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Risk aversion globale… Rajoy si appresta a cancellare l'autonomia della Catalonia

Lampi di Colore 847

NB: Lampi salta un  giorno e torna lunedi 23 ottobre

Il trentesimo anniversario del Black Monday è effettivamente iniziato con un tono diverso  rispetto alle ultime  sedute.
Ieri sera,  Wall Street aveva chiuso con il consueto “incremento marginale che vale un record” (+0.07%). Un balzo di IBM ha permesso al DOW Jones di outperformare gli altri indici, superando di slancio quota 23.000, con grande gioia “social” di Trump.  Unico movimento degno di nota,  la moderata inversione di tendenza del dollaro, che alcuni hanno attribuito al voltafaccia del presidente sul progetto bipartizan di finanziamento per 2 anni dei sussidi all’ Obamacare abrogati dalla Casa Bianca.

Personalmente la  ritengo una spiegazione per lo meno parziale. Ma è un fatto che la confusione che regna a Washington costituisce sicuramente un tallone d’achille per il biglietto verde. Trump ha definito il  progetto “una buona soluzione di breve” appena martedi per poi twittare ieri sera che “non potrà mai supportare aziende assicurative che hanno fatto una fortuna con l’Obamacare”. Posto che quest’incostanza non è affatto una novità, con il Budget Resolution bill,  primo passo verso  la riforma fiscale, in ballo in queste ore al Senato, non è certo  un genere di retorica che i mercati apprezzano.
Aggiungiamoci che, in antitesi con quanto sostenuto da Dudley sullo scenario macroeconomico FED , il Segretario di Stato Mnuchin ha dichiarato ieri sera che l’azionario fattorizza aspettative piuttosto  alte di tagli alle tasse e un fallimento su quel  fronte  causerà  senza dubbio un repricing. Se l’equity nel 2017 è rimasto alquanto impermeabile alla cacofonia di Washington, lo stesso non si può dire della divisa. Eventualmente, gli investitori avranno esteso il concetto di Mnuchin  al mercato dei cambi.

Detto questo, il consueto tono tranquillo e costruttivo tenuto anche oggi dalla seduta asiatica è stato bruscamente interrotto da una rapida correzione dei mercati cinesi , principalmente Hong Kong e HSCEI, che hanno contagiato le  altre piazze nel  finale di seduta. Tokyo aveva già chiuso quando è partito il movimento ma i future sul Nikkei hanno bruscamente cambiato segno. A scatenare il movimento, apparentemente timori di inasprimento della  politica monetaria e di repressione della speculazione immobiliare, che hanno depresso in primis le  immobiliari e alcuni titoli assai levereggiati. Ma le notizie relative, se c’erano,  erano note già  ieri e oggi non mi sembra sia  emerso null’altro al Plenum. Ne i dati macro giustificano un simile  movimento.
Sul sentiment può aver pesato la notizia che l’Iphone 8 sta deludendo, il che ha impattato sull’indotto e sul settore. A  mio modo  di vedere una scusa vale  l’altra,  non esiste un catalyst preciso.

Venendo ai citati dati macro, produzione industriale, e retail sales cinesi di settembre hanno messo a segno un prevedibile rimbalzo dopo il marcato rallentamento di agosto, obbedendo diligenti al moderato easing delle ultime settimane (anche quello postdatato come il taglio della riserva obbligatoria a partire da Gennaio prossimo) e battendo entrambi le  stime di un elegante 0.1%  (rispettivamente +6.6% e +10.3%). Solo gli investimenti fissi hanno continuato a rallentare. In marginale assestamento il  GDP del terzo trimestre, al 6.8% anno su anno, da precedente 6.8% e in linea  con le  attese.
La  stabilità  di queste figure si commenta da  sola. Il  GDP cinese si è  mantenuto negli ultimi 14 trimestri (equivalenti a 3 anni e mezzo) tra il 6.8% anno su anno e il 7.1%,  un range di appena 0.3%. Prendendo i dati trimestre su trimestre il  discorso migliora un poco: stiamo tra l’1.30 e l’1.90% QoQ. Il contrasto stride con serie analoghe di altri paesi che,  avendo una base più bassa dovrebbero essere assai più stabili:
** USA  : tra 1.2% e 3.8% range 2.6% (trimestrale tra 0.3% e 1%)
** Eurozone : tra 1.2% e 2% range 0.8% (è comunque una media di 19 paesi)
** Giappone : tra -0.9% e +2.5%.
Contro l’ortodossia dell’ufficio statistico cinese viene in aiuto il Li Keqiuang index (un aggregazione di credito, consumi elettrici e traffico ferroviario) che ci mostra che in barba ai dati ufficiali la crescita cinese ha bruscamente accelerato negli ultimi 18 mesi, e ora sta  dando segnali di assestamento.

