La giornata del FOMC è iniziata con un tono ancora costruttivo in Asia.
Il pretesto per l’ulteriore recupero degli indici cinesi è stato la notizia che, avendo con successo inserito “A” shares nell’indice MSCI, i curatori hanno proposto di portare l’ inclusion factor da 5 a 20 entro agosto 2019 (una mossa che porterebbe il peso di Shanghai nel MSCI emerging da 0.71% a 2.8%). In realtà, hanno performato bene anche le “H” shares, trainate dal settore bancario, segno che anche se sicuramente le news hanno aiutato, il tema sui mercati cinesi continua ad essere lo stimolo fiscale e monetario erogato e da erogare, ed il suo potenziale impatto sulla crescita nei prossimi mesi.
Positiva anche Tokyo, che continua a beneficiare della debolezza dello Yen, nonchè dei segnali di pace inviati da Trump ad Abe, alla vigilia del loro incontro per discutere di un accordo bilaterale sul trade. Solo lo stacco del dividendo su 163 delle 225 blue chips del Nikkei (impatto circa -0.7%) ha impedito all’indice di segnare i massimi dal ’92, superando il livello marcato il 23 di gennaio. Fed permettendo, potrebbe segnarli domani, anche se l’RSI a 77 indica che una qualche forma di consolidamento potrebbe essere alle porte.
Il resto dei principali indici ha tenuto il classico comportamento “pre Fed”, chiudendo poco distante dall’invariato (Seul ancora chiusa per festività).
L’apertura europea si è inizialmente giovata del buon sentiment di provenienza asiatica. Ma successivamente, il “clima da FOMC” si è impadronito anche dell’azionario europeo, e gli indici si sono incanalati nella classica price action erratica che precede questi eventi. Ancora buona la domanda di carta italiana, grazie principalmente ai toni del discorso di Tria. Il Ministro delle Finanze ha dichiarato che i saldi di bilancio verranno pubblicati domani, e che vi saranno risorse per il reddito di cittadinanza e per una “falt tax” per le imprese medio- piccole. Ma ha chiarito che il budget non deve far deragliare le finanze pubbliche dal percorso di rientro del debito/pil. E’ importante mandare i messaggi giusti ai mercati, e proteggere il risparmio degli Italiani. Così i BTP sono partiti in rialzo, anche se Piazza Affari, dopo la baldoria di ieri, si è mostrata più pigra.
Altra differenza rispetto a ieri, i tassi europei core e i treasury hanno mostrato in giornata una tendenza a correggere. L’impressione è che, dopo i rialzi dei rendimenti dei giorni scorsi, alcuni operatori abbiano preferito raccogliere qualcosa, per proteggersi dal rischio di una Fed più prudente delle attese. All’incertezza ha forse contribuito il circolare di un po’ di commenti su una possibile crisi politica in Germania, dopo che ieri il candidato della Merkel al posto di capogruppo della CDU è stato battuto a sorpresa. L’incidente è visto come un segnale della perdita di grip del Cancelliere sul partito, e alcuni sostengono che potrebbe rendersi necessario un voto di fiducia. Tempi duri per Angela, anche se va ricordato che nonostante le numerose volte il cui è stato suonato il “de profundis” sulla sua carriera, lei è sempre li.
Nel primo pomeriggio, le vendite di case USA di agosto si sono rivelate deludenti, principalmente a causa della revisione al ribasso dei mesi precedenti. Bisogna ammettere che da qualche mese l’immobiliare USA non partecipa della brillantezza di altre serie macroeconomiche USA. La crescita anno su anno delle vendite resta comunque elevata, anche se in parte grazie al termine di paragone comodo (anche l’anno scorso di questi tempi il ritmo non era granchè).
Superate queste formalità, i mercati si sono dati alle ultime sistemazioni pre FOMC: alla correzione dei tassi, si è aggiunta quella del $, che ha recuperato un po’ della recente debolezza, in particolare contro €. Wall Street a sua volta è partita in moderato recupero, e ciò, insieme con il calo dell’€, ha fornito un moderato supporto agli indici Eurozone. La chiusura odierna, per l’Eurostoxx 50, è la più elevata dal 29 agosto.
C’è stata poi l’occasione per un ultimo sussulto. Sul Corriere sono comparse indiscrezioni di un accordo di massima tra Lega e M5S, per un deficit a 2.4%. Secondo le fonti, Tria, che si oppone, in particolare a inserire in questa legge la riforma delle pensioni, sarebbe messo davanti alla scelta di accettare o lasciare. Si tratta di un bel cambiamento dai numeri che circolavano stamattina (1.9-2%), per non parlare dell’ipotesi di dimissioni di Tria. Cosi il BTP ha rapidamente restituito i guadagni, e il Bund ha accentuato la tendenza a salire ( i valori non sono catturati bene dalle chiusure, che utilizzano prezzi precedenti alle news). E domani abbiamo le aste, che si terranno alle 11, ben prima che i mercati mettano le mani sui numeri ufficiali. In assenza di smentite, sembra sensato attendersi un altro po’ di volatilità.
In questi giorni ne abbiamo sentite di tutti i colori, ed è possibile che quest’ultimo (non confermato) assalto a Tria (che finora non si è mai mosso da 1.6%) sia un estrema tattica negoziale, in particolare del Movimento, per assicurarsi quel 2% che sembra il compromesso più ovvio con Bruxelles (*EU’S MOSCOVICI SAYS ITALY DEFICIT MUST STAY BELOW 2%). Se non altro, non dovremo aspettare troppo.
Intanto, godiamoci la Fed.