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L'export cinese frena

Lampi di Colore 429

Wall Street ieri sera ha dato una nuova dimostrazione della coriaceità del sentiment, recuperando quasi interamente lo scivolone iniziale, senza catalyst degni di nota. Il rimbalzo ha impattato anche sul Forex, col $ in grado di recuperare un po’ di terreno, in particolare sullo Yen, cosa che ha fatto ovviamente piacere a Tokyo.
Il resto dell’area asiatica ha dovuto fare i conti con il trade balance cinese, assai meno forte di quanto facesse sperare lo stesso dato da parte della Corea, rivale commerciale. Le esportazioni di dicembre hanno ulteriormente decelerato rispetto a novembre (-1.6%) cedendo il 6.1% vs attese per -4%. Oltre a ciò, le frizioni con gli USA stanno crescendo, come si nota dalle osservazioni delle autorità sul discorso del nuovo Segretario di Stato US Tillerson.

L’apertura europea ha visto gli indici fattorizzare rapidamente il rimbalzo di Wall Street ieri sera, dopodiche si sono arrestati in attesa delle news pesanti  in arrivo a metà giornata, ovvero le retail sales US, e le trimestrali di JP Morgan e Bank of America. Vigoroso il recupero di Milano, aiutata dal rimbalzo di Fiat, ma soprattutto da quello del settore bancario nostrano.

Entrambi le banche US hanno agevolmente battuto le stime, sebbene i risultati di trading di Bank of America abbiano fatto un po’ storcere il naso. Peraltro, il CEO ha dichiarato di vedere margini di interesse in miglioramento. Robusta JPM, grazie a trading, risparmi fiscali e nei costi e accantonamenti in calo.  Nessun caveat sulla carta per il settore che ha poi aperto in buon denaro.

Marginale delusione, per contro, dalle retail sales US di dicembre, con il dato “Control Group” a 0.2% vs attese per +0.4%.  Da un lato questi numeri continuano a segnalare consumi robusti (+3.6% la media trimestrale annualizzata), dall’altro alla luce dell’esplosione della consumer confidence, ci si poteva attendere una sorpresa positiva e non marginalmente negativa.
Ma, doppia sorpresa, dollaro e tassi non l’hanno presa affatto male, il primo mettendo in scena un recupero, e i secondi salendo a loro volta, in barba al dato sotto attese. Evidentemente, la price action degli ultimi giorni aveva portato ad una riduzione del posizionamento tattico su $ e treasuries, sebbene sia difficile immaginare che questo sia interamente rientrato, viste le sue dimensioni. Vedremo lunedi il CFTC report.

L’apertura di Wall Street in denaro ha dato ulteriore forza agli indici europei, che hanno chiuso la seduta con buoni guadagni, trainati dal vigore del settore bancario. Il risk appetite ha pesato sui bonds core, mentre la periferia ha visto gli spreads contrarsi, nonostante l’incombere della revisione del rating italiano a opera della agenzia DBRS, alla fine risoltosi con un downgrade a BBB high, a mercati chiusi. Poichè l’agenzia canadese era rimasta l’unica a tenere l’Italia nel corridoio AAA/A- questo potrebbe costarci un aumento del haircut (premio al rischio) applicato dall’ECB per le operazioni di rifinanziamento. Vedremo lunedi se vi sarà reazione.

La price action odierna fin qui non è di molto aiuto per definire lo scenario tecnico, con i principali indici ancora compresi negli stretti range dell’ultimo periodo. E’ evidente che il tentativo di rottura ribassista di ieri è al momento fallito e conviene attendere segnali decisi prima di trarre conclusioni.
Come accennato ieri, guarderò con interesse la chiusura del settore bancario US di stasera e dei prossimi giorni. Il sottoindice ha esordito brillantemente sulla scorta delle citate trimestrali, ma al momento ha ritracciato gran parte del movimento. Dovesse chiudere in negativo, nonostante le good news, sarebbe un indizio che le aspettative del mercato si sono spinte un po troppo oltre, su questo settore, protagonista del rally, come su altri. Per il momento siamo nella terra di nessuno, ovvero su prezzi già visti ieri.

In chiusura, un paio di considerazioni sul tipo di sentiment presente sui mercati, caratterizzato da una robusta dose di tranquillità ed ottimismo.
Sentimentrader ha prodotto l’ennesima statistica che invita alla cautela su Wall Street: il livello di scoperto sui principali ETF tradati (tipo lo SPY) risulta si minimi dal 2007. In altre parole c’è un ridottissimo numero di operatori che mettono in piedi trades volti a trarre profitto da un calo. Si tratta, in una forma diversa, dello stesso messaggio che danno gli indici di volatilità come VIX e, in Europa V2X, che languono sui minimi da trimestri. Quasi nessuno vuol scommettere su una fiammata di volatilità a breve.
Sentimentrader osserva che un livello di short interest cosi basso a fronte di massimi ciclici normalmente prelude a ritorni modesti/negativi nel periodo successivo.
In quest’ultimo periodo, di indicatori del genere, tutti invitanti alla cautela, si potrebbero riempire pagine e pagine. Ovviamente si tratta di statistiche tutt’altro che perfette, molte delle quali basate sulla tendenza alla mean reversion dei mercati (che quindi esprimono in varie forme un allontanamento degli indici dalle medie). Nessuno  fornisce garanzie di successo ne tantomeno un timing preciso per il movimento nella direzione che indica. Ma hanno il vantaggio di non lasciare spazio alle emozioni, ed  il loro proliferare da segnali che in media si rivelano utili (lo furono, a parti inverse, l’anno scorso nel primo trimestre, nel segnalare l’eccesso di pessimismo).

Un altro esempio, decisamente empirico, del tipo di sentiment che regna sui mercati, lo fornisce l’indice borsistico UK, giunto alla quattordicesima seduta di guadagno consecutiva, record assoluto di tutti i tempi. Ditemi voi se il livello di volatilità mostrato dall’indice FTSE 100 nell’ultimo periodo risulta coerente con le sfide che l’economia britannica si appresta ad affrontare (negoziazione Brexit, svalutazione/inflazione).

Lampi di Colore 428

Con una volatilità realizzata del genere, è normale che nessuno si protegga. Ma è anche una ricetta per volatilità futura.