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Giornata dai 2 volti, quella odierna.
La seduta in Asia è partita con un buon tono, in linea con la chiusura della giornata di ieri a Wall Street. Le variazioni sono state meno esuberanti, ma anche meno disperse, con la peggiore Mumbai (+0.15%) distante poco più di mezzo punto dalla migliore, ancora lo HSCEI (+0.7%).
Come giustificazione per la recente forza delle “H” shares , ho sentito citare la circostanza che le misure per la regolamentazione degli investimenti finanziari e il controllo dello shadow banking system partono tra 20 mesi, il che è positivo per la liquidità e i finanziari nel breve. Ovvero, una news di 3 giorni fa, letta in maniera opposta. Peraltro, a parte gli industrial profits (27 nov) i primi dati di peso in Cina sono i PMI ufficiali a fine mese, per cui in assenza di notizie nuove ne utilizziamo di usate.
Sul fronte cambi, il Dollaro è risultato un po’ indebolito dai toni accomodanti della Yellen, in un discorso alla Stern Business School ieri sera dopo la chiusura dei mercati. La ormai Ex Presidente FED ha ammonito contro i rischi connessi col permettere all’inflazione di stazionare a lungo sotto il target, e aggiunto che pur non ritenendo che sia il caso attuale, vi è qualche indizio che potrebbe esserlo. Poichè oggi è prevista la pubblicazione delle minute dello scorso meeting, il mercato è andato progressivamente a prezzare un outcome dovish, e cosi la debolezza del dollaro è stato uno dei temi della giornata.
L’apertura europea è avvenuta con il consueto tono incerto. Da un lato l’€ in recupero continua ad essere un ostacolo per l’azionario continentale, dall’altro una temporanea pausa nel calo dei rendimenti ha permesso un rimbalzo del settore bancario, mentre un altro scatto del petrolio ha offerto supporto all’ Energy. La diversa composizione ha determinato il fato dei singoli indici: giù il Dax, povero di banche e oil e ricco di ciclici, meglio Eurostoxx, Francia, Italia e Spagna.
Su Francoforte presumibilmente pesa anche l’incertezza politica. Oggi il mercato a seguito febbrilmente i tentativi di rimettere in piedi una coalizione di qualche tipo che hanno punteggiato la giornata. In serata il capo del FDP Linder ha negato l’apertura fatta in giornata dal suo segretario sulla possibilità di riprendere le negoziazioni con la CDU. Diciamo che dal punto di vista politico, tra la scelta tra un governo di minoranza (inizialmente escluso dalla Merkel) e nuove lezioni, manca un ipotesi attraente.
Tornando alla pausa sul trend di calo dei tassi, il catalyst sembra essere stato una serie di commenti di Coeure a proposito del fatto che la guidance sui tassi guadagnerà importanza in futuro rispetto al programma di acquisti, concetto che il mercato ha interpretato come un minore commitment a proseguirli. Come osservato sopra, il rimbalzo dei rendimenti ha supportato le banche, ma anche l’€.
Successivamente il movimento è in parte rientrato quando il mercato ha ricontestualizzato le dichiarazioni, anche se le parti brevi delle curve sono rimaste offerte. Sul fronte periferici, a parte l’effetto”Coeure”, c’è stata qualche presa di beneficio dopo il buyback del Tesoro Italiano, ma poi gli spreads hanno ripreso a stringere.
I dati in US hanno continuato a tendere al bello, pur senza squilli. I Durable goods di ottobre hanno deluso, mostrando un calo a fronte di attese di salita ulteriore, ma le revisioni al dato precedente compensano in parte, mentre il calo di 0.5% degli ordinativi depurati delle componenti volatili (difesa e aereomobili) va considerato nel contesto dell’incremento medio di 1.5% dei 3 mesi precedenti. In linea jobless claims e U.of Michigan confidence di novembre.
A metà giornata temporaneo miglioramento del sentiment in concomitanza con l’uscita di un pezzo Reuters in cui le solite fonti anonime dichiaravano che l’ECB ha in programma di entrare in ibernazione fino a 2018 inoltrato (i.e. qualunque dibattito sul cambio di stance è rimandato di trimestri).
Peraltro, l’apertura di Wall Street ha annunciato un brusco cambio di mood, quando si è capito che l’S&P non avrebbe fatto alcun ulteriore assalto a quota 2600. Forse i timori per le minute FOMC si sono intensificati, sta di fatto che i tassi US hanno invertito la marcia, il dollaro ha accentuato il calo contro tutti i cross (ma specialmente sullo yen), e l’azionario europeo ha prontamente reagito alle news cambiando bruscamente segno (tranne il Dax che era già negativo) per chiudere mestamente in rosso una seduta che a metà giornata sembrava decisamente ben impostata.
Trattandosi di una seduta che precede un festivo e un semifestivo US, naturalmente si è fatta ampia menzione di “book squaring” per giustificare i movimenti bruschi. Effettivamente la presenza di un week end lungo in US è solitamente un motivo di chiusura di posizioni. Sicuramente il dollaro/yen ne ha viste parecchie, presumibilmente in stop loss. Resta il fatto che, evidentemente, a Wall Street sono in pochi ad aver qualcosa da chiudere sull’azionario, diversamente da Eurozone e Giappone.
Stante quanto detto sulla price action festiva, rinvio l’aggiornamento dei quadri tecnici, osservando solo che quello sul dollaro è ritornato a deteriorarsi marginalmente.
Domani in ogni caso, pur con gli USA chiusi per il Ringraziamento, non è una giornata banale in termini di dati macro, con la terza lettura del GDP tedesco, i PMI flash europei di novembre, la seconda lettura del GDP UK e le minute dello scorso meeting ECB.