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Lampi di Colore – 30 Giugno 2015

L’interminabile “tira e molla” sulla crisi greca ha causato una nuova giornata convulsa sui mercati.

Ieri sera, Wall Street ha chiuso pesantissima (-2.1%), azzerando, per l’ennesima volta, i guadagni per il 2015. La discesa è stata costante e la chiusura sui minimi, mentre il vix è salito di quasi 5 punti (+34%) con volumi di 4 volte superiori al normale, segno di una robusta attività di hedging anche sull’azionario US. 
Su queste basi, la relativa calma della seduta asiatica è risultata sorprendente. Sicuramente uno dei catalyst positivi nell’ area è stato il rimbalzo degli indici cinesi (Shanghai + 5.5%). Il regulator cinese ha dichiarato che i margini totali erano arrivati a 500 miliardi di Yuan, e la recente discesa ha causato il rientro di solo 15 miliardi. Per cui è vietata l’apertura di nuovi conti di trading a leva, ma quelli già aperti possono però continuare a operare a margine. Ciò ha causato ulteriore volatilità, ma poi una serie di headline positive ha offerto supporto: sarà permesso ai fondi pensione di investire in borsa, potrebbe essere tagliato il bollo, sospese le IPO’s etc etc. Ieri, l’inefficacia  delle mosse PBOC nel tamponare la discesa aveva spaventato tutti, e quindi oggi il rimbalzo ha quietato gli animi. Progressi per tutti i principali indici, compresi tra il +0.95% di Taiwan e il + 0.6% di Mumbay. Evidentemente la Grecia è giudicata troppo distante per impattare.

Tutt’altra aria in Europa, dove si è aperto con un sentiment in linea con quello della chiusura di ieri.  Il newsflow non ha aiutato:

  • E’ emerso che Junker aveva fatto un offerta dell’ultimo minuto a Tsipras, il quale gli aveva risposto che “domenica voterà no”
  • Alimentato dal circolare di sondaggi di dubbia provenienza, il gruppo di commentatori e analisti che ritiene più probabile un “NO” al referendum ha visto le sue fila ingrossarsi costantemente nelle ultime ore

Così, in men che non si dica l’azionario ha preso la via del ribasso, e lo spread dei bond periferici ha preso ad allargare, guidato dal BTP che veniva offerto in asta in 7 miliardi di € a metà mattina.  La discesa è durata un paio d’ore, dopodichè, complice l’insistente circolare di rumors, azionario e bonds si sono girati per passare in positivo in tarda mattinata.
A causare l’U-turn del sentiment, indiscrezioni, sulla stampa locale, che Tsipras aveva ricominciato a considerare l’offerta di Juncker, sospinto da un gruppo di ministri “moderati” i quali avevano minacciato le dimissioni in caso contrario.
La notizia che Tsipras si trovava ad affrontare una fronda interna, oltre a mandare l’equity in positivo, ha spiazzato gli operatori che, dopo aver mostrato domanda tiepida in asta  (6.78 bln tra BTP 5 e 10 anni e CCT piazzati contro i 7 offerti) si son trovati a rincorrere il mercato per il resto della giornata.

Il sentiment ha raggiunto l’apice nel primo pomeriggio, quando sono state simultaneamente cancellate 2 conferenze stampa dal Governo greco e da Dijsselbloem, dando l’impressione che stesse per succedere qualcosa. E’ circolata la notizia che Tsipras sarebbe volato a Bruxelles in serata.
Dopodichè,  è emerso che il Governo Greco aveva proposto un piano di 2 anni a carico dell’ESM per coprire l’intero fabbisogno greco. Successivamente la Merkel ha chiuso il discorso, dichiarando che qualsiasi negoziazione è rimandata a dopo il Referendum.

Il mood sull’Equity ha tenuto un po’, alimentandosi forse di una conference call dell’Eurogruppo fissata per le 19, e dichiarazioni un po’ più costruttive da parte di alcuni membri, ma è bruscamente crollato nel finale, eventualmente influenzato anche dalla chiusura del semestre. Sorprendentemente robusto il BTP, che ha visto lo spread chiudersi di un paio di BPS a 156 nonostante il crollo finale dell’Eurostoxx (-1.3% maturato nell’ultimo quarto d’ora!).

Gli eventi odierni mi spingono a fare le seguenti considerazioni.

  1. Tsipras non ha affatto abbandonato il tavolo delle trattative. Tutt’altro. Nonostante la convocazione del referendum, continua a temperstare i creditori di richieste, di prorogare il programma di assistenza, di rinviare il pagamento all’IMF, di approvare fantomatici piani poliennali. Ciò da un lato costituisce una mera prosecuzione della sua tattica dilatoria, e dall’altro sembra segnalare un incrinarsi del fronte interno
  2. Dal momento che anche l’EU desidera ardentemente un accordo, le sorprese probabilmente non sono finite. Ovviamente, perchè si addivenga ad un accordo, è necessario che le offerte di parte greca per sbloccare gli aiuti non siano barzellettte come quella veicolata nel pomeriggio. Se però Tsipras dovesse scendere a più miti consigli, il modo di ripristinare l’assistenza si troverà
  3. Sostenendo che ogni negoziazione è rinviata a dopo il Referendum, la Merkel ha detto chiaramente a Tsipras, ma soprattutto al popolo greco, che se vogliono l’assistenza, deve vincere il SI. Un esempio di campagna referendaria sintetica ed efficace. Facendosi respingere le proposte, Tsipras le ha fatto un favore elettorale, perchè fino a stamattina, sembrava Junker quello abbandonato all’altare
  4. Come osservavo sopra, la view che i Greci propenderanno per il NO si sta spandendo a macchia d’olio. Le motivazioni sono che larga parte della popolazione è indigente e non ha nulla da perdere, e che Tsipras insiste che un NO non porta la Grecia fuori dall’€ ma gli fornisce solo maggiore potere contrattuale per negoziazioni future. Personalmente, non mi sento di escludere il NO, e nemmeno che dopo di questo le negoziazioni continuino. Ma osservo che la situazione sul territorio si sta deteriorando rapidamente. Numerosi media locali riportano, oltre alle note file ai bancomat e dai benzinai, i primi accaparramenti di scorte alimentari, la mancanza cronica di banconote di piccolo taglio, le cancellazioni di massa di vacanze, lo stop ai servizi sanitari e raccolta rifiuti in molte aree. E apparentemente le aziende riferiscono che più di 10 giorni di banche chiuse  comporteranno il termine delle riserve di prodotti finiti e semilavorati, impattando la produzione. Personalmente, fatico a credere che la popolazione voglia rischiare una prosecuzione di questo stato di cose.
    Vedremo. L’incertezza resta massima a questo punto, e la situazione fluida

Sul fronte macro (ebbene si) abbiamo avuto oggi in Europa le retail sales tedesche e francesi di maggio migliori delle attese in entrambi i casi, e il CPI europeo preliminare di giugno in calo di 0.1% a 0.2% in linea con attese. In US il Chicago PMI (49.5 da 46.2 e vs attese per 50) ha marginalmente deluso, ma la salita dei new orders (51.7 da 47.5) migliora un po’ il quadro. Di tutt’altro tono la consumer confidence di giugno, tornata nei pressi dei massimi (101.4 da prec  94.6 e vs attesa di 97.4) dopo 2 mesi un po’ fiacchi.
Consumi e immobiliare continuano a essere i driver della ripresa US. La Grecia però potrebbe impattare sulle intenzioni della FED. Non a caso la probabilità di una mossa a settembre, misurata dai future, è scesa negli ultimi giorni da circa il 30% a poco più del 10%.