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Accelera l’attività in Cina, meno in occidente.

Mini flop ieri sera (martedì) per Wall Street, con l’S&P 500 a -0.3% e il Nasdaq 100  a -0.13% ancora a outperformare, trainato dalle big caps. Febbraio si è chiuso quindi con un ritracciamento per l’azionario USA (S&P 500 -2.6%) a differenza di quello Eurozone. I rendimenti hanno chiuso poco mossi a loro volta, ma sul mese il 10 anni treasury sale di 40 bps e il 2 anni di 60. Il segmento 2-10 anni si è invertito di ulteriori 20 bps, a -89. Come è tornata a osservare Deutsche Bank, l’inversione della curva USA ha anticipato tutte e 10 le ultime recessioni, e tanto più rapido è stato il ciclo, tanto inferiore è stato il ritardo tra il segnale e l’arrivo della recessione,

Considerando valido il segnale solo se si protrae per 3 mesi, Deutsche Bank osserva che l’inizio della recessione è avvenuto sempre tra 8 e 19 mesi dopo il segnale, il che la colloca tra questo marzo e il Febbraio del 2024. Solitamente i cicli in cui la curva si inverte prima che i rialzi siano finiti mostrano lag minori.

La seduta asiatica ha riservato sorprese, con tutte le principali piazze ad eccezione di Sydney e Jakarta (invariate) a mostrare progressi, e il China complex infine a fare fuochi artificiali. Cosa è successo?
Che i PMI manifatturieri nell’area sono usciti in generale in miglioramento, tolte marginali limature per India, Filippine e Indonesia, e ormai solo Giappone, Malesia, e Taiwan sono sotto la soglia di crescita dell’attività.

E i PMI cinesi calcolati dall’ufficio statistico nazionale, e quello manifatturiero calcolato da S&P Global hanno riservato robuste sorprese positive. In particolare il PMI manifatturiero del NBS è ai massimi da aprile 2012. I New orders hanno fatto segnare un + 3.2 a 54.1 e anche gli ordini dall’estero si sono espansi. L’omologo S&P global conferma queste risultanze. E il PMI non manufacturing calcolato da NBS ha visto sia i servizi (+ 1.6 a 55.6) che le costruzioni (+3.8 a 60.2) aumentare vistosamente l’attività.
Visto il livello di sconforto che aleggiava di recente sui mercati cinesi, l’impatto è stato comprensibilmente robusto, e si è esteso al resto dell’area. A giudicare da questi report, la ripresa in Cina sta arrivando. Vedremo quanto sarà robusta e duratura.

L’apertura europea è avvenuta sotto l’influenza di 2 elementi distinti:
Uno è la pubblicazione dei PMI manifatturieri finali di febbraio.

Alla fine, alcuni aspetti positivi sono stati confermati:
** il ritorno di Spagna e Italia in espansione, con report superiori alle attese.
** Accelerazioni in Irlanda e Grecia.
Vi sono però aspetti meno positivi:
** Delusioni in Olanda, Svizzera, Danimarca e Norvegia
** Revisioni al ribasso in Francia e Germania
In generale un tono misto, che ha impattato su un mercato ormai da tempo assuefatto a sorprese positive. Così l’azionario Eurozone ha provato la via del rialzo senza convinzione.
Il secondo aspetto è stato la pubblicazione dei dati di inflazione dei laender tedeschi, culminati nel primo pomeriggio con un CPI tedesco di febbraio significativamente sopra le stime.

Ovviamente l’impatto sui tassi si è sentito, con i rendimenti in salita su tutte le scadenze, e la curva monetaria che sconta 50 bps al meeting del 16 marzo, un 60% di probabilità che anche il 4 maggio l’ECB alzi di 50, e un tasso a fine anno parente del 3.9%. L’€ ne ha tratto beneficio.
Siamo così approdati a metà giornata con l’azionario impegnato a un tentativo di rally, l’€ in recupero e i tassi in forte rialzo.
Nel pomeriggio un po’ di dati importanti in US.

Il sollievo sulle richieste di mutuo visto a gennaio sembra finito, dal momento che queste sono calate per la terza settimana di seguito, e l’indice dei mutui per nuovo acquisto casa ha segnato il minimo dal 1995, in calo del 44% anno su anno (grafico di Calculated Risk). Secondo Joel Kan, vice capo economista del MBA, questo è un effetto del rimbalzo di 50 bps dei tassi sui mutui.

Se il PMI manifatturiero calcolato da S&P global è stato rivisto in calo, il più rilevante ISM manufacturing di febbraio è rimbalzato meno delle attese. Nei dettagli, buono il rimbalzo dei new orders, che restano in contrazione ma molto più blanda ( da 42.5 a 47), male la contrazione dell’occupazione e la riaccelerazione dei prezzi.
Il balzo del sottoindice dei prezzi ha contribuito a disancorare i rendimenti USA, che hanno seguito quelli Eurozone amplificandone i rialzi. E così il ralli dell’azionario è naufragato, e gli indici hanno accumulato un po’ di ribasso.
La chiusura europea vede perdite moderate per le principali piazze, tassi in rialzo, € in recupero su tutto. Le commodity più cicliche oggi comprensibilmente recuperano.
Wall Street ha già tentato un paio di volte di recuperare le perdite, ma è per ora stata respinta.
Dal punto di vista tecnico 3950 sembra un livello importante: vi passa la media mobile a 200 giorni, recentemente superata al rialzo, e un ritorno stabile sotto costituirebbe un discreto fallimento, oltre ad avere i noti impatti sulle asset allocations dei fondi quantitativi trend follower etc. L’indice ci sta lavorando sopra da qualche giorno. vediamo se tiene o no.