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Cambia il tono dei dati macro USA, Wall Street in consolidamento.


A Wall Street ieri sera (mercoledì, per chi mi legge la mattina) è riuscita l’impresa di chiudere in positivo, dopo una partenza difficile (S&P 500 +0.28% Nasdaq 100 +0.77%). Il movimento viene contestualizzato come una reazione alla percezione che l’economia USA è più forte di quanto stimato, ergo ha resistito bene al tightening. La narrativa che si sta diffondendo è che non ci sarà un particolare rallentamento (no landing es WSJ : Hard or Soft Landing? Some Economists Now Predict Neither). In realtà, in questo rally c’è, a mio modo di vedere, un’ampia componente di risveglio degli animal spirits. La price action lo denuncia chiaramente. Intanto, finora il grosso del rally è stato trainato dal Nasdaq, l’ultimo indice che penseresti di veder guidare un rialzo, quando i tassi salgono, visti i multipli più elevati rispetto all’indice generale. Non a caso il Nasdaq è stato l’indice peggiore l’anno scorso e solo il ristretto indice delle FAANG ha fatto peggio.
E infatti, le FAANG sono le protagoniste di questo rally. Bianco Research ha fatto i conti e  osservato che le mega cap tech (Facebook Apple Amazon Netflix Google/Microsoft Nvidia Tesla) che contano come il 24% dell’S&P 500, hanno contribuito a oltre la metà della performance a ieri (per la precisione il 60.5%, ovvero un 4.26% sul 7.04% totalizzato dall’indice)
Oltre a ciò, si sono svegliate anche tutte le Meme Stocks e perfino le cripto currencies, a dimostrazione di un grande entusiasmo per i temi del 2021.  naturalmente lo short covering resta un elemento rilevante di questo rally. Ne avevamo già parlato i giorni scorsi a proposito del Momentum index.

Non è la prima volta che l’azionario, e in particolare il Nasdaq, diverge dal trend dei tassi, come mostra il grafico qui sotto. Nelle precedenti occasioni la divergenza si è rivelata un rally di bear market, e poi il trend si è ripristinato. Vedremo cosa succederà questa volta.

Se non altro, la seduta asiatica ha recepito in parte il sentiment di origine occidentale. Dei principali indici, solo le “A” shares cinesi (Shenzen e Shanghai) hanno continuato a cedere. Degli altri indici Mumbai è rimasta pressochè invariata mentre il resto ha più o meno performato.
In Cina, i prezzi delle case nelle prime 70 città sono saliti a gennaio dello 0.1%. Si tratta del primo rialzo da un anno ( link ). E’ un primo effetto degli sforzi delle autorità per stabilizzare il settore. Come detto più volte, difficilmente l’immobiliare diventerà un driver di crescita in Cina nei prossimi anni. Al massimo, si potrà evitare che sia un ostacolo troppo grosso.
Per il resto, in Australia si è registrato un insolito (per i tempi) flop del mercato del lavoro, con 11.000 occupati in meno a gennaio, rispetto ad attese di aumento di 20.000 e disoccupazione che sale di 0.2% a 3.7% vs attese di stabilità. In Giappone a gennaio trade deficit minore delle attese grazie a export più robusto e import più basso. Ma i core machinery orders di dicembre hanno moderatamente deluso.

L’apertura europea ha visto gli indici fare un rapido catch up con la forza di ieri sera a Wall Street e poi costruire sul rialzo accumulando robusti progressi. Tra i driver, la forza del settore bancario, sospinto dai risultati di Commerzbank, ma soprattutto dal continuato rialzo dei tassi, che di recente sembra infastidire poco i risk assets in generale, ma piace sempre moltissimo alle banche. Comprensibile che Milano abbia guidato i rialzi. Con l’equity Europeo diretto verso i record e divise e tassi più o meno stabili ci siamo diretti alla serie di dati previsti negli USA nel pomeriggio.

Come si vede dallo schema, notizie un po’ meno buone oggi. Intanto, i prezzi alla produzione USA di gennaio hanno anche loro sorpreso al rialzo, e i dati precedenti sono stati rivisti al rialzo. L’unica cosa positiva è che il trend di calo, pure da un livello più elevato, resta intatto. Ma sicuramente questo report conferma che la lotta all’inflazione si preannuncia un po’ più incerta di quanto stimato un mese fa.
Il bel tempo non ha aiutato i nuovi cantieri di gennaio, usciti in calo e sotto attese, e nemmeno i permessi di costruzione, che precedono i cantieri di 45-60 giorni. Qui il tema è sempre l’ammontare di unità in costruzione, che verranno deliverate nei prossimi trimestri, con eventuale pressione sui prezzi, e sulla richiesta di nuovi cantieri (Grafico di Calculated Risk).

