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Trump evita colpi di testa sul muro. Le Minute FED confermano la nuova stance.

Terza chiusura positiva a fila per l’S&P 500 ieri sera. Messi insieme, i 3 rialzi superano il 5%, mentre rispetto ai minimi, segnati il 24 dicembre, il rimbalzo flirta con il 10%. Diciamo che il recupero comincia ad essere importante, anche se dobbiamo considerare che segue una discesa eccezionale come rapidità.
Dal punto di vista tecnico, l’indice si avvicina ad un test rilevante, quello con l’area 2600 (vedi grafico) che ha funto da supporto tutto l’anno scorso, e ha ceduto bruscamente a dicembre.

Il recupero è stato assai rapido, e diversi indicatori di breve, che mostravano letture estremamente negative a fine dicembre, hanno bruscamente cambiato segno, e invitano alla prudenza. Sembra sensato attendersi per lo meno un consolidamento, se non un flusso di prese di beneficio. Il caveat è che si tratta di un livello graficamente così scontato che un eventuale approdo potrebbe avere effetti imprevedibili. Vedremo.
Va osservato che inversioni cosi violente degli indicatori tecnici di breve normalmente implicano un po’ di consolidamento degli indici, ma di solito caratterizzano dei bottom del mercato e sono seguiti da buone performance sulle scadenze medie (3, 6 e 12 mesi). Per esempio, Sentimentrader ha analizzato tutti i casi in cui NYSE up volume è passato da sotto 30% a sopra 60% (un segnale comunemente detto Zweig Breadth Thrust) e le uniche volte che il quadro è stato significativamente disatteso, delle 25 in cui si è osservato dagli anni ’60, è stato nel 1974 e nel 2008.

A mercati chiusi, Trump ha tenuto il suo discorso a reti unificate sul muro. Il Presidente si è però limitato a perorare la causa, sostenendo che gli stati americani del sud  affrontano una crisi “umanitaria e di sicurezza”, ma ha evitato di annunciare lo “stato di emergenza” per servirsi dei poteri connessi e bypassare il Congresso, cosa che avrebbe aperto la strada a pesanti conflitti di attribuzione.
Il mercato ha mostrato di gradire, anche se la risposta dei leaders democratici lascia intendere che non siamo vicini alla soluzione dello shutdown. La conseguenza più immediata è che 800.000 impiegati pubblici non saranno pagati venerdi prossimo. In generale, se non si sblocca la situazione, il mercato inizierà a dare un peso maggiore alla cosa nei prossimi giorni.

Ulteriore supporto alla seduta asiatica è venuto dalle indiscrezioni, pubblicate da Bloomberg, che Trump sarebbe ansioso di chiudere un accordo con la Cina, in quanto preoccupato dello storno azionario e desideroso di un recupero. Un segreto di Pulcinella secondo me, anche alla luce di come è cambiato l’atteggiamento USA a fine autunno. I colloqui a Pechino sono stati protratti di un giorno, il che è stato interpretato come un ulteriore segnale positivo. Al momento, le dichiarazioni conclusive del meeting sono state rinviate per permettere alla delegazione USA di ritornare in patria e relazionare i leaders.
All’azionario cinese sono inoltre piaciuti gli annunci relativi agli incentivi al settore auto ed in generale ai consumi, nonchè la pubblicazione di un numero ufficioso sul deficit superiore a quello dell’anno scorso (2.8% da 2.6%). Il sentiment sull’azionario cinese resta comunque titubante, come mostra il robusto ridimensionamento della performance occorso alle “A” shares nella parte finale della seduta. Assai migliore la tenuta delle “H” shares, e del resto degli indici dell’area, compresi tra il +1.9% di Seul, e il modesto +0.5% di Mumbai, frenata dal violento rimbalzo del petrolio di cui l’India è forte importatrice. Da notare che l’ennesimo report in cui si rivela che Apple ha chiesto ai fornitori di tagliare la produzione non ha avuto particolari effetti sul settore ne in Asia ne in Europa.

