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La Fed vuole l’inflazione, Wall Street anche

La giornata del FOMC è partita con un tono sobrio in Asia. Ieri, Wall Street ha interrotto a 5 il numero di sedute positive,  mettendo giù una perdita marginale (S&P 500 -0.16%). Sotto la superficie,  un po’ di assestamento di ciclici e small caps, e ritorno verso il Nasdaq, unico indice in grado di mostrare un progresso (+0.53%).
Ammesso che serva un motivo specifico per giustificare una debolezza così marginale, ieri abbiamo avuto 2 possibili driver:
** Le retail sales e la produzione industriale di febbraio hanno deluso (rispettivamente -3% vs -0.5% atteso e -2.2% vs +0.3% atteso). Ma per le  prime ci sono diverse attenuanti. Per cominciare a febbraio ci sono state le tempeste di neve, ed un pullback delle vendite era da attendersi, come avevo specificato ai tempi. E poi, le retail sales di Gennaio sono state riviste da +5.3% a +7.6%, un balzo enorme, dovuto alla spesa degli assegni da 600$ inviati a dicembre. Posso solo immaginare cosa succederà a  marzo con gli assegni da 1.400 $.
** I rendimenti sono tornati a salire,  sospinti dalle attese di inflazione, che hanno fatto i nuovi massimi a 2.3% sul 10 anni e 2.75% sul 5 anni. Sotto questo aspetto, direi che una discesa dai massimi dello 0.16% non rappresenta una reazione molto spaventata.

Sta di fatto che l’Asia ha nuovamente avuto una seduta contrastata. D’altronde, con la FED obbligata a tentare di gestire la volatilità sui tassi, la parte emergente si gioca parecchio (o quanto meno questa è l’opinione dominante). Non a caso  Seul, Mumbai, e Jakarta hanno tutte ceduto terreno, la prima forse influenzata dalle dichiarazioni di Samsung sulla scarsità dei semiconduttori che rischia di impattare la  produzione nel secondo trimestre. Male anche Sydney, mentre Tokyo e il China Complex hanno tenuto.
Sul fronte macro, delusione dalla bilancia commerciale giapponese di Febbraio, con l’export in calo del 4.5% anno su anno vs attese per -0.2%. Ma gennaio aveva visto un +6.4%. Probabile che ci sia stato un anticipo dei flussi verso la  Cina, che a Febbraio si è fermata per il Capodanno.
La mattinata Eu non ha offerto molto, ne in termini di dati, ne di price  action. La salita dei tassi ha ridato  smalto alle banche, mentre le auto sono state supportate dall’euforia sui produttori tedeschi, dopo il  volo  di Volkswagen tra ieri e oggi, per motivi da chiarire: si parla di un accelerazione sul fronte veicoli elettrici ( link ) , ma la  price action ricorda le esplosioni delle aziende del Nasdaq nel mirino degli utenti di Reddit. Tra l’altro 13 anni fa VW fu oggetto di uno squeeze fino a 1000 €, che la rende un candidato ideale per una popolarità  social, nonostante la  capitalizzazione massiccia.
Nell’attesa tra ieri e oggi la vicenda Astra Zeneca ha assunto toni più costruttivi. L’EMA ha ribadito la sua fiducia nel prodotto, Draghi e Macron sembrano pronti a far ripartire le vaccinazioni se l’Agenzia Europea del Farmaco domani dopo la riunione confermerà il semaforo verde. La Germania ha chiarito i motivi del  suo stop (rischi legali legati alla sopravvenienza di trombi in numero cinque volte il normale) ma ha ammesso che la sospensione potrebbe fare più vittime del vaccino. Purtroppo il danno fatto alla reputazione del prodotto è ormai enorme, e chissà in che misura una nuova approvazione dell’EMA può  rimediare almeno in parte. Ciò detto Ad aprile dovrebbero arrivare le prime forniture di J&J,  seguito da Curevac. E l’EMA senza fare clamore ha iniziato la revisione del prodotto Sputnik V ( link ).

