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Lampi di Colore

Lampi di Colore 102

Il circolo vizioso sembra diventato una caratteristica stabile  dei mercati finanziari, negli ultimi tempi.
L’inasprimento della politica monetaria FED e la  forza del $ avevano prodotto quello su Cina ed emergenti: più  il dollaro saliva, più  i fondamentali macroeconomici degli  emergenti peggioravano (con la collaborazione del crollo delle commodities).  La  fuga dei capitali metteva ulteriore pressione alle divise ed alle economie, alimentando ulteriori rialzi del dollaro e cali delle commodities, che minavano  ulteriormente i fondamentali.

Il cambio stance della Fed ha arrestato questi effetti, e Emergenti e Commodities ne hanno beneficiato.

Ma sono cominciati i guai in Giappone ed  Europa, dove lo svanire delle prospettive di svalutazione ha impattato sul  quadro macro (soprattutto nel primo) e messo in crisi  la fiducia nell’efficacia di alcune misure di politica monetaria, ovvero i tassi negativi.
Già, perchè se gran parte degli effetti positivi delle misure sembra, agli occhi dei mercati, scomparsa,  restano invece gli effetti collaterali.

E qui nascono i 2 nuovi circoli viziosi dell’attuale quadro: in Giappone la Bank of Japan viene percepita come impotente di fronte alla rivalutazione dello Yen. Più quest’ultimo sale, più l’azionario locale e globale soffrono. E la risk adversion alimenta ulteriore forza della divisa.

In Europa, l’impatto dell’abbandono dei sogni di svalutazione dell’€ e la concentrazione dell’ECB sul programma di acquisti e  sul credit easing generano pressioni al ribasso sui tassi di interesse. Più questi scendono, più il mercato attacca le banche europee, ritenendo che questo peggiori le loro prospettive di redditività. La risk adversion che ne deriva preme ulteriormente sui tassi, alimentando altre vendite sul  settore.

In Italia poi abbiamo il nostro circolo vizioso personale: alcune banche, al momento la Vicenza e il Banco Popolare (e in seguito Veneto Banca),  devono raccogliere capitale. In questo contesto è difficile trovare investitori privati.  Ciò deprime le  azioni del settore, il che rende ancora più complesso trovare i sottoscrittori, perchè gli aumenti di capitale, resi obbligatori dai regulators, diventano in prospettiva sempre più diluitivi e/o onerosi

La  giornata di oggi si può  spiegare bene con le fiammate di questi fenomeni.

Ieri sera, il  Membro FED Rosengren, annoverato normalmente tra le colombe del FOMC, ha offerto uno spunto sorprendentemente hawkish (restrittivo), chiedendosi se il mercato non stia prezzando una serie di rialzi troppo lenta. Il Presidente della Fed di Boston ha aggiunto di attendersi 3 rialzi nel 2015 (il mercato ne prezza uno con probabilità di poco più del 50%).
Rosengren farebbe meglio a  rivolgersi al  suo capo, la  Yellen, che con la testimonianza del 29 marzo ha spazzato via numerosi interventi di membri Fed che nei giorni precedenti avevano espresso concetti simili. Dopo essere stato  rimesso in riga 2 volte nello spazio di 15 giorni è normale che il mercato non si faccia impressionare dalla retorica.

La  seduta asiatica ha sofferto della nuova giornataccia del Nikkei, oppresso dal massimo da 18 mesi dello Yen vs dollaro. Il fatto che le dichiarazioni di Kuroda (Non esiteranno ad aumentare stimolo se necessario, e non stanno guardando solo ai tassi negativi) non abbiano sortito alcun effetto la  dice lunga sul potere attribuito al momento alla politica monetaria BOJ. Nemmeno  ulteriori indiscrezioni Reuters (BOJ LIKELY TO DEBATE POSSIBILITY OF EASING MONETARY POLICY AT APRIL 27-28 RATE REVIEW – SOURCES
IF BOJ WERE TO ACT, MORE LIKELY TO INCREASE ASSET BUYING THAN FURTHER CUT INTEREST RATES – SOURCES ) hanno impedito allo Yen di toccare momentaneamente 110 vs $ nel pomeriggio europeo.

Come sempre, in queste fasi, i mercati sottostimano le capacità delle Banche Centrali. Messo all’angolo da un macro in forte peggioramento e dall’aura di fallimento che circonda gli Abenomics, Kuroda potrebbe a  sua volta  proporre novità. Deutsche Bank suggerisce l’acquisto di bank loans o equity, o lo swap dei bonds in portafoglio con securities ultra lunghe come avvenuto per la Grecia, oppure la loro cancellazione (monetizzazione pura). Sembrano scenari fantascientifici, ma nessuno si aspettava acquisti di corporate bond da parte dell’  ECB un mese fa. E Draghi e C. erano messi meglio di Kuroda.
Peraltro, il 28 aprile è ancora lontano. Vediamo come si sviluppa il dibattito.

Tra gli altri indici dell’area, solo i mercati locali cinesi  sono  andati in controtendenza, eventualmente supportati dalla prospettiva di uno swap debt for equity di 1 trilione di Yuan per sgravare le banche dai non performing loans (anche se le azioni bancarie sono scese).

La seduta europea ha fatto fruttare il sentiment ereditato dall’Asia, aprendo  in negativo per proseguire al  ribasso senza più  guardarsi indietro per  l’intera mattinata. A guidare il movimento auto, materials e banche. Ma sono queste ultime a farsi notare di più, avendo  inanellato, con il -3.4% finale di oggi, 10 sedute a fila di cali (14 delle ultime 15).
I tassi si son mossi in linea con la risk adversion, con il rendimento del bund sceso sotto 0.1% per la prima volta da aprile dell’anno scorso. Pesanti i bond periferici, danneggiati dalla cacofonia tra Grecia IMF e EU e dallo stress sulle banche.
La notizia di un Summit a Palazzo Chigi tra Padoan, Visco,  i vertici di CDP e delle prime 2 Banche italiane non ha alimentato un discernibile sollievo. L’impressione è che il mercato, nel suo pessimismo sconfinato, l’abbia presanon come un segnale di soluzioni in arrivo, ma come una conferma che al momento si fatica a trovare la copertura per gli aumenti.

Nel primo pomeriggio, la pubblicazione dell’ ISM non manufactoring di marzo in US ha fornito un attimo di tregua. Il dato è uscito meglio delle attese, 54.5 da prec 53.4 e vs attese per 54.2. Buoni guadagni tra i principali sub indici, con i new orders passati da 55.5 a 56.7, e la business activity passata a 59.8 da 57.8. Gli export orders hanno mostrato un ulteriore incremento di 5 punti (a 58.5) dopo gli 8 guadagnati a febbraio. Un segnale che la domanda globale sta migliorando, e che il calo del $ mostra i primi frutti.
Messo insieme con il suo omologo manifatturiero, il dato sembra indicare una svolta nell’attività economica US, verso un accelerazione.

Le good news hanno portato un lieve sollievo all’azionario e al $, ma gli effetti sono svaniti nel volgere di un ora. E’ evidente come la nuova stance Fed neutralizzi gli impatti sulla divisa, e quel che è ancora più sorprendente, sui tassi, del recupero macro US.

Da dimenticare la chiusura dell’azionario europeo, la cui pesantezza oggi ha trovato riscontro nei tassi ed anche nel credito, che finora era rimanso isolato dalla risk adversion. Sebbene l’oil abbia una parte importante nel turn around del sentiment, oggi non gli si possono ascrivere colpe specifiche.

Dal punto di vista tecnico, l’Eurostoxx trova il primo supporto in area 1860, minimo di metà gennaio, e 61.8% di ritracciamento del rally da metà febbraio. Un rimbalzo su quel livello preserverebbe la fase rialzista. L’Eurostoxx banks sembra oggi aver iniziato una capitulation, e vede un supporto fondamentale circa un 4% sotto questi livelli, dove incontrerebbe il minimo della prima metà di febbraio. 14 cali su 15 sedute la dicono lunga sull’eccesso di pessimismo di breve.
L’S&P 500, che è  andato in tutt’altra direzione, trova il primo supporto serio alla media a 200 giorni in area 2015, ma nel breve può contare sulla media a 20 giorni in area 2035.