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Torna il pessimismo sui mercati riguardo le frizioni USA – Cina ma Trump riaccende la speranza in extremis

NB Lampi domani salta un giorno per impegno pomeridiano e ritorna lunedi

Non è durato granchè l’ottimismo generato da Trump e dall’ufficio stampa della Casa Bianca. Già ieri sera, nell’ultima ora di contrattazioni, l’S&P 500 ha annullato il vantaggio, chiudendo con una modesta perdita.

Successivamente, l’apertura della seduta asiatica è stata turbata dalle dichiarazioni di Trump ad una manifestazione in Florida. Il Presidente ha dichiarato che i Cinesi hanno distrutto l’accordo (“broke the deal”), ma che ” non c’è nulla di negativo nel prelevare 100 miliardi di dollari l’anno in dazi” in assenza di un accordo. Trump ha aggiunto che la delegazione e in arrivo e qualunque cosa succeda, non c’è da preoccuparsi, perchè per gli USA finirà bene. Il che è un po’ più ambiguo delle dichiarazioni di ieri sera. Inoltre, sul WSJ è comparso un pezzo in cui tra l’altro si sostiene che Vicepremier Liu He giunge a Washington senza la qualifica di Special Envoy, cosa che indica che non ha molto margine di manovra per fare concessioni.
Infine, il Global Times, un tabloid ufficiale cinese prodotto del quotidiano ufficiale del Partito Comunista Cinese ha pubblicato un editoriale molto duro, in cui sostiene che la Cina non indietreggerà di fronte alle minacce USA.
Con queste premesse, la seduta asiatica è stata un altro disastro, con perdite diffuse e copiose su tutti i principali indici, con la notevole eccezione di Sydney, tenuta su dal settore bancario.
E’ significativo che oggi le peggiori piazze non siano quelli cinesi, ma Seul e Tokyo, vale a dire le borse dei paesi più export oriented dell’area. Dopo aver massacrato ben bene gli asset cinesi, gli investitori passano agli asset delel economie più impattate da difficoltà del global trade.

Coperti dal can can sui meeting di Washington, sono usciti gli aggregati di credito cinesi di aprile. Sono risultati in decelerazione e sotto attese sia i news loans (1.02 trilioni vs 1.2 stimati) che il Total Social Financing (1.36 vs 1.65 stimati). Il rallentamento doveva riflettere il moderato cambio di stance segnalato dalla PBOC, a fronte di un ciclo meno bisognoso di stimolo monetario. Le ultime novità stanno senz’altro riportando la Banca Centrale alla stance originaria. Non a caso all’esplodere della crisi le Autorità hanno immediatamente operato un taglio della riserva obbligatoria per i piccoli istituti di credito. Scarse sorprese dai prezzi  in aprile, con l’Inflazione cinese uscita in lieve rialzo (+0.2% a 2.5%) in linea con le attese i prezzi alla produzione a mostrare un rialzo leggermente superiore alle stime (0.9% vs 0.6% atteso).

L’apertura europea ha avuto da subito un tono negativo. Intanto c’era da scontare il finale brutto in US ieri sera. E poi hanno continuato a fluire dichiarazioni di parte cinese secondo cui la delegazione parte con ogni buona intenzione, ma le misure di ritorsione in caso di elevazione dei dazi sono pronte.
Cosi l’azionario continentale ha accumulato rapidamente un discreto passivo, zavorrato da banche e auto, i tassi core hanno continuato a scendere, il BTP ha perso nuovamente supporto. Anche la notizia del passo indietro di Blackrock su Carige ha avuto un impatto negativo sul sentiment, riaccendendo i timori di un nuovo intervento a spese del settore bancario italiano. La notizia ha compensato l’impatto positivo della trimestrale di Unicredit.

Nel primo pomeriggio era prevista una serie di dati in US:
** il trade balance US di marzo è uscito leggermente inferiore alle stime (50 bln vs 50.1 atteso e da 49.3 di febbraio). Le esportazioni di prodotti agricoli e semilavorati industriali hanno mostrato robusti rimbalzi. Un frutto della fase positiva delle trattative,  terminata bruscamente lo scorso week end? In effetti il deficit commerciale bilaterale con la Cina ha segnato i minimi da 3 anni, come ha rilevato correttamente Bloomberg (anche se loro lo ascrivono all’impatto sul commercio delle tariffe).

