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Torna il nervosismo a Wall Street alla vigilia del CPI di ottobre.

NB A causa di un impegno sera Lampi esce prima della chiusura europea

Montagne russe ieri sera (martedì) a Wall Street, con l’S&P 500 che ha cancellato un rialzo di 1.3% arrivando a cedere -0.5% a causa del crash delle criptovalute, per poi recuperare e chiudere a +0.56%. Il Nasdaq 100 ha terminato a +0.75%. Sospetto che parte del rally dell’oro e dei treasury sia collegato con la debacle di Bitcoin & co, che sta sicuramente scavando un fosso nelle finanze di qualcuno. Un indizio dell’impatto sul sentiment azionario del crash crypto lo da il put call ratio dell’S&P 500, esploso ieri ai livelli del Covid. Qualcuno è corso a coprirsi precipitosamente dal downside.


Oggi l’asset class delle cripto è stata ancora pesante.

Il principale argomento odierno è il risultato delle Midterm elections. Ma, come anticipato ieri, sembra che i numeri definitivi si faranno attendere. Quel che si può dire è che la favoleggiata ondata rossa è rimasta per lo più sulla carta. A quanto pare i Repubblicani controlleranno la Camera, ma con una maggioranza ridotta. Quanto al Senato, dovremo aspettare i risultati dell’ ballottaggio in Georgia, e la fine della conta in Arizona, ma l’impressione è che resterà in mano ai Dem con un 50 vs 50 e il voto del Vicepresidente Kamala Harris a fare pendere la bilancia. Questo è quanto sembrano indicare i principali modelli tra cui Fivethirghtyeight ( link ) e Realclear politics ( link ).
Alla fine, non una rivoluzione. Che la camera passasse ai Repubblicani era praticamente scontato, ma non si può dire che abbiano sbancato. E’ probabile che l’attività del Congresso ne risulterà impattata, ma il relativo insuccesso dei Trumpiani non lascia intendere particolari cambi di politica estera, anche se forse approvare gli aiuti militari all’Ucraina sarà un po’ più difficile. Forse potremmo avere una politica fiscale meno espansiva, il che si traduce in economia più debole, coeteris paribus, e dollaro e tassi più bassi. Poichè il nuovo Congresso si insedia in Gennaio, una mossa smart dei Democratici potrebbe essere di approvare un aumento del debt ceiling, che verrà raggiunto in estate, da qui alla chiusura dei lavori, al recesso di Dicembre, in modo da sottrarsi al ricatto dei Repubblicani. La cosa è più facile a dirsi che a farsi per via del senatore progressista Manchin, che finora, a causa della maggioranza di un voto al Senato, ha tenuto in scacco il resto del partito, affondando tra l’altro il piano di stimolo della Casa Bianca in primavera.
La seduta asiatica non ha subito gli influssi positivi degli USA. Dei principali indici, in progresso Taiwan (+2.2% trainata dal TMSC ), Seul, Sydney, Jakarta, Vietnam e Mumbai, mentre Tokyo, e il China complex (Hong Kong, HSCEI, Shanghai e Shenzen) ha ceduto terreno.
Il tema in Cina continua ad essere l’aumento dei casi covid, e relativi lockdown (  *CHINA‘S *GUANGZHOU LOCKS DOWN ANOTHER DISTRICT ON *COVID – BBG )
Sul fronte macro, calo dei prezzi in Cina. Addirittura negativi i prezzi alla produzione, per la prima volta dal 2020, anche se il calo è inferiore alle attese, mentre i prezzi al consumo sono usciti sotto attese.

