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Esito scontato alle Midterm, e sollievo del mercato.

Non senza un po’ di dramma, causato dalla volatilità delle prime proiezioni, le Midterm Elections hanno dato il risultato atteso: il passaggio della Camera in mano ai Democratici, e un rafforzamento della maggioranza Repubblicana al Senato. Trump ha puntato su questo secondo aspeto per definire una vittoria schiacciante il risultato, ma in verità il mercato lo vedeva come lo scenario centrale, attribuendo però, tra gli scenari secondari, una maggior probabilità ad un en plein Repubblicano, che a uno Democratico (lo dimostra soprattutto l’iniziale calo del $).

All’apertura della seduta asiatica è sembrato che la Camera fosse in bilico. Il Dollaro ha recuperato un po’, i futures USA hanno guadagnato qualche punto, ma questo è stato tutto. Quando il rischio è rientrato, il biglietto verde ha restituito con gli interessi, ma l’azionario non se ne è dato granchè per inteso.

Gli effetti sulla politica economica ed estera di un congresso diviso dovrebbero, a mio modo di vedere, essere i seguenti:
** Sul fronte fiscale, zero possibilità di un ulteriore taglio alle tasse. Potrebbe però arrivare qualcosa sul lato infrastrutture. I Democratici non hanno abbastanza peso per smontare parte del taglio alla corporate tax, e probabilmente nemmeno per redistribuire i vantaggi fiscali verso le classi meno abbienti.
** Global trade: non dovrebbe cambiare granchè, perchè i Democratici non hanno grosso interesse a contrastare Trump sul fronte protezionismo, mentre il Presidente ha saldamente in mano i poteri per agire e il Congresso diviso non lo ostacola. Il principale elemento in grado di impattare sulla politica commerciale US è se aziende e consumatori americani iniziano a patirne gli effetti.
** Regulation: è probabile che l’attività di deregulation rallenti con la Camera in mano democratica.
** Inchieste: E’ probabile che dalla House arrivi nuovo impulso alle inchieste che coinvolgono il Presidente (Russiagate, problemi fiscali etc) ma un impeachment resta un evento assai improbabile
** Finanziamento dell’attività governativa: un Congresso diviso rende più probabili dei “muro contro muro” in corrispondenza delle scadenze dei budget e del raggiungimento del Debt Ceiling. Il rischio aumenterà con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2020, che porteranno le parti a strumentalizzare gli shutdown (lo stesso si può dire per le inchieste al punto sopra).

Su queste basi, l’impatto sui mercati appare di entità modesta. Il rientro della prospettiva di altri tagli alle tasse sottrae una potenziale fonte di supporto a $ e tassi, il che può avvantaggiare forse i tartassati emergenti, mentre a Wall Street si bilancia con il minor stimolo fiscale. Le frizioni interne possono costituire un driver di maggiore volatilità sull’azionario nei mesi a venire. Nessun effetto travolgente, come si addice ad un risultato largamente previsto. Se non altro, una fonte di incertezza in meno, che l’azionario oggi sembra apprezzare. L’attenzione passerà rapidamente su FOMC, Cina-USA, etc.

La seduta asiatica ha però avuto un andamento contrastato. Tokyo ha forse risentito della prospettiva di un dollaro più debole. Poco ispirato, in particolare nella seconda metà della seduta, l’azionario cinese, nonostante le dichiarazioni del Premier Li sulla possibilità di altro stimolo fiscale, e quelle del Governatore PBOC Yi su aumento del supporto alle piccole aziende. Molto atteso era oggi il dato sulle riserve valutarie di ottobre. Il calo di 34 bln yuan a 3.053 bln, leggermente superiore alle stime, riflette in parte un effetto cambi, ma comunque mostra il costi del supporto allo Yuan.
Tra le altre principali piazze, bene Taiwan, Sydney e Mumbai, mentre Seul ha perso.

Sin dall’apertura, i mercati europei hanno fattorizzato il recupero di Wall Street ieri sera e dei future americani stamattina. A supportare il sentiment sono intervenute alcune news:
** La produzione industriale tedesca di settembre è risultata migliore delle attese (tenuto conto anche delle revisioni), e ora l’output del trimestre ha un profilo meno negativo.
** La Corte Suprema spagnola ha cambiato idea su chi debba sopportare l’onere dei bolli sui mutui, riportandolo sul cliente. Così il settore bancario spagnolo ha tirato la volata a quello europeo.
** Sui media italia hanno ripreso a comparire indiscrezioni su possibili limature al deficit da parte del Governo italiano, e ciò ha dato supporto ai BTP, che per restare sopra 300 di spread nel breve necessitano di un flusso di “bad news”. Le retail sales di settembre hanno però deluso, continuando la serie di dati macro negativi per l’Italia.

Così l’azionario continentale ha accumulato buoni progressi, incurante della forza dell’€, giunto a lambire 1.15 grazie alla ritirata generalizzata del $.
In US non c’erano dati di rilievo, e Wall Street sta passando la seduta a fattorizzare l’assenza di sorprese nel risultato delle elezioni, e la scomparsa dell’incertezza. Cosi l’azionario europeo ha chiuso in bellezza, con guadagni rotondi, su tutti i principali indici, tassi core in rialzo e spread in calo.

Dopo la chiusura europea, il discorso di Trump  ha messo altra carne al fuoco. Al di la dei trionfalismi, i toni nei confronti dei Democratici sono stati tutto sommato collaborativi:
*TRUMP URGES TWO PARTIES TO WORK TOGETHER TO BOOST U.S. ECONOMY, INFRASTRUCTURE
*TRUMP SAYS HE WANTS TAX CUT FOR MIDDLE CLASS, OPEN TO TALKS
Cosi Wall Street ha accelerato, e il Dollaro ha ripreso un po’ di forza dall’accenno alla possibilità di un piano infrastrutture.

Sul fronte quadro tecnico il rialzo odierno porta l’S&P 500 a contatto con 2.800, una resistenza che dovrebbe produrre una pausa nel recupero. Lo scenario ideale potrebbe essere un pullback nei prossimi giorni verso la media mobile a 200 giorni superata oggi in gap. Viceversa una continuazione vede un target alla media mobile a 50 giorni (linea gialla) che difficilmente sarà superata di slancio dopo un +7% in meno di 2 settimane.