Se i rapporti non tornano a rilassarsi, dubito che il trend continuerà, perchè i Cinesi fermeranno nuovamente gli acquisti di prodotti agricoli USA.
** I Jobless claims settimanali sono calati meno delle attese restando in area 230.000.
** le scorte all’ingrosso di marzo sono calate marginalmente, ma la revisione di febbraio rende il contributo delle scorte maggiore nel GDP del primo trimestre.

Ma oggi, con l’arrivo a Washington di Liu He previsto il primo pomeriggio US, con inizio dei colloqui alle 17 (23 ora italiana), l’attenzione non era certo su questi dati.
Appena prima dell’apertura di Wall Street, un tweet del caporedattore del sopracitato Global Times ha ulteriormente accentuato la risk aversion. 
Secondo il contatto di Hu Xijin le possibilità di un accordo che eviti la salita dei dazi sono “zero”. E’ chiaro che la Cina reagirebbe ad un’azione del genere, e quindi il rischio che le negoziazioni si prendano una nuova pausa sarebbe elevato.
Cosi i mercati hanno fatto un ulteriore gamba ribassista. Tra le reazioni dei vari assets, quella dell’€ ha creato qualche grattacapo agli operatori. Infatti la divisa unica si è impennata, mettendo a segno nel volgere di mezz’ora mezza figura di guadagno. La spiegazione circolata da più parti e che alcuni grossi investitori avrebbero smontato precipitosamente alcuni trade su divise emergenti, finanziati con l’€. Un chiaro segnale che i tassi negativi hanno infine trasformato la divisa unica in una funding currency a tutti gli effetti (anni fa era prerogativa solo dello Yen). Vedremo se i prossimi giorni la correlazione negativa dell’€ con il risk appetite continuerà.

Inutile dire che le chiusure europee sono state ancora pesanti, con i principali indici giù oltre un punto percentuale e mezzo (ad eccezione di Londra), i periferici in allargamento e Yen e € in recupero. Meno evidente la domanda di bonds core, con il bund invariato a fine seduta.

Fine delle trasmissioni per oggi? Macchè.
Poco dopo la chiusura europea è ricominciata la sarabanda di headline di provenienza presidenziale:

1) TRUMP SAYS HE GOT LETTER FROM XI, TWO MAY SPEAK ON THE PHONE
I mercati invertono la marcia e iniziano a recuperare.
2) TRUMP SAYS HE HAS `EXCELLENT’ ALTERNATIVE TO CHINA DEAL
Attimo di incertezza: quale sarebbe questa alternativa?
3) TRUMP SAYS CHINA DEAL THIS WEEK STILL POSSIBLE
Grande entusiasmo: Wall Street arriva a ridurre le perdite a 0.3 da 1.4% nel momento peggiore
4) TRUMP SAYS STARTING PAPERWORK ON 25 PCT TARIFFS ON FURTHER $325 BLN OF CHINESE
Piccola doccia fredda: l’S&P si stabilizza

Il risultato del “headline trading” è che il mercato ha recuperato una parziale speranza che dai colloqui possa uscire qualcosa di buono e gli aumenti dei dazi possano essere fermati o in parte bilanciati da una continuazione delle trattative . Personalmente sono più scettico del mercato, ma con Trump non si può escludere nulla. Ma dubito fortemente che gli avvenimenti degli ultimi giorni possano permettere l’approdo ad un accordo entro la settimana, come suggerisce Trump, perchè  probabilmente è evidente che la distanza è parecchia. Non credo che le parti siano disposte a cedere tanto rapidamente.
Quanto all’inizio formale del processo per tassare i restanti 325 bln di importazioni cinesi, ricordo che sono quelle più difficilmente sostituibili, e maggiormente acquistate dai consumatori USA. Non a caso sono state scartate dai precedenti round. L’impatto sulla consumer confidence e sull’inflazione sarebbe molto più forte che per i 250 bln già tassati.

Non ci resta che attendere l’esito dei colloqui a questo punto.

Sul fronte tecnico, l’S&P 500 con l’azione odierna ha testato il livello indicato nel pezzo di lunedi (2850). Le ultime news hanno riportato l’indice sopra il supporto, e sarebbe interessante sapere dove chiudiamo, anche se con quel che bolle in pentola a Washington non è il caso di fidarsi troppo dei livelli puntuali.