L’apertura europea si è giovata del buon sentiment di provenienza asiatica. Sul fronte macro, poche news. La bilancia commerciale tedesca darà forse una mano al GDP nel quarto trimestre, anche se in virtù di un calo delle importazioni a novembre. Sapremo martedì prossimo se la Germania eviterà la recessione tecnica (2 trimestri di crescita negativa in fila) o meno. Quelle surprise! La Consumer confidence francese ha segnato a dicembre il minimo da 4 anni. Le manifestazioni non fanno bene ai consumi.
Sul fronte Brexit, ieri in Parlamento è stato approvato un emendamento che vieta al Governo di fare modifiche fiscali senza che vi sia stata un approvazione di un accordo (o di un uscita senza accordo) con l’aiuto di 20 Conservatori che hanno votato con l’opposizione. Il segnale sembra positivo, nella misura in cui mostra che la maggioranza del Parlamento non vuole una “no deal brexit” e quindi non vuole facilitare l’attività del Governo in quest’evenienza. Oggi altra sconfitta per la May: secondo il provvedimento approvato oggi, il Governo dovrà presentare un piano B entro 3 giorni in caso di una (probabile) non approvazione dell’accordo al voto di martedì.

In assenza di dati macro rilevanti, e in attesa delle minute FOMC, il movimento nel pomeriggio lo hanno fornito i cambi, con un brusco scivolone del biglietto verde che lo ha portato a violare importanti livelli tecnici. Difficile dire quale sia stati il trigger del movimento. Molti hanno indicato l’intervento del membro Fed Bostic, in particolare laddove ha dichiarato che in dicembre il FOMC ha raggiunto una stance neutrale e non si sente il bisogno di portarla in territorio restrittivo. Se i rischi si materializzano, il Presidente della Fed di Atlanta è aperto ad un taglio dei Fed Funds. Sta di fatto che il $ ha superato 1.15 vs €, un livello che conteneva il biglietto verde da ottobre scorso, e come Dollar Index sta testando il livello di 95.3.

Qualunque sia il catalyst, gli elementi a sfavore del Dollaro, come osservavo ieri, non mancano in quest’inizio 2019. Abbiamo un modesto deterioramento dei dati macro, che l’azionario ha prezzato in largo eccesso ma il mercato dei cambi ben poco. Abbiamo una Fed più riflessiva (vedremo quanto, tra poco con le minute). Abbiamo uno shutdown governativo in corso. E poi ci sono cause più strutturali, ovvero i 2 deficit (fiscale e commerciale), e il fatto che in Europa il QE è terminato. I segnali tecnici completano un quadro che recentemente è assai condiviso tra media e investitori, e quindi non fruisce dell’effetto sorpresa, ma è comunque è abbastanza ben argomentato.
La forza dell’€ ed una fase di prese di beneficio a Wall Street hanno temperato, ma non cancellato la performance dell’azionario continentale, che anche oggi chiude positivo. Detto dei cambi, il cambio di benchmark sul Bund maschera da rialzo quello che è un moderato calo dei rendimenti tedeschi, e accentua quello che è comunque un calo dello spread del BTP, che ha ottenuto supporto forse dalla fortissima domanda sul 10 anni Portogallo uscito oggi (24 bln di book), un buon auspicio per la domanda alle aste di venerdi e sull’eventuale 15 anni sindacato le cui indiscrezioni avevano un po’ spaventato il mercato.
Prosegue il robustissimo rimbalzo del petrolio, che oggi guadagna oltre il 4% senza particolari motivi (le scorte sono uscite elevate.

Al momento di inviare il pezzo, sono comparse le headline delle minute FED, che ovviamente confermano il rilassamento della stance FOMC:
*FED OFFICIALS SAW EXTENT, TIMING OF FUTURE HIKES AS LESS CLEAR
*MANY OFFICIALS FELT FED COULD BE PATIENT ON FURTHER RATE HIKES
*FED: SOME OFFICIALS NOTED DOWNSIDE RISKS MAY HAVE INCREASED
*FED: A FEW OFFICIALS FAVORED NO RATE INCREASE AT DEC. MEETING

Dopo aver ascoltato Powell, Rosengren, Evans, Bullard e Bostic, l’outcome era atteso e la reazione del mercato per ora modesta. Domani avremo Barkin, ancora Powell, Bullard, e Evans, e Clarida. Se il mercato non si chiarirà le idee sulla FED dopo tutti questi interventi, non vedo chi potrà chiarirgliele.