NB oggi necessaria sintesi causa impegni serali.
Chi, come il sottoscritto, sperava che le minute FOMC offrissero qualche lume in più sul FED pensiero, è rimasto amaramente deluso. Quel che traspare dal resoconto del meeting è un Comitato diviso nelle opinioni e incerto sulle azioni da intraprendere, in cui l’unica convinzione condivisa dalla maggioranza dei membri è che sia opportuno attendere altre informazioni sul quadro macro e sui progressi sul fronte del doppio mandato inflazione-occupazione.
Per il resto divergenza di opinioni sul mercato del lavoro, con alcuni che si attendono, in assenza di un rallentamento, pressioni sui salari e altri che sostengono che vi è ancora spazio. Meno dissidi sul inflazione, che quasi nessuno vede come un rischio, mentre alcuni sostengono che, se dovesse accelerare oltre le attese, vi sarà ampio spazio per reagire. Circa il timing di una mossa, alcuni ritengono che sia meglio attendere segnali più forti sul fronte inflattivo, mentre altri sostengono che il quadro richiederà un azione a breve e uno avrebbe voluto alzare i tassi subito. Insomma sui vari argomenti sono rappresentate quasi tutte le opinioni.
Difficile che i mercati si sentissero minacciati da un FOMC cosi incerto, e infatti il dollaro ha perso marginalmente terreno, e i bonds si sono tranquillizzati, pur senza mettere a segno forti guadagni. E Wall Street ha recuperato le modeste perdite per chiudere in pari. Significativo sollievo anche degli emergenti.
Naturalmente, Tokyo ha gradito pochissimo lo scherzo. Tra l’altro il trade balance di luglio ha mostrato un saldo assai superiore alle attese, a causa di un inatteso crollo delle importazioni. Lo Yen è tornato alla fatidica soglia di 100 vs $.
C’è ancora un po’ di tempo prima della prossima riunione BOJ (21 settembre) nella quale Kuroda ha promesso di effettuare un ” comprehensive assessment” dell’efficacia della politica monetaria nel perseguire i target. Ma se la situazione è questa, direi che in tempi brevi possiamo ricominciare a fantasticare su cosa può mettere sul tavolo la Banca Centrale giapponese.
Il resto delle piazze asiatiche si sono via via mangiate quelli che erano, a metà seduta, progressi discreti, chiudendo su per giù invariate, contagiate dai malumori europei, in particolare quelle che hanno la sventura di chiudere dopo l’apertura delle borse nostrane.
Già, perchè l’Europa ci ha provato, a capitalizzare il rimbalzo di Wall Street ieri sera, ma ha perso rapidamente supporto, per andare a a oscillare poco sopra la parità, zavorrata dalle banche, che, eventualmente, hanno a loro volta gradito poco l’impatto delle minute su rendimenti locali e divisa unica.
Sul fronte macro, sorpresona dalle retail sales UK di luglio, capaci di rimbalzare bruscamente in piena Brexit (+1.5% da prec -0.9% ee vs attese per +0.3%). Ne ha risentito soprattutto la Sterlina, che ha proseguito il rimbalzo contro $, e in minor misura, contro €.
Nemmeno un oil estremamente in forma (sesta seduta di guadagno per un totale del 15%) ha ridato verve al mercato. A sostenere l’oil i soliti argomenti, l’oil freeze e le scorte in discesa, ma il suo effetto, mesi fa dirompente, sembra ormai limitato alle azioni del settore.
Alle 16, nuovo discorso (con sezione di domande e risposte), del Presidente della FED di NY. Dudley ha esordito sostenendo di non aver cambiato idea da martedi (e ci mancherebbe), e ha proseguito dichiarando che:
** il deludente GDP del secondo trimestre è fuorviante perchè influenzato dalle scorte, e che comunque la crescita accelererà nella seconda metà dell’anno.
** Un terzo trimestre di crescita brillante lo renderebbe propenso a rialzare i tassi.
** In ogni caso a contare è lo stato del mercato del lavoro, che resta solido, e comunque bastano 50-100.000 nuovi occupati al mese a tenere stabile la disoccupazione. Vi sono segnali che i salari stanno iniziando a salire.
Niente male per uno considerato una “colomba”. E’ sembrata evidente l’intenzione di minimizzare il fiasco di Q2 ed eventualmente lasciar trasparire il messaggio che i recenti dati confortano il FOMC.
E i mercati? zero. Il dollaro ha proseguito l’indebolimento, i rendimenti dei treasuries hanno proseguito la discesa, pur senza strappi, e l’azionario oscilla poco sopra la parità. Ferme al 45% le probabilità di una mossa entro il 2016. Un ‘apertura promettente degli USA ha concesso una chiusura in progresso all’azionario europeo.
Dalla reazione si ricava l’impressione che gli investitori si siano stufati di una FED che trova continue scuse per non muoversi, deludendo attese che essa stessa ha creato, e utilizza in maniera contraddittoria i numerosi tool di comunicazione di cui dispone.
Detto ciò, Dudley, forse il più influente dei membri FOMC, oggi è stato piuttosto chiaro. I posti di lavoro sono il metro che determina i rialzi. Ciò deve riportare necessariamente l’attenzione sul mercato del lavoro, mentre le minute ormai appartengono al passato.
Al 2 settembre mancano un paio di settimane.