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Lampi di Colore

Lampi di Colore 214

Un  Asia  orfana di Tokyo (chiusa per festività) ha risentito in parte del clima un po’ incerto  di ieri. Contrastati gli indici cinesi, con Shanghai in calo, e HSCEI invece brillante, ai massimi dell’anno. La prima ha eventualmente scontato indiscrezioni sui media locali secondo cui le  speranze di una  stance monetaria più espansiva da parte della PBOC nella seconda parte dell’anno andranno deluse. Lo  HSCEI per contro sembra essersi avvantaggiato di speculazioni circa un imminente apertura del Hong Kong Shanghai connect (per quanto l’apertura dovrebbe aiutare entrambe le piazze, e  soprattutto le  A-Shares, rendendole accessibili agli investitori internazionali). A parte ciò, lo HSCEI è  un indice ad alto contenuto di banche, e si è giovato  della notizia della stabilizzazione del ratio  sofferenze/total loans.
In ordine sparso gli altri principali indici, con Seul e Mumbai marginalmente positivi e India e Australia in perdita.

La mattinata europea ha dato un buon esempio di erratico trading estivo,  aprendo bene per tornare in pari e quindi risalire, senza ovvii catalyst. Già, perchè le notizie macro erano di second’ ordine (CPI francese e italiano di luglio su per giù in linea) e le  news su earnings generalmente positive (vedi Henkel).

Leggero anche il calendario macro US (domani l’unico peso massimo della  settimana con le retail sales di luglio). Sorprendentemente in miglioramento i prezzi alla produzione (+0.1% da precedente +0.6% e vs attese per -0.4%) e bassi come al solito i jobless claims settimanali, a dimostrazione che i licenziamenti restano ai  minimi ciclici.
Una scossa all’ambiente l’ha data, a  pomeriggio inoltrato, il  petrolio, impennatosi grazie alle solite speranze di un accordo su tetto alla produzione OPEC (mah?) alimentate  dai Sauditi. La reazione mi pare eccessiva, frutto di un positioning diventato tatticamente troppo difensivo.

Naturalmente lo scatto dell’oil ha cambiato le sorti del settore energy,  aggiungendo momentum agli indici generali. Nuovamente acquistate le  banche europee, con il  sottoindice Eurostoxx banks che ha messo a segno la settima salita consecutiva (per trovare una serie simile bisogna andare a marzo scorso). Cosi l’Eurostoxx ha terminato il recupero del crollo Brexit, chiudendo ai massimi da  maggio, e  Wall Street sembra intenzionata a frustrare nuovamente i pessimisti. In forma  anche gli emergenti,  aiutati dalla calma piatta sul fronte $-FED. Ormai qui si è  formato un certo  ipercomprato di breve,  e  forse una pausa  potrebbe essere in arrivo.  Ma  il target del testa  e  spalle rialzista completato a luglio dal Morgan Stanley  EMG è almeno un 10% oltre  questi livelli.

Lampi di Colore 215

Prezzi alla  produzione,  petrolio e sentiment sono infine riusciti a sganciare i treasuries, e in misura minore, i bonds europei, dal treno dei Gilt lunghi,  i cui rendimenti continuano a risentire degli acquisti della Bank of England.
La price action sulla parte lunga della curva inglese mi ricorda le  curve europee nel primo trimestre del 2015, quando il varo del  QE ECB causò  un collasso dei rendimenti nonostante un sentiment spumeggiante, in base alla convinzione che la Banca Centrale Europea avrebbe faticato a trovare i bonds. La teoria costò una dolorosa indigestione al mercato, coi tassi del bund che sali di 90 basis points in meno di 2 mesi (per il btp furono 130).
Per questo motivo, contare su un “effetto BOE” sui tassi globali non mi pare una buona idea.

Oltre a ciò, uno sguardo al grafico del treasury mostra un quadro tecnico pericolante, con un paio di candele di inversione di breve (un hanging man, cui è seguito un primo storno, e un engulfing pattern), collocati nell’ambito di quello che sembra un quadro di massimi decrescenti.

Lampi di Colore 213

Una discesa del treasury impatterebbe anche sul bund,  che tecnicamente sembra messo appena meglio.  Vedremo. Di sicuro, la ricerca di un top  sui bonds si è rivelata un esercizio assai doloroso,  negli ultimi trimestri.
Peraltro, oggi registriamo un nuovo minimo per i rendimenti dei BTP decennali, a 1.05% (la  Spagna è già sotto l’1%). Meno rilevante il minimo relativo dello spread, tornato ai livelli di marzo.