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Lampi di Colore

Lampi di Colore 378

Normalmente, i Payrolls US sono considerati il market mover del mese, per l’impatto che hanno sulle attese FED (nonchè la volatilità della serie, che la rende spesso foriera di shock).

Non oggi:
1) un rialzo di 25 bps al FOMC del 14 dicembre è dato per scontato, e anzi il mercato sconta un 6% di probabilità di un rialzo di 50 bps a sentire Bloomberg ( e se rialzassero di 0.375%, levando la banda e portando i tassi Fed Funds a 0.75% invece che 0.5-0.75%?)
2) in ogni caso, in generale i dati macro hanno un impatto inferiore di recente. Non è proibito guardarli, ma vengono considerati “old news” perchè il mercato guarda all’impatto delle politiche della nuova amministrazione Trump
3) Oggi l’attenzione, almeno in Europa, è rivolta all’ultima seduta prima del Referendum Costituzionale Italiano, e quindi la mattinata non è stata tranquilla come quelle che precedono la maggioranza dei labour market report US.

In ogni caso, l’Asia ha patito la risk aversion ereditata da Wall Street ieri sera, con i principali indici più o meno tutti in calo. In Cina si intensifica il dibattito sul contenimento dei deflussi di capitale, per timore di un impatto del reimpatrio degli utili da parte delle multinazionali. Se questo è il motivo della correzione, me lo sarei aspettato un po’ prima.

L’apertura europea ha avuto un tono nervoso. In parte ha giocato la chiusura negativa di Wall Street ieri sera, in parte, eventualmente, un po’ di riflusso del moderato ottimismo degli ultimi giorni, che si era osservato soprattutto sugli asset italiani per la verità.
Che a rendere nervosi fosse l’incombere del Referendum Costituzionale, lo si è notato non solo dalla performance relativa dell’Eurostoxx vs i futures US, ma dal fatto che l’€ tendeva ad essere debole contro un dollaro che comunque perdeva vs le altre principali divise (Dollar index in calo).
Sul fronte italiano, moderate prese di beneficio sull’azionario, mentre il BTP si è giovato del rimbalzo dei bonds globali e le ricoperture sono riprese dal primo mattino.

Nel primo pomeriggio, il labour market report US non ha proposto spunti granchè interessanti:
** Nuovi occupati in linea con le attese (178.000 vs 180.000 attesi), ma il dato di ottobre è stati rivisto al ribasso di 19.000
** Disoccupazione in calo al 4.6% ai minimi dal luglio 2007, ma principalmente a causa di un calo della partecipazione alla forza lavoro.
** Delusione dai salari orari, in calo di 0.1% vs attese di +0.2%. Il. dato anno su anno scende a +2.5% da +2.8%.

In generale un dato decente ma non eccelso. L’assenza di pressioni salariali ha dato respiro ai Treasuries, e in simpatia ai bonds europei, accelerando le ricoperture sui BTP. Una Wall Street in vena di rimbalzo e le ultime sistemazioni prima del Week End Costituzionale hanno permesso agli indici europei di recuperare un po’ e cosi Milano ha chiuso in positivo per la quarta seduta a fila. Lusinghiera la performance settimanale (+3.6% dopo il +1.6% della scorsa) a dimostrazione della difensività delle posizioni: quasi nessuno aveva qualcosa da vendere sull’Italia, pessimistiche o meno che fossero le attese.

Ma come la mettiamo alla fine sul risultato?
Le precedenti esperienze con Brexit e trump mi rendono assai guardingo.
Ciò detto, provando a fare il razionale, osservo che:
** Gli ultimi sondaggi davano diciamo una media di 6 punti percentuali a vantaggio del NO (forse erano un po’ di più, ma inquinati dal conteggio o meno degli incerti).
** Alle scorse politiche (2013) hanno votato poco più di 35 milioni di Italiani.
** I media riportano che le stime di affluenza all’estero danno 1.600.000 di voti

Immaginando un affuenza simile a quella delle politiche, e ipotizzando che il 75% degli esteri abbia votato SI (aggressivo, ma ci può stare, a giudicare dalle informazioni che  arrivano), abbiamo 1.200.000  SI e 400.000 NO dall’estero, e quindi 800.000 voti “SI” da aggiungere al voto nazionale, pari a poco più del 2.3% del totale (35 mln diviso 800.000).
Su queste basi serve un errore statistico dei sondaggi a favore del SI quasi del 4% ( 6% di scarto -2.3% = 3.7) per che questo vinca.

Mi pare possibile, ma non molto probabile. Anche perchè non è chiaro che sia univocamente il SI a essere sottostimato dai sondaggi. Nei 2 precedenti del 2016 il voto “ragionevole” (remain, e Clinton) è stato sottostimato dai sondaggi, a favore del voto contro il sistema (Brexit e Trump). In questo caso si può discutere di quale sia il voto “contro il sistema” visto che il fronte del NO annovera gli schieramenti che protestano con maggior vigore (Lega, 5 Stelle) ma è anche vero che il NO è un voto per lo status quo e il SI per cambiare. Ma la ragionevolezza, visto lo stato del paese, propende per il SI (ed è per questo che è un voto meno carismatico).

In soldoni. mi pare che i dati in nostro possesso assegnino una probabilità elevata alla vittoria del NO.

Diversamente da altri, non sono cosi ossessionato dalle reazioni di breve di lunedi. In caso di rigetto della riforma, mi attendo una reazione negativa modesta inizialmente, ma poi dipende da come procede la crisi. Il che dipende dalle dimensioni della sconfitta di Renzi, che vanno davvero oltre le mie capacità previsive.
Se vince il SI, grande sollievo iniziale, ma le sfide restano parecchie.

In bocca al lupo.