Seleziona una pagina

Partono i nuovi dazi USA e le ritorsioni cinesi. USA chiusi per Labour Day.

Inizio della settimana a scartamento ridotto, a causa della chiusura per festività degli USA (Labour day), ma i temi sono mancati.
Nonostante le rassicurazioni di Trump che i colloqui continuano e “vanno bene”, ieri sono entrati in vigore i nuovi dazi, con aliquota del 15%, su 125 bln di importazioni di prodotti cinesi. La parte restante dei 300 bln su cui sono stati annunciati dazi sarà tassata dal 15 dicembre “per non danneggiare la stagione natalizia”.
Pechino ha reagito applicando le contromisure annunciate, che avevano scatenato l’ira di Trump (dazi di 5-10% su 75 bln di importazioni) e sui media nazionali sono usciti una serie di editoriali in cui si sottolinea l’impatto sui consumatori americani di quest’ultima escalation (Il Global Times ha scritto che marca “un punto di svolta nella trade war”), e si segnala che la Cina è pronta ad affrontare le ricadute visto che una soluzione non è in vista.
Sul fronte macro, Sabato sono stati pubblicati in Cina i PMI ufficiali di agosto, e il manifatturiero ha fatto un piccolo passo indietro (49.5 da 49.7 e vs attese per 49.6) mentre i servizi hanno mostrato un modesto incremento, che dipende interamente dal settore costruzioni.
Il quadro è un po’ migliorato dalla pubblicazione, stamattina, del PMI manifatturiero Markit, che invece ha sorpreso in positivo (50.4 da prec 49.9 e vs attese per una lieve discesa a 49.8. Ironicamente, secondo Markit, il settore manifatturiero cinese cresce più di quello US (49.9 il dato PMI flash agosto) per la prima volta da anni, anche se dobbiamo aspettare la revisione che sarà pubblicata domani (un +0.6 sembra peraltro improbabile). Va detto che al rimbalzo potrebbero aver contribuito l’accelerazione della produzione per prevenire i dazi, e l’anticipazione dell’attività per l’incombere della pausa per il 19mo Congresso del Partito, in ottobre.
La reazione positiva dei mercati locali, in contesto asiatico altrimenti un po’ incerto a causa delle news sul trade, non dipende da questi numeri, ma più probabilmente alle dichiarazioni del State Council’s Financial Stability and Development Committee, presieduto dal Vicepremier Liu He, secondo il quale l’economia è stabile e i rischi controllabili. Le autorità manterranno una liquidità “ragionevolmente ampia” e incoraggeranno le banche a raccogliere capitale utilizzando strumenti innovativi. E le misure di aggiustamento anti cicliche verranno incrementare. La politica fiscale resterà proattiva.
In generale resta l’impressione che le autorità non contino più su una soluzione amichevole, e si stiano attrezzando per una fase altamente conflittuale.

Come dicevo, l’assenza di sviluppi positivi sul trade ha conferito alla seduta odierna un tono incerto, rappresentato dalla debolezza dei future sull’azionario USA rispetto alla chiusura di venerdì, già avvenuta ad una certa distanza dai massimi di seduta (+0.06%). Al risk appetite non ha contribuito la circostanza che l’Argentina ha inserito nel week end controlli sui capitali, per arrestare l’ emmoraggia delle riserve valutarie,  un altro passo nella crisi dopo la richiesta di rinvio dei rimborsi delle obbligazioni.
L’apertura europea però ha visto gli indici scrollarsi di dosso un po’ di uggia, anche se la forza relativa nei confronti degli USA si può ascrivere a 2 fattori: i) la chiusura europea venerdì  è avvenuta nel momento peggiore degli USA ii) nella parte finale della seduta venerdì l’€ ha rotto i minimi di periodo, terminando sotto 1.10, un livello che non veniva oltrepassato dal maggio del 2017.

Le revisioni dei PMI manifatturieri di agosto in Eurozone hanno portato pochi brividi. Confermato a 47 il dato Eurozone, Francia e Germania hanno mostrato variazioni minime, mentre le novità sono state il 48.7 dell’Italia, vs attese che lo vedevano invariato a 48.5, e il 48.8 della Spagna, in miglioramento dal 48.2 di luglio e vs attese per 48.5. Nulla che potesse modificare particolarmente il quadro odierno. Gli squilli, eventualmente, li avremo domani con la revisione di quello USA, e l’ISM manufacturing.

