domanda di credito che si è indebolita a giugno. A spiegare il calo degli aggregati monetari anche uscite di depositi verso i più redditizi bonds governativi, e repressione di transazioni di credit false. In generale un altro report che sottende domanda debole.
Come spiegare il rally delle “H” shares quindi? Sembra sia stato un misto di attese di supporto ulteriore all’immobiliare dal Third Plenum di inizio settimana prossima, e un altro effetto rebalancing, ovvero tech occidentale e giapponese-coreano-taiwanese in correzione, e tech cinese, che ha corretto da metà maggio in poi, oggetto di ricoperture.

La seduta europea è iniziata con un tono ancora costruttivo. D’altronde l’effetto del CPI USA si è comunicato ai rendimenti eurozone, mentre l’azionario è rimasto abbastanza immune dal violento rebalancing osservato in US, se non per alcuni comparti come i semiconduttori. Il buon sentiment si è riflesso sui bonds che hanno visto i rendimenti salire, forse anche perchè l’incombere dei prezzi alla produzione USA di giugno consigliavano un po’ di cautela agli investitori.
In mattinata abbiamo avuto solo i prezzi all’jngrosso tedeschi di  giugno, calati di 0.3% mese su mese. Il CPI francese di giugno è stato rivisto marginalmente al rialzo rispetto al dato flash, senza alcun impatto. Le borse hanno quindi costruito sui progressi di ieri nel corso della mattina.

A ora di pranzo hanno cominciato a riportare le grandi banche USA , JP Morgan, Citigroup e Wells Fargo e abbiamo avuto una prima dimostrazione che l’asticella per sorprendere al rialzo è abbastanza alta, perchè sebbene tutte e 3 abbiano battuto le stime di EPS e revenues, nonostante il sentiment positivo sull’azionario oggi scendono tutte, specialmente Wells Fargo che ha deluso sul margine di interesse, e sul taglio dei costi. Vedremo come procederà l’earning season nei prossimi giorni

Il PPI USA di giugno a prima vista è stato un po’ uno shock. Piu alto delle attese il dato headline, più alto il dato core, e i dati anno su anno spinti al rialzo da corpose revisioni ai numeri di maggio.

In realtà andando nel dettaglio, le categorie che entrano nel PCE, servizi finanziari, servizi sanitari, tariffe aeree etc , sono state in linea o deboli a quindi questo numero ha comportato una revisione al ribasso delle stime del PCE, misura di inflazione preferita dalla Fed, in pubblicazione il 26 luglio, dalle parti di 0.16-0.2% a seconda delle case, e quindi tra i più bassi dell’anno. Quindi il rimbalzo dei rendimenti si è gradualmente riassorbito insieme allo scarto dell’azionario, e anzi il sentiment è perfino migliorato.
La U. of Michigan Consumer Confidence di giugno cala marginalmente deludendo attese di assestamento mentre la (inutile) suvey sull’inflazione mostra un calo di quella a 5-10 anni. Perfino l’Università del Michigan che produce la survey ha definito il calo della confidence non significativo perchè “all’interno del margine d’errore”. Il livello assoluto resta comunque basso.
Wall Street ha aperto in rialzo e rapidamente accumulato progressi praticamente equivalenti a quanto ceduto ieri. Oggi però i guadagni sembrano più equilibrati con la performance del Russell 2.00 appena un po’ meglio del resto. Il nasdaq 100 per ora èlungi da recuperare il tonfo di ieri.
L’azionario continentale ne ha approfittato per accentuare i progressi, chiudendo con performance in generale apprezzabili. Moderato rimbalzo dei rendimenti dopo i vigorosi cali di ieri, mentre l’€ ha beneficiato del PPI USA benigno e del relativo calo dei rendimenti in US per recuperar quota 1.09 vs Dollaro.