Se il PPI deve il suo calo principalmente a effetti base, mentre diverse categorie hanno mostrato rimbalzi sul mese secondo l’ufficio statistico nazionale, il CPI si è raffreddato grazie a una normalizzazione del food, e debole inflazione nei servizi, forse dovuta all’impatto dei lockdown sulla domanda.
In generale un quadro di inflazione in Cina antitetico a quello globale, che depone a favore di una moderazione, in particolare nel comparto beni, dove l’offerta cinese è così rilevante. Su questo argomento vale la pena riportare un paio di spunti:
1) Bloomberg segnala un forte incremento di scorte presso i retailers USA, per lo più vestiario e articoli per la casa, accumulatesi grazie all’evasione dell’orgia di ordini accumulati nella fase in cui l’approvvigionamento era rallentato. Ora le aziende sarebbero impegnate a smaltire queste scorte con tutti i mezzi e questa situazione starebbe impattando sulla domanda, con cancellazioni di ordini, e stagnazione della produzione. ( link Retailers in the US Push Big Holiday Discounts to Ease Inventory Avalanche)

2) Wells Fargo segnala che la survey NFIB small business optimism di novembre pubblicata ieri ah continuato a riportare lamentele degli intervistati sulle difficoltà di approvvigionamento. Ma il numero netto di aziende che segnala scorte troppo basse è calato a zero.

Venendo alla seduta europea, il tono è stato in mattinata di consolidamento, con i principali indici, che dopo il consueto tentativo di passare in positivo hanno accumulato qualche perdita. Una reazione simile dagli altri asset protagonisti ieri, come metalli preziosi e industriali, e dall’€. A pesare sul sentiment, oltre all’incombere del CPI USA domani con il suo carico di imprevedibilità e rilevanza, la continuazione della debacle delle cripto.
Non erano previsti dati macro in mattinata. A colmare il vuoto ha pensato il membro Fed Williams, con un discorso che ha avuto tono un po’ più moderati rispetto al recente passato.
*WILLIAMS: LONGER-RUN INFLATION EXPECTATIONS `REMARKABLY STABLE’
*FED’S WILLIAMS SAYS THAT INFLATION UNCERTAINTY HAS INCREASED
*WILLIAMS NOTES RISING SHARE OF THOSE EXPECTING FUTURE DEFLATION
*WILLIAMS: INFLATION IS CLEARLY FAR ABOVE FED’S LONG RUN GOAL
*WILLIAMS: VERY IMPORTANT THAT FED DELIVERS 2% INFLATION

Se l’equilibrio tra domanda e offerta del mercato del lavoro è ciò che preoccupa il FOMC, direi che oggi il newsflow sta prendendo la direzione giusta
*META CONFIRMS JOB CUTS OF ABOUT 13%, EXTENDS HIRING FREEZE
*META PLATFORMS TO CUT 11,000 EMPLOYEES, OR ABOUT 13% OF TEAM
*META CUTTING DISCRETIONARY SPENDING
* Citigroup Cuts Dozens Across Investment-Banking Division
*  Barclays Joins Rivals in Culling Investment-Banking Staff (1)

Anche il real estate brokerage Redfin lascerà a casa il 13% della forza lavoro, il terzo round di licenziamenti da aprile scorso, per un totale del 27%. Redfin si aspetta che il mercato nel 2023 si riduca del 30% ( link ).

In tema di housing, a metà seduta, la Mortgage Bankers Association USA ha pubblicato le richieste di mutuo settimanali, in calo marginale (-0.1%) ma per la settima settimana di seguito. In 19 settimane l’indice è cresciuto solo 3 volte. Il tasso sui mutui a 30 anni è salito al 7.14% nella settimana terminata il 4 Novembre, massimo dal 2001. L’  overall measure of applications ha segnato il minimo dal 1997.

L’apertura di Wall Street ha visto di nuovo il nervosismo farla da padrone, con gli indici rapidi ad accumulare ribassi. Il Dollaro ne ha beneficiato finora, ma diversamente dal recente passato, i rendimenti non ne hanno tratto forza in maniera particolare. Sarà che le cripto continuano ad inabissarsi, e quindi c’è un flight to quality. In Europa va detto che la situazione, a meno di un ora dalla chiusura, è molto più tranquilla, con gli indici che cedono marginalmente, ammortizzando la debolezza di quelli USA. D’altronde il CPI in uscita domani è negli USA. Anche se il quadro inflattivo in Eurozona non si può certo definire migliore di quello USA, anzi, e la retorica ECB non è tanto dissimile da quella Fed. Ed eventualmente gli asset europei sembrano  essere percepiti come più immuni dal contagio delle cripto.
I rendimenti in Eurozone nel pomeriggio calano in maniera aggressiva sulle parti medio