Come si nota da questo grafico, dopo le singole abitazioni (-27% anno su anno), anche i cantieri per costruzione di condomini (-8%) stanno cominciando a ripiegare.

Per quanto riguarda i jobless claims, le richieste settimanali restano basse, ma persiste il conundrum del numeri di percettori che cresce, ed è salito del 30% dai minimi di maggio scorso (+400.000 in totale).
Infine, in antitesi con l’Empire NY manufacturing uscito ieri meglio delle attese (-5.8 da prec -32.9 e vs stima -18, pardon ho scordato di menzionarlo) il Philly Fed oggi è stato un disastro. A -24 marca il minimo dal 2009, se si eccettuano aprile e maggio 2020. Un po’ meglio i new orders (-13.6 da prec -10.9) ma robusti i prezzi pagati, in rallentamento quelli ricevuti (rispettivamente 26.5 e 14.9) a mostrare pressione sui margini, e scorte in aumento. A latere, il NY Fed services business activity di febbraio ha recuperato, ma segnala sempre contrazione. Il quadro economico USA è migliore delle attese, ma non è certo chiaro.
Oltre a ciò, abbiamo avuto anche una nuova razione di retorica Fed aggressiva
*FED’S MESTER SAW `COMPELLING’ CASE FOR 50-BP HIKE AT LAST MTG
*MESTER: NEED TO BRING RATE ABOVE 5%, HOLD FOR SOME TIME
*MESTER SEES US GROWTH BEING `WELL UNDER TREND’ THIS YEAR
*MESTER: CONTINUE TO SEE INFLATION-FORECAST RISKS TO THE UPSIDE
*MESTER: FED WILL MAKE DECISIONS ON HIKE SIZE MEETING BY MEETING
*MESTER: DON’T THINK FED WILL NEED TO LOWER RATES THIS YEAR
*BULLARD: MORE RATE HIKES NEEDED TO LOCK IN DISINFLATION
ECONOMY GROWING FASTER THAN PREVIOUSLY THOUGHT, UNEMPLOYMENT BELOW LONG-RUN RATE AND OUTPUT ABOVE POTENTIAL

I futures di Wall Street hanno reagito a quest’infornata di dati  e sui prezzi più alti delle attese, dati macro improvvisamente più deboli, e dichiarazioni. I futures sui treasury e quelli azionario sono scesi in tandem, e il Dollaro ha recuperato. I report hanno anche spento un po’ gli ardori dell’azionario europeo, che ha ritracciato dai massimi. Unica eccezione, le banche, che hanno gradito molto il rialzo dei rendimenti. Dopo di che, come nei giorni scorsi, il movimento è parzialmente rientrato, i rialzi dei rendimenti si sono attenuati e anche la pressione di vendita sull’azionario. Anche il repricing della Fed funds strip si è preso una pausa oggi, e i numeri sono in linea con quanto illustrato nel pezzo di ieri o poco sotto (target al 5.24%, e fine 2023 al 5.03%).
Le chiusure europee risultano così positive, sia pure meno euforiche che a metà giornata. Piazza Affari sugli scudi, giunta a circa un punto percentuale dai massimi segnati alle prime sedute del 2022 (alzi la mano chi si aspettava un recupero del genere). Parlando di record, possiamo menzionare il superamento di quota 8.000, nuovo massimo storico, da parte del FTSE 100. In realtà questo indice è  correlato inversamente con la sterlina, producendo il grosso degli utili al di fuori del Regno Unito, il che spiega il suo stato di grazia. Più rappresentativo dell’economia è il FTSE 250, che infatti a 12 mesi fa quasi 13% in meno. A fine seduta, anche i rialzi dei rendimento e la debolezza dell’€ sono parzialmente rientrati. La novità di oggi è che tra le commodities splende infine il rame e anche i preziosi rimbalzano, mentre il comparto energy è ancora al palo.
Wall Street dopo la chiusura europea ha tentato un altro miracoloso recupero, che per il momento resta a livello di tentativo. Vedremo in chiusura in che misura le news di oggi hanno intaccato il sentiment.