Se le borse hanno mostrato in giornata un mood opaco ma non troppo negativo, il nervosismo per l’appuntamento col FOMC si è ben visto sui tassi, con rendimenti in forte rialzo in US ( si è visto anche 1.68% sul 10 anni) e in simpatia in Eurozone. Pesante anche il BTP, danneggiato dal concambio indetto per oggi dal tesoro (ritiro di carta in scadenza nel 2021 vs emissione 10 anni) e dall’emissione del 30 anni Grecia.
Nuovamente, non si è notato un particolare impatto sull’azionario. Vero, Wall Street è andata incontro al FOMC con un mezzo punto di calo, e  le borse Eurozone hanno chiuso in ordine sparso compreso tra il +0.27% del Dax e il -0.67% di Madrid. Ma in confronto alle isterie di inizio marzo, non è stato nulla.
E poi, ci sono state modeste turbative:
** il FT ( link ) ha riportato che gli USA hanno ammonito Pechino che imporranno le sanzioni stabilite dall’amministrazione Trump se la Cina continuerà a importare grosse quantità del petrolio iraniano.
** Il  livello dello scontro si alza con la  Russia, che ha richiamato per consultazioni in patria l’ambasciatore, dopo che Biden ha minacciato ritorsioni se un report che rivela di interferenze nelle elezioni si dovesse dimostrare veritiero ( link ). Altre sanzioni sono state annunciate per l’uso di armi chimiche contro i dissidenti ( link )
** Infine, i nuovi cantieri USA di febbraio hanno deluso (-10.3%) e anche i permessi di costruzione (-10.8%)  e qui le tempeste di neve non c’entrano, mentre il rialzo dei rendimenti a lunga forse si.
Nulla di drammatico in generale. Ma nemmeno di particolarmente supportivo.

Alle 19.00 italiane, con un ora di anticipo gentilmente offerta dalla entrata in vigore dell’ora legale in US in anticipo sull’Europa, sono stati pubblicati lo statement e il Summary of Economic Projections. Le misure (tassi e acquisti) sono state lasciate invariate, così come la guidance.  La descrizione dell’economia ha riconosciuto il recente miglioramento del quadro macro, mentre la caratterizzazione dell’inflazione è variata solo per l’anno in corso.
Contrariamente alle attese, il numero di membri che ha indicato un rialzo dei tassi nel 2023 (7 su 18) non è stato sufficiente a modificare la mediana, che vede ancora tassi invariati. Nel 2022 sono 4 a vedere un rialzo. In altre parole la maggioranza dei membri del FOMC sembra avere una robusta tolleranza di rialzo dell’inflazione  e calo della disoccupazione prima di vedersi costretta a alzare i tassi, visto che le previsioni danno inflazione a +2.2% quest’anno (+0.4) e al 2.2% nel 2022 e 2.1% nel 2023, mentre la disoccupazione è vista rispettivamente al 4.5%, 3.9% e 3.5%. Il GDP è previsto al 6.5% per l’anno in corso e a 3.3% e 2.2% rispettivamente per il 2022 e 2023.

Questi concetti sono stati ulteriormente chiariti da Powell nella conferenza, alle 19.30:
** il tapering degli acquisti verrà segnalato con anticipo maggiore possibile e potrà avvenire quando i dati saranno materialmente migliorati
** Le condizioni per il rialzo dei tassi sono il raggiungimento dei target di occupazione e inflazione, in maniera sostenibile e non solo temporanea. In particolare l’inflazione dovrà stare sopra il target, e per un certo periodo. Il fatto che lo superi di poco, e temporaneamente non è sufficiente a muoversi.
** Le previsioni derivate dalla dot plot non vanno prese alla lettera, sono solo una media delle opinioni dei membri
** la FED non è preoccupata del rialzo dei rendimenti. Solo se si traducesse in un serio inasprimento delle condizioni finanziarie interverrebbe.
In generale una performance più accomodante delle attese, in quando l’aumento significativo delle previsioni di crescita (dal 4.2% al 6.5% per il 2021) e di inflazione non ha indotto la maggioranza a cambiare le attese che vedono tassi fermi fino al 2023, e il messaggio, chiarissimo, è che solo un superamento significativo e duraturo del target li indurrà a muoversi, non semplicemente crescita forte e temporanei balzi dei prezzi.
La reazione del mercato è stata abbastanza coerente:
** I tassi sono calati sulle scadenze brevi, ma molto meno su quelle dai 5 anni in su. Infatti, una FED così poco reattiva è una ricetta per un inflazione più forte a medio termine, e il mercato aumenta il premio al rischio.
** Il dollaro ha perso significativo terreno. Aumento delle attese di inflazione vuol dire calo dei tassi reali e quindi minor supporto
** L’azionario ha reagito positivamente, con Wall Street in grado di chiudere in positivo, e a nuovi multipli record (S&P 500 e DOW, per la prima volta sopra 33.000 punti).
Tra i driver del movimento i) il fatto che i tassi sono scesi sulla parte più breve della curva, e la salita di quelli a lunga si è ridimensionata ii) Il calo del Dollaro iii) l’ottimismo di Powell (  – POWELL SAYS REALLY STRONG ECONOMIC DATA SHOULD BE COMING)
Buona reazione anche da commodity, in aggregato, preziosi e criptovalute.