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La trimestrale di Nvidia riporta l’euforia sull’azionario.

Nvidia ce l’ha fatta un’altra volta. Smentendo gli scettici come me che ritenevano improbabile un una reazione del mercato improntata alla forte euforia, anche a fronte di una trimestrale che sarebbe uscita ovviamente assai sopra attese, il colosso degli smart chip ha sbancato di nuovo, diffondendo onde d’urto che sono giunte anche parecchio lontano.
Inizialmente di fronte ai numeri di fatturato ( 22.1 bln vs 20.4 attesi) ed EPS (5.16 vs 4.60 atteso), un po’ di delusione c’era stata. Poi sono arrivati i ricavi della divisione data center, la guidance per il primo trimestre 2024 (24 bln $ di fatturato vs 21.9 atteso) e la frase illuminata del CEO: “generative AI has hit the tipping point”. Azione e futures hanno preso il volo. In questa frase è contenuto il concetto di una rivoluzione destinata a impattare tutta l’economia, e non solo un’azienda, con esplosione degli investimenti nel settore, aumento della produttività grazie all’AI, conseguente calo delle pressioni inflattive. Ovviamente nessuno si sofferma sui corollari come un eventuale calo dell’ occupazione, una previsione che nessuno può fare con certezza, come nemmeno le altre possono essere considerate garantite. La verità è che l’AI è sicuramente una rivoluzione, anche se è difficile quantificarne gli effetti di medio termine, e come tale accompagnata da un euforia e una corsa agli investimenti che si è vista in numerosi altri campi. Rivoluzioni che hanno creato benessere, visto la nascita di nuovi campioni, ma anche fatto invece vittime, tra chi, tra aziende e investitori, si è accodato troppo tardi al trend. Infatti a un certo punto l’eccesso di investimento comporta un periodo di smaltimento che elimina la capacità in eccesso.
Buoni esempi di questo fenomeno sono, nel recente passato, i Business ESG, il cannabis, i business covid (videoconference, gaming, social), le azioni legate alle criptocurrencies. Certo, nessuno di questi business ha la dignità di “rivoluzione” di cui l’AI può fregiarsi, tranne forse l’ESG, più come trend che come accelerazione tecnologica. Il precedente più calzante è forse quello di Internet 30 anni fa, a fronte del quale l’AI ha ancora parecchio da dimostrare. La new economy ha avuto i suoi enormi fasti, ma non è sfuggita alla regola delle bolle di investimento. Recentemente, lontano dall’euforia dell’AI si sta consumando la debacle dei produttori di pannelli solari. Grande impulso dalla crisi energetica e dagli incentivi e margini esplosi hanno indotto ad un eccesso di ordini, e ora siamo alle cancellazioni, al destocking, e al crollo dei margini. E vogliamo parlare di Tesla. Nel 2021 pareva invincibile, con domanda  perennemente superiore alla capacità. Ora i prezzi delle Tesla usate crollano e i margini calano, e il titolo naviga attorno alla metà del livello raggiunto 2 anni fa, ed è in calo del 20% da inizio anno.
Ovviamente  definire quando arriva la fase di razionalizzazione è un altro paio di maniche. Commenti simili a quelli fatti oggi e in occasine di precedenti earnings di Nvidia, li ho fatti, in grande anticipo, su Tesla, Zoom, Ark , la bolla azionaria cinese del 2015, e altri fenomeni che continuano a camminare alla grande, come Amazon e, mi pare, Apple.

Venendo ai mercati, Wall Street ieri sera ha chiuso marginalmente in positivo grazie a un recupero finale nell’ultima mezzora che sa un po’ di trapelare delle news. Così l’S&P 500 ha preso lo 0.13%, il Nasdaq 100 ha ceduto lo 0.38% in luogo del -1.2% che faceva alle 21.30, e il Russell 2.000 ha ceduto lo 0.47%. Dopo la chiusura il citato impatto che ha portato su i futures di 1-1.5% a seconda del contenuto tech.

