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Scandalo Diesel gate travolge anche FIAT

Lampi di Colore 427

Alla fine, l’aria correttiva sui “Trump Trades” che si respirava su tassi e cambi da qualche giorno, ha contagiato un po’ anche l’azionario.

In realtà ieri sera Wall Street sembrava aver assorbito assai bene il “fiasco” di Donald alla conference, chiudendo marginalmente positiva, a frazioni di punto dai massimi. Meno serafico il mercato Forex, che guardava all’ evento con una buona dose di ottimismo. La mancanza di sostanza nella performance del Presidente Eletto ha causato un robusto ritracciamento del $, in particolare contro lo yen, sul quale sono scattate robuste serie di stops. Anche la divisa unica ha recuperato significativamente terreno.

Naturalmente Tokyo ha gradito pochissimo il repricing sullo yen, producendo una seduta negativa che ha forse influenzato un po’ il resto dell’area, nonostante un dollaro debole faccia piacere a parecchi.
La debacle del $ ha consentito un moderato rafforzamento della divisa cinese, ma, in attesa degli aggregati monetari di dicembre, il clima è rimasto opaco sugli indici locali. A mercati chiusi, l’aggregate financing e i new loans di dicembre hanno sorpreso clamorosamente in positivo (rispettivamente a 1.63 trilioni yuan vs 1.3 atteso e 1.04 trrilioni yuan vs 676 bln attesi), ma aggiungendo al quadro le emissioni di bonds da parte delle municipalità locali, calate a causa della recente volatilità su tassi, l’espansione del credito perde parecchio della sua forza. Vedremo domani che novità dalla bilancia commerciale.

L’apertura europea ha visto nuovamente un po’ di risk aversion sul mercato, presumibilmente a causa di un altra ondata di stops su cambi e che ha prodotto ulteriori recuperi per l’€ e lo yen. D’altronde, il lungo $ è tra i principali “Trump trades” e con il flop di ieri il positioning comincia a mordere. Un discorso analogo si può fare coi tassi US, dove, grazie a un posizionamento ancora più estremo, la correzione del movimento è già partita da un paio di settimane, e oggi il 10y treasury ha segnato il livello minimo da fine novembre, al 2.3%. Tra l’altro il movimento relativo sui tassi, con gli spread tra curva UE e quella europea e giapponese in contrazione, è esso stesso un supporto per € e yen.
Naturalmente il DAX, protagonista ieri, ha sofferto in modo particolare la forza della divisa unica.
Anche le minute dello scorso meeting ECB hanno fornito qualche supporto all’€, mostrando un certo dibattito e una minoranza di falchi agguerrita.
Poco guardata l’ottima produzione industriale europea di Novembre (+1.5% da prec +0.1% e vs attese per +0.6%) che depone bene per il GDP del quarto trimestre. Sembra che gli hard data stiano seguendo il percorso indicato dai PMI.

In ogni caso, il Sentiment sull’azionario è assai coriaceo di questi tempi, e gli indici europei hanno messo a segno un recupero, che è durato fino al primo pomeriggio.
A impedire una chiusura quasi in pari è stata Wall Street, che ha visto in apertura prese di beneficio un po’ più convinte. L’S&P è partito al ribasso trainato dalle banche, che forse vedono un po’ ridursi la prospettiva di tassi in rialzo sulla curva, e dalle small caps, e ha imposto all’Europa chiusure negative, ad eccezione di Londra, in grado di allungare a 13 la serie di chiusure positive, un record assoluto (anche se oggi parliamo di uno 0.03%).
Particolarmente penalizzato il listino milanese, in parte a causa del crollo di Fiat, colpita da un’accusa di utilizzo di software truffa su 100.000 veicoli diesel dal 2014.
Sul fronte tassi, i bonds core europei hanno faticato a tener dietro ai treasuries, presumibilmente a causa di considerazioni sui livelli bassissimi rispetto all’attuale momentum macro e dei prezzi. Appesantiti anche i bonds periferici, contro i quali hanno congiurato varie circostanze: le aste italiane, l’attesa di deal sindacati in Italia e Spagna, e l’attesa per un verdetto dell’agenzia di rating DBRS sull’Italia domani.

Sul fronte tecnico, per quanto riguarda i cambi sembra sensato immaginare un supporto per il dollar index tra 100.50 e 100, parte alta del canale orizzontale che ha contenuto l’indice per trimestri. Quindi non troppo lontano. Su $/yen vedo un 112,50 e poi 110.50 (ritracciamenti di Fibonacci, il mercato vi guarderà) mentre sull’€, supponendo il superamento di quota 106.50 (oggi ci abbiamo lavorato sopra) la prima resistenza al rialzo mi pare 108, lavorato a inizio dicembre, con massima  estensione a 108.70.
Sul fronte azionario è dura fare calcolisenza la chiusura di Wall Street (che sembra già in vena di recupero). Posso però concludere che il breakout del Dax è per il momento abortito e anzi, l’indice ha scambiato un po sotto il supporto orizzontale in area 11520, sebbene lo abbia poi riguadagnato in chiusura.
Sul fronte US, aggiungo però una considerazione:  domani inizia l’earning season bancaria, con Bank of America e JPMorgan. Poiche l’indice bancario è stato tra i driver del rally, e le attese sono assai elevate, direi che la reazione del settore alle trimestrali dei primi 2 pesi massimi potrebbe fornire un indicazione rilevante per le sorti dell’indice generale, impegnato da un mese in uno stretto range laterale dopo il mega rally.

Lampi di Colore 426