Lampi di Colore 845
La seduta europea, oltre che con la risk aversion cinese, ha dovuto fare i conti con lo showdown in Spagna. Puigdemont ha provato a rinviare ulteriormente la questione, con una seconda lettera, ma il Governo spagnolo ha annunciato per Sabato l’inizio della procedura per sospendere l’autonomia catalana. Il punto è se Rajoy si accontenterà di sciogliere il Parlamento catalano e indurre nuove elezioni, o opterà per azioni più  incisive. Sul fronte catalano i leader indipendentisti potrebbero tentare di boicottare le elezioni (sempre che Rajoy li lasci in libertà). La strada elettorale mi pare dura per loro perchè credo che la secessione non abbia la  maggioranza dei consensi in Catalonia. In ogni caso il processo si annuncia lento e irto di incognite.

Cosi, l’azionario europeo è partito in calo, l’€ ha perso terreno, e gli spread periferici hanno preso ad allargare moderatamente in apertura. E’  durata poco, e divisa unica e bonds hanno invertito la marcia, lasciando l’azionario preda della  debolezza, sintomo che la matrice del movimento azionario era da cercare altrove.

Il  quadro di risk aversion ha portato i consueti corollari,  tassi in calo e quindi difficoltà per i finanziari, e generale  debolezza del dollaro, la  cui correlazione positiva coi tassi resta un tema assai attuale ed efficace.  D’altronde, inflazione, FED e stimolo fiscale US restano i principali driver dei tassi globali.

Nel primo pomeriggio ancora buone notizie sul fronte macro in US. I jobless claims settimanali hanno staccato il minimo dal 1973 (222.000 richieste) probabilmente influenzati dagli uragani (assunzioni straordinarie nelle zone colpite?), ma comunque coerenti con un mercato del lavoro sempre più tirato. E il Philly Fed di ottobre ha sorpreso in positivo (29.7 da prec 23.8 e vs attese per 22) grazie a un balzo  della componente occupazionale (+24 punti a 30) anche se i new orders sono scesi da 29.5 a 19.6 (sempre un buon livello). Quarto rialzo a fila per la componente prezzi (38.1) ai massimi da 7 mesi.
Non che azionario, tassi e divisa ci abbiano fatto troppo caso,  presi com’erano da  Washington e dintorni. Su tassi e Dollaro, può aver pesato l’incombere del incontro  tra Trump e la Yellen. L’attuale Chairwoman, pur rappresentando una scelta di continuità, è evidentemente percepita come più dovish di Taylor, e forse curve e divisa sono andate a scontare un buon esito del colloquio (cosi come era stato per i candidati precedenti, che si sono alternati in pole).
Personalmente, continuo a ritenere che, a medio termine, il recupero dell’inflazione US, la balance sheet reduction e la prosecuzione della normalizzazione dei tassi FED dovrebbero produrre un ulteriore recupero del Dollaro. Ma si tratta di drivers graduali, e nel breve il newsflow politico continua a impattare.

Un iniziale recupero di Wall Street ha concesso ai mercati azionari europei di dimezzare, in aggregato, le perdite in chiusura. Successivamente un miglioramento del clima a Washington sul budget bill al Senato (*TRUMP: I THINK WE HAVE VOTES TO PASS BUDGET, TAX CHANGES) ha ottenuto gli effetti immaginabili: la tendenza alla correzione dei tassi US, si è attenuata, il Dollaro ha recuperato terreno, e l’azionario US punta nuovamente a variazioni infinitesimali, anche se la tecnologia continua a soffrire le news su Apple.

Sul fronte tecnico si può dire che la resistenza in area 3620 di Eurostoxx sta facendo il suo mestiere. La candela odierna si configura come una sorta di hanging man, il cui corpo, tra l’altro, contiene interamente il range di molte delle sedute che la hanno preceduta. Un eventuale discesa domani conferma il segnale ribassista di breve.

Lampi di Colore 846
Non che l’hit ratio di queste figure tecniche abbia incantato, nel 2017. Ma sui mercati europei qualche segnale valido lo hanno dato.
A Wall Street è decisamente prematuro parlare di segnali tecnici. Intanto non vi è alcuna resistenza da rompere, visto che abbiamo fatto i  nuovi massimi ieri. E poi le oscillazioni sono cosi ridotte da rendere privi di significato i progetti di hanging man sul grafico daily come quello di oggi. Restano, come indicazioni di cautela, l’ipercomprato su vari time frame, la volatilità realizzata eccezionalmente bassa, il corto sul Vix eccetera.

Circa il progetto di testa e spalle rialzista sul dollar index illustrato ieri, la price action odierna lo ha indebolito, ma non ancora cancellato.