In questo contesto sono state quasi totalmente ignorate le minute del Fomc del 31 gennaio dalle quali è emerso che
1) la maggioranza dei membri vede dei rischi connessi con l’andare a tagliare i tassi troppo rapidamente, e ritiene opportuno valutare bene se l’inflazione stia rientrando stabilmente al target prima di muoversi
2) La maggioranza dei membri, alla luce del calo dell’utilizzo del Reverse Repo Fed, ritiene che nel prossimo meeting si possa cominciare a discutere di un rallentamento del ritmo di riduzione del bilancio Fed, per evitare un calo aggressivo delle riserve bancarie.
In generale poche novità ma la conferma che nella mente della Fed i tagli ci sono ma non sono vicini.

L’effetto Nvidia è riverberato anche in Asia, con tutti i principali indici in positivo, ad eccezione di Vietnam, e Indonesia. Spettacolare il Nikkei, che trainato dal suo settore tecnologico, ha superato infine in chiusura, grazie ad un balzo di oltre 2 punti, il massimo del 1989. Al Topix manca ancora un 7/8% per fare lo stesso.
Gli indici giapponesi sono in progresso da inizio anno rispettivamente del 16.8% e del 12.5%, e sui 12 mesi prendono il 44% e il 34%. Niente male per un economia in lieve contrazione (Q3 e Q4 2023 GDP negativo), e con un attività di recente non molto brillante, come vedremo in breve. Buone performance anche dal China complex, e da Taiwan, mentre Mumbai e Seulhanno visto progressi meno esuberanti e Sydney è rimasta al palo.
Venendo al macro, i PMI flash dell’area hanno mostrato un Australia in accelerazione significativa, con il Composite cresciuto di 2.8 punti, e un Giappone invece tornato in stagnazione con un’accentuazione della contrazione del manifatturiero, e un rallentamento dei servizi.

Sempre su un altro pianeta l’India, con livelli di crescita dell’attività torridi.
Sul fronte News, Bloomberg riporta che in Cina il Governo ha iniziato a tracciare provvedimenti per supportare la parte privata dell’economia.  (  link China Drafts Private Sector Law Hoping to Boost Confidence) .  Meglio tardi che mai.

La seduta europea è partita con un tono comprensibilmente robusto, in linea con la spumeggiante performace dei Futures USA.
Sul fronte bonds, debolezza, acuita dalla pubblicazione dei PMI francesi flash di febbraio molto più forti delle attese.

La cosa si è progressivamente riequilibrata con i report omologhi dalla Germania, assai più deludenti. Se in Francia parte della forza è presumibilmente da ascriversi alla fine delle manifestazioni, il miglioramento è comunque notevole, trainato da entrambi i settori. In Germania in Manifatturiero ha apparentemente vanificato metà del recupero dai minimi del luglio scorso, segnando l’ottavo mese di seguito di contrazione. S&P Global segnala che il resto dell’Eurozona ha mostrato un modesto incremento dell’attività per il secondo mese di seguito, grazie ad un accelerazione dei servizi, e una stabilizzazione del manifatturiero.
Coerentemente il dato aggregato Eurozone vede una riduzione del tasso di contrazione aggregato e un ritorno dei servizi alla stabilità, mentre il manifatturiero continua a soffrite la zavorra della Germania, che resta il malato d’Europa. Il grafico di Morgan Stanley descrive bene il quadro sul manifatturiero

In generale continuo a prendere cum granu salis questi report visto il loro recente track record. Ma in aggregato questo indica un miglioramento delle condizioni in Eurozone. Lieve accelerazione in UK.

Anche in US erano previsti diversi report, per lo più coperti dalla baldoria su Nvidia.

I sussidi di disoccupazione sono tornati a calare. Non vedo molto segnale in quest’oscillazione tra 200.0000 e 220.000. Se superano 50.000, o scendono stabilmente sotto 200.000, ne riparliamo. I PMI  flash di febbraio mostrano un attività in attenuazione sui servizi e in ripresa su manifatturiero, che si aggrega in un calo a livello di composite (i servizi pesano di più). Ma soprattutto, non mi pare coerente con quello che si registra altrove, almeno per il momento. Le existing home sales sono cresciute più delle attese a gennaio, se si tiene conto della revisione a dicembre. Il livello assoluto resta sempre vicino ai minimi da post crisi:
Nulla che potesse distogliere più di tanto i mercati dal nuovo paradigma. L’unica reazione si è vista sul dollaro, che cedeva prima dei numeri, con l’€ supportato dai PMI e dal risk appetite, ma con la pubblicazione dei jobless ha ripreso forza.
Anche l’attesa testimonianza del Vice Presidente Fed Jefferson è andata abbastanza in sordina. Jefferson ha ripetuto concetti già noti, lasciando più o meno la situazione invariata in termini di aspettative di taglio rispetto a ieri. Se un piccolo calo del numero di tagli entro il 2024 c’è stato (da 86 a 81 bps, poco più di tre tagli da 25) è per via dell’oceanico risk appetite.
*JEFFERSON:EXCESSIVE EASING CAN CAUSE PROGRESS TO STALL, REVERSE
*JEFFERSON: `CAUTIOUSLY OPTIMISTIC’ ABOUT INFLATION PROGRESS
*JEFFERSON: JAN. CPI HIGHLIGHTS DISINFLATION LIKELY TO BE BUMPY
*FED’S JEFFERSON: LIKELY APPROPRIATE TO CUT `LATER THIS YEAR’
*FED’S JEFFERSON WARNS OF EASING TOO MUCH ON IMPROVING INFLATION
*JEFFERSON: JOB MARKET CAN CHANGE QUICKLY, HAVE TO BE CAREFUL
*JEFFERSON: WANT TO MOVE IN A WAY THAT IS MINDFUL OF POLICY LAGS
*JEFFERSON: NEED `BODY OF EVIDENCE’ FROM ECONOMY TO SUPPORT CUTS

Wall Street ha preso il largo con forza, ribadendo per l’ennesima volta in questo periodo che è assai più veloce a salire che a scendere.
L’azionario europeo, già negli ultimi giorni più resiliente di quello USA, ha approfittato per mettere a segno progressi assai robusti, con record storici per lo Stoxx 600 (nel durante), il Dax, il CAC e ultra ventennali per Eurostoxx 50 e FTSE Mib. I rendimenti rispondono a quest’euforia salendo sulla parte breve, mentre mostrano stabilità sulle scadenze medio lunghe, e lo spread cala in linea col sentiment. Ma stamattina il rendimento del BTP 10 anni, poco dopo l’uscita del PMI francese, era andato a lambire il 4% fermandosi al 3.99%.  Mi pare sensato che ritorni stabilmente sopra il 4%, in questo contesto.
Le commodities osservano, poco coinvolte dall’esplosione di risk aversion.

Che dire di questo movimento? Sembravamo avviati verso un consolidamento dell’azionario che scaricasse un po’ di eccessi, favorito da stagionalità negativa, una serie di segnali tecnici legati a ipercomprato di breve, bassa partecipazione al rally, e correlazione, e invece Nvidia ha sovvertito tutto, senza raccontare nulla di nuovo, se non che utili e fatturato mantengono il trend, il tutto condito da una dichiarazione del CEO un filo interessata. Detto questo, la dimostrazione di momentum del mercato è difficile da ignorare, così come la capacità delle big del tech (Tesla esclusa) di deliverare profitti brillanti anche in questo trimestre. A complicare il quadro, una situazione stratificata di opzioni sia su Nvidia, che su indici, con la scadenza di domani che dovrebbe veder sparire un bel po’ di hedge al ribasso accumulato per l’evento odierno, lasciando una volta di più il mercato affollato di strutture rialziste.
Bene, lasciamoli sfogare, e domani rifaremo un assessment.