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Giù asset italiani e BTP su moneta parallela… Mercati aspettano Draghi

Lampi di Colore 771

La  seduta odierna marca un brusco cambio di spartito sui mercati. Ieri, l’€ era stato la punta di diamante di un corale  avanzamento delle principali divise nei confronti del $. Oggi subisce più  di  altri il ritorno del biglietto verde,  con conseguenze immaginabili sull’azionario continentale.

Nonostante una seduta incolore a  Wall Street ieri, l’apertura asiatica ha proposto immediatamente i segnali di un recupero del  sentiment.  Se Tokyo fatica a scuotersi di dosso la forza della divisa, lo HSCEI ha messo a segno un forte avanzamento grazie ai finanziari, e in particolare gli assicurativi, forti di risultati brillanti. Meno brillanti, ma sempre positivi,  i mercati locali cinesi. Positivi anche gli altri principali indici, Seul compresa, nonostante le  dichiarazioni aggressive di Pyongyang. Finchè si resta sulla retorica la situazione dovrebbe restare tranquilla. Il  guaio sarebbe se riprendono i lanci.

La seduta europea  è  iniziata con un tono positivo, grazie al modesto rimbalzo del $ e ai toni più costruttivi provenienti da Washington, dove Trump nel suo discorso di ieri ha ribadito il  rifiuto del razzismo e mostrato un atteggiamento più riflessivo e preparato discutendo le opzioni USA in Afganistan.
Poco dopo l’apertura,  l’attenzione si è concentrata sull’ ipotesi, proposta da Berlusconi, di una divisa parallela che restituisca all’Italia la  capacità  di stampare moneta per stimolare l’economia. Il pezzo in realtà era uscito  ieri, ma solo  oggi ha trovato spazio sui media internazionali,  generando un dibattito sulla possibilità che le  formazioni di destra trovino un terreno comune su un progetto di matrice euroscettica. Tra l’altro ad alcuni commentatori non è  sfuggito che anche il movimento 5 Stelle ha elaborato un progetto di divisa parallela. Per cui improvvisamente sembra che gli attuali sondaggi assegnino  quasi 2/3 dei voti a partiti euroscettici.
Al  momento non è dato di sapere se la coalizione tra Forza italia, Lega e FDI avverrà, e se il progetto di divisa parallela entrerà  effettivamente nel programma. Potrebbe non pagare, dal punto di vista elettorale, specie in un periodo in cui il  quadro macro è  in ripresa. Ma certo, non è un buon viatico per i mesi di campagna elettorale che ci aspettano.

Così, il BTP ha preso a scendere rapidamente, guidando un generale movimento di allargamento degli spread periferici, e Piazza Affari ha invertito la rotta iniziando a sottoperformare le borse europee. Le news poi hanno accentuato il movimento di ritracciamento dell’€, giunto, poco dopo pranzo, a cancellare interamente il robusto rally di ieri. Solo la  Sterlina ha fatto peggio.
La debolezza dell’€ ha offerto ulteriore supporto all’azionario europeo, con il DAX comprensibilmente a guidare il movimento.
Nel pomeriggio, Wall Street si è  unita al coro mettendo a segno a sua volta un rimbalzo. Apparentemente il sentiment ha ottenuto ulteriore supporto da indiscrezioni secondo cui i Repubblicani, determinati a risollevare le sorti dell’esecutivo Trump, avrebbero  fatto parecchi passi avanti sul  fronte riforma fiscale.
Su queste basi, l’azionario europeo ha chiuso poco distante dai massimi, mentre BTP e € hanno visto qualche ricopertura nel finale di seduta europea.  Wall  Street guadagna bene ed e prossima alla resistenza in area 2450-60 definita dal passaggio delle 2 medie mobili a 20 e a 50 giorni, recentemente violate al  ribasso.

Domani, il focus sarà sul  discorso di Draghi in Germania (Lindau Meeting on Economic Sciences), previsto per le 9.25. Prestando fede alle indiscrezioni trapelate la scorsa settimana secondo cui Draghi non opterà per segnalare un cambio di stance a Jackson Hole (dove interverrà venerdi alle 21 ora italiana) sembra lecito attendersi in questi 2 interventi toni assai prudenti,  ed eventualmente un tentativo di levare un po’ di supporto alla divisa unica. Compito difficile,  senza la collaborazione FED. Eventuali indicazioni di allarme potrebbero avere un’effetto transitorio se non vengono corredate con un ipotesi di piano d’azione.
Il recente apprezzamento dell’€ è in gran parte frutto della ripresa EU, e dell’inversione del  quadro politico, migliorato in Europa e peggiorato negli USA. Ma vi ha contribuito anche la percezione che, cosi come è stato strutturato, il  QE ECB volga al termine nel giro di qualche trimestre,  per mancanza di assets da comprare.
In questo senso,  un buon modo per levare un po’ di supporto alla divisa unica sarebbe, a mio modo di vedere, di scardinare questo concetto, dichiarando chiaramente al mercato che per il QE non ci sono limiti che possano nel breve limitarne l’estensione, Si potrebbe, ad esempio, ventilare che all’occorrenza il  tetto del  33% per singola emissione può essere elevato, oppure la  Capital  Key abbandonata. Ritengo che un segnale di attenzione al  livello dell€ corredato con questi o altri segnali che il  QE può  essere perfino aumentato, avrebbe un bell’effetto.
Nelle prossime 72 ore vedremo se, e in che modo, Draghi deciderà  di frenare l’€.

Sul fronte FED, come noto, il discorso della Yellen il 25 a Jackson Hole sarà  incentrato sul tema della stabilità  finanziaria, un argomento che normalmente si presta a interpretazioni restrittive.  Il  succo è che una politica monetaria troppo accomodante può favorire l’accumulo di posizioni di rischio nei portafogli (argomento estremamente attuale) e  la formazione di bolle negli asset il cui successivo scoppio rende instabile il sistema.
Peraltro questo aspetto negli ultimi giorni ha ceduto il passo all’argomento successione alla FED. Se la Yellen verrà quasi certamente sostituita entro 6 mesi, si chiede il mercato, hanno veramente importanza le sue opinioni? Opinioni che poi cambiano, spesso e volentieri.
Verissimo.
Peraltro, mi chiedo io, con una curva che prezza un solo rialzo dei tassi nei prossimi 12 mesi, qual’è  la  probabilità che tra lei e il successore deliverino meno di così?
Certo, c’è anche la  questione del Debt Ceiling a complicare il  quadro.  Le minute FOMC hanno chiaramente segnalato che la FED è determinata ad annunciare l’inizio della riduzione del bilancio a settembre. Il  rischio è che, se il giorno del FOMC (20 settembre) la  situazione fosse critica al  Congresso (elevato rischio shutdown), quest’annuncio potrebbe essere rinviato.
Queste preoccupazioni hanno finora disinnescato la  retorica FED e quindi eliminato gli effetti sul Dollaro e  sui tassi. Vedremo cosa porteranno i prossimi giorni.