Perchè deludente? Diamo un occhiata alle performance delle varie asset class:
** A venerdi, l’indice azionario globale MSCI All Country (MXWD) era negativo da inizio anno di 5.8% (e dubito che la giornata odierna sia di aiuto). Entrando nel dettaglio, i mercati dei paesi industrializzati offrivano un mediocre -4.85%, e quelli emergenti un disastroso -17.5%.
** Spulciando tra gli indici eccellenti troviamo in testa Shanghai (+12%, ma a giugno era a +64%), seguito dal nostro FTSE MIB (+11% ma era a +27% ad agosto), Tokyo (+9%), Dax (+7%). L’Eurostoxx 50 offre un magro 2.5%, Wall Street è negativa di un 2.5%. Scendendo troviamo parecchi emergenti, ma anche Londra e Madrid con un -8% circa (NB a tutte queste performance bisogna aggiungere i dividendi).
** Le performance delle borse europee perdono lustro, se si considera che l’€ si è svalutato circa del 10%. E ancor di più se si pensa da inizio 2014 la performance dell’ Eurostoxx non raggiunge il 4%, mentre l’€ si è perso il 17%
** Disastrose le commodities con il CRB in calo del 25% e il petrolio del 35%
** Negativi anche i ritorni del credito (significativamente in US, marginalmente in Europa).
** Positivi i rendimenti dei bonds governativi europei e US, pur con una volatilità sproporzionata rispetto ai rendimenti.
In generale, la definizione “deludenti” mi sembra più che appropriata, se si pensa alle premesse con cui era iniziato l’anno, alcune delle quali sono state mantenute almeno in parte (ripresa europea, tenuta ciclo US, varo e successivo incremento del QE da parte dell’ECB).
Difficile che un quadro del genere subisca particolari modifiche nelle ultime sedute dell’anno. Nondimeno, l’accoglienza inizialmente riservata al primo rialzo FED da 9 anni e mezzo lasciava intendere una coda di 2015 positiva per i risk asset. Ma apparentemente, i fattori che hanno alimentato la forte volatilità del secondo semestre (oil debole in particolare) non sembrano allentare la morsa sul sentiment.
Dopo la debacle di Wall Street venerdi (la seconda a fila per un totale di 2.75% volatilizzato in 2 giorni), il buon tono della seduta asiatica è stato una bella sorpresa. A supportare il mood, borse cinesi frizzanti, presumibilmente in anticipazione di ulteriore stimolo monetario e fiscale, come poi annunciato in uno statement al termine della Central Economic Work Conference: la politica fiscale deve essere più flessibile ed energica per creare le condizioni idonee alle riforme, mentre il deficit deve salire gradualmente. La forza degli indici locali ha galvanizzato tutta l’area asiatica ad eccezione di Tokyo, che è stata però trascinata a chiudere quasi in pari dal crescendo degli indici cinesi.
Con queste premesse, anche l’ Europa, dopo un apertura titubante, ha preso il largo, arrivando a segnare progressi parenti dell’1%, trascinata da un Dax in grande forma.
Unico neo, Madrid, alle prese con i risultati delle elezioni: il Partito Popolare si è confermato in testa ma senza la maggioranza assoluta, i Socialisti sono la seconda forza, mentre la sorpresa è che Podemos, la sinistra radicale, data in forte calo, si è confermata terza forza, battendo significativamente i moderati “Ciudadanos”, che coi loro 40 seggi, anche volendo, non riescono a formare una coalizione di governo con i popolari. Insomma la situazione per la formazione del governo si è ingarbugliata. Più solidi dell’azionario i bond spagnoli che a fine seduta lasciano sul campo solo 7 basis points. Vedremo, dopo le schermaglie iniziali, come evolve il dibattito da qui a metà gennaio, quando, dopo l’insediamento del parlamento, inizieranno gli incarichi esplorativi.
A metà giornata, il tono ha preso ad affievolirsi in Europa, senza particolari motivi se non l’estrema povertà di spunti e di attività
Nel primo pomeriggio, in US, nuova stecca macro con il Chicago FED National activity Index di Dicembre assai sotto attese (-0.3 da -0.17 e vs attese per +0.1%). Come noto, il valore di zero non indica la separazione tra espansione e contrazione dell’attività, ma quella tra sopra trend e sotto trend. Nondimeno il Chicago è l’ennesimo numero deludente di questo scorcio del 2015 inn US, come testimonia il Citi Surprise index US tornato a -30, minimo da giugno scorso, dallo “zero” di metà novembre.
Cosi il dollaro ha preso a indebolirsi, contro € in particolare, e l’Europa ha iniziato a reastituire l’overperformance nei confronti degli USA accumulata i giorni scorsi.
Quando poi l’ Oil ha fatto cenno di voler rompere anche quota 34$, un nuovo attacco d’ansia si è impadronito dell’azionario (favorito dalla mancanza di liquidità da pre festività) e la seduta europea, che era sembrata promettente, si è conclusa in una disfatta, mentre gli USA hanno temporaneamente cancellato il rimbalzo.
La stabilizzazione dell’ oil sta ridando un po’ di colore a Wall Street, ma probabilmente per rimettere in sesto il sentiment serve qualcosa di più convinto.
Sul fronte tecnico le indicazioni sono quelle di venerdi, ovvero il supporto in area 1995 per l’S&P 500, mentre l’Eurostoxx ha chiuso oggi sul quello in area 3225-3200.