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L’ECB mette mano agli acquisti, borse sui massimi

La giornata dell’ECB è iniziata (infine) con un tono decente, in Asia. Ieri sera a Wall Street l’S&P 500 (+0.60%) ha conservato in chiusura il grosso dei guadagni. In consolidamento il Nasdaq 100, ancora frenato dalle large caps (FAANG index -1.36%).
In un cambio di mood rispetto al recente passato, i mercati cinesi hanno trainato al rialzo gli indici dell’area. “A” e “H” shares hanno messo a segno rimbalzi di oltre il  2%. Tra i principali motivi, un editoriale comparso sul Daily Securities Times, in cui si esortavano gli investitori a restare razionali e a puntare ai ritorni di medio periodo dell’azionario ( link ). Il rimbalzo non ha impedito agli indici cinesi di mettere a segno la peggior performance durante i giorni del Congresso, dal 2009.
Un altro pezzo di news costruttivo è stato costituito dal report sulle esportazioni dei primi 10 giorni di marzo in Sud Corea, + 25% rispetto allo stesso periodo di 12 mesi fa (che però coincide con l’inizio dell’epidemia). Ma soprattutto 16.3 bln $ vs la  media di 14 bln degli ultimi 6 mesi ( link ). Un primo segnale che la domanda globale tiene a fine Q1.
La Bank of Japan in compenso starebbe riflettendo su come rendere un po’ più flessibile il  suo yield control secondo fonti anonime, con tutte le prudenze del caso. Un primo segnale che una grande banca centrale potrebbe decidere di attenuare un po’ l’espansività della stance. (RTRS] – BOJ WILL DEBATE AT REVIEW WHETHER 10-YEAR JGB YIELDS SHOULD BE ALLOWED TO MOVE MORE AROUND 0% TARGET, THOUGH NEAR-TERM FOCUS WILL BE TO KEEP YIELDS STABLY LOW – SOURCES).
Il resto degli indici ha mostrato  performance comprese tra +0.5% di Mumbai e +1.88% di Seul. Anche i Futures su Wall Street hanno accumulato progressi in nottata, con il Nasdaq tornato a outperformare.

Ieri sera, infine, la  House of Representatives ha passato  il  pacchetto fiscale da 1.9 trilioni di dollari (10% del  GDP) che andrà alla firma domani alla Casa Bianca e inizierà  a dispiegare i suoi effetti dalla settimana prossima, con la  proroga a settembre del PUA (Pandemic Unemployment Assistance). Gli assegni arriveranno agli Americani tra fine marzo e inizio aprile. Deutsche Bank ha fatto un analisi, ripresa da Reuters ( link ) dell’impatto sull’azionario di questo sussidio. La  casa tedesca si è basata  su una survey condotta sugli investitori retail che mostra che il  37% potrebbe essere speso in borsa secondo le intenzioni espresse. Poichè l’ammontare da erogare è di circa 400 bln $, il  denaro che entra in borsa potrebbe essere tra 25 bln (se investe solo chi ha già un trading account) a 150 bln (se entra proprio il 37% dell’intero importo). Se si pensa che recentemente sottoscrizioni dei fondi sono andate al ritmo (record) di 15 bln mese, gli importi aggiuntivi sono da considerarsi rilevanti (specie se investiti a leva, aggiungo io).
In verità, io penso che questo stimolo varato costituisca un fattore positivo per la borsa in virtù della crescita che alimenta, e degli utili che faranno le aziende soddisfacendo la domanda che crea, insieme con la  riapertura dell’economia. Ma ovviamente l’effetto dei flussi è  un plus, dall’impatto parecchio immediato.
Ora il focus si sposta sul piano infrastrutture, che dovrebbe avere un respiro diverso. Secondo Bloomberg si parla  di 4 trilioni di $ in 10 anni ( link ) ma si sente parlare anche di 2.5 trilioni in 4 anni. Sarà comunque una gestazione lunga, anche perchè dovrà necessariamente essere bipartizan, o essere rinviato all’anno prossimo, visto che quest’anno la  Reconciliation è stata già usata. E comunque sarà almeno in parte finanziato con tasse. In ogni caso il dibattito fiscale terrà ancora banco supportando il sentiment. Nel frattempo stasera Biden comunicherà i prossimi step della risposta Usa al Covid ( link ).
La  seduta europea è partita ancora con un tono cautamente costruttivo. Al  di la dell’incombere dell’ECB, la cautela è giustificata dal fatto che veniamo da 3 sedute positive consecutive, per una salita aggregata di oltre il 4% per l’Eurostoxx 50. Uguale cautela è  stata mostrata da tassi,  spread e divisa, mentre le commodities hanno visto la  forza di rame e petrolio ancora.
Alle 13.45, l’ECB ha effettivamente dimostrato di giudicare “indesiderabile” l’inasprimento delle condizioni finanziarie seguito agli ultimi movimenti sui tassi, e quindi di ritenere necessario un intervento per ripristinare il giusto livello di espansività. Le misure sono state lasciate invariate, sia in termini di tassi, che di guidance, che di dimensioni del PEPP, ma è stato comunicato che i ritmi di acquisto verranno incrementati “significativamente”  nel prossimo trimestre, rispetto agli ultimi mesi, facendo affidamento sulla flessibilità dello schema. Ulteriori valutazioni sullo stato delle condizioni finanziarie verranno fatte periodicamente in sede di aggiornamento delle projections economiche trimestrali, e le dimensioni del PEPP saranno eventualmente modificate alla bisogna. Per quanto  riguarda  il  quadro macro, le previsioni sono rimaste stabili o quasi, mentre su quello inflattivo, si è notato il recupero superiore alle attese, ma lo  si è giudicato temporaneo. Successivamente, fonti anonime hanno fatto trapelare che l’aumento lascerà il ritmo di acquisti “sotto i 100 bln”, ma ben sopra gli attuali 60 bln/mese (*ECB BUYING TO BE ABOVE EU60B/MONTH, BELOW EU100B/MONTH: REUTERS). Diciamo un 80 bln mese quindi?
Tutto sommato, una mossa abbastanza materiale, quella dell’ECB. La recente retorica dei membri non aveva lasciato certezze sull’accordo per muoversi all’interno del Governing Council, e invece la Lagarde ha parlato di unanimità per quest’incremento, eliminando i dubbi.
I mercati hanno reagito comprensibilmente bene. Robusti cali dei rendimenti, dello spread, e una borsa in recupero più accentuato, sia pur un po’ frenata dalle banche che colgono l’occasione del calo dei rendimenti per accusare un ulteriore round di prese di beneficio. In salita l’€, un movimento apparentemente controintuitivo, che però in parte prezza gli effetti benefici di un ECB più compatta e determinata, e in parte è un effetto della debolezza del $ legata al varo del piano di stimolo (deficit) e al ritorno in full swing del risk appetite.
Già, perchè complici dei sussidi di disoccupazione ancora benigni ( 712.000 da precedenti 754.000 e vs stime per 725.000), e un crescente impatto delle news fiscali illustrate sopra, Wall Street è partita bene, e ha accumulato  progressi importanti, con l’S&P 500 a marcare i massimi storici nel durante. La  cosa interessante è che il mood positivo oggi non ha affatto risentito del rialzo dei rendimenti, avvenuto in anticipazione dell’asta di 30 anni prevista per le 19 (24 bln$), e del circolare di indiscrezioni che alcuni membri Fed al FOMC della settimana prossima potrebbero alzare la loro previsione personale dei Fed Funds nel 2023.
La chiusura europea vede nuovi progressi per tutti i principali indici, che segnano nuovi massimi, chi assoluti (Dax) chi da oltre un anno (Eurostoxx 50, FtseMib, Cac etc). L’Eurostoxx 50 si è fermato a un’inezia dal segnare i massimi dal 2009. Robusto il calo dello spread, quello dei rendimenti core è contenuto dal buon sentiment, e dal rialzo dei rendimenti USA. Wall Street sembra voler tenere i massimi in chiusura, ma manca ancora oltre mezza seduta. Il Nasdaq però non sembra più intimidito dai tassi, forse perchè di recente sono tornate a muoversi le aspettative di inflazione e i tassi reali sono tornati a calare. Forse perchè si sta un po’ abituando/rassegnando all’idea.