Sul fronte politico, in Italia andiamo verso uno showdown domani, con il voto sulla piattaforma Russeau sull’opportunità per il movimento di allearsi con il PD. L’esperienza passata relegherebbe ad una formalità questa manifestazione, ma in paio di circostanze alimentano qualche nervosismo: la base non sembra molto favorevole al matrimonio, e sulla scheda elettronica del suffragio il “NO” precede il “SI”. Il fatto che Di Maio, il più reticente dei leaders all’alleanza, dica che dipende tutto dal voto, alimenta i sospetti. Si potrebbe anche considerare che siccome i parlamentari non sono vincolabili, il teoria il voto non è determinante. Siccome l’alternativa sembrano le elezioni, l’incentivo ai Parlamentari grillini a tendere all’alleanza resta. C’è però la questione dei possibili trasferimenti di membri dei 5 Stelle verso la Lega, di cui si fa un gran parlare sui social. Ma chissà che in quel caso non possa arrivare aiuto da altri schieramenti.
In ogni caso il mercato sembra conservare fede nella nascita del nuovo governo, a giudicare dalla performance odierna degli asset italiani.
Sempre sul fronte politico, in Germania si sono tenute le elezioni in Sassonia e e Brandeburgo, e come di recente AFD ha compiuto rilevanti avanzate, pur non sorpassando la CDU, che ha riportato pesanti perdite.

In UK sembra che lo scontro in Parlamento, alla riapertura domani, verrà combattuto tramite il tentativo dei membri pro EU di passare, in fretta e furia, una legge che obblighi il Governo a evitare un uscita senza accordo. Il tentativo potrebbe fallire, come in passato, e comunque qualcuno osserva che Boris Johnson potrebbe ignorare la legge sulla base del fatto che i trattati sono materia del Governo. Sia che la legge sia promulgata, e sia efficace, o che fallisca, l’esito potrebbero essere nuove elezioni, chiamate nel primo caso dal Governo, e nel secondo caso attraverso una mozione di sfiducia. I tempi sono strettissimi e le insidie parecchie (la mozione di sfiducia potrebbe anche non passare). La Sterlina ha continuato a indebolirsi in giornata, favorita in questo da un Dollaro forte. Nel frattempo il PMI manifatturiero UK ha nuovamente deluso (47.4 da prec 48 e vs attese per 48.4) marcando il quarto mese sotto la soglia di contrazione e il minimo da 7 anni.

Esauriti questi temi in mattinata, il mercato si è inserito in quella price action tipica delle giornate festive, parca di movimenti e di volumi. L’azionario europeo ha così terminato con moderati progressi, con Piazza Affari in maglia rosa grazie al ritorno dell’ottimismo sul Governo. Forte anche il FTSE 100 grazie alla debolezza del pound. Dopo al chiusura la pressione sui futures USA si è accentuata, in seguito ad un paio di headline dai toni cupi:
*CHINA, U.S. STRUGGLE TO SET SEPTEMBER MEETING FOR TRADE TALKS
*U.S. OFFICIALS REJECTED CHINA’S REQUEST TO DELAY SEPT 1 TARIFFS

Così i future europei hanno cancellato i guadagni e i rendimenti hanno perso la tendenza a scendere. Vedremo domani, al ritorno della liquidità, come gli USA reagiranno alle news, visto che alla loro uscita la seduta europea era conclusa e le workstations USA sono in gran parte vuote.

La settimana propone parecchi appuntamenti importanti: domani abbiamo il PMI manifatturiiero USA finale di Agosto e l’ISM manufacturing. Inotre riapre il Parlamento UK per sole 2 settimane, fino alla sospensione organizzata da Johnson. Mercoledi abbiamo i PMI servizi e Composite finali di agosto in Asia e  Europa e  diversi membri FED in altrettanti discorsi (Williams, Evans, Bowman e Bullard). Giovedì abbiamo i PMI Services e Compisite in US, più l’ISM non manufacturing. Venerdì chiudiamo in bellezza con il labour market report USA e un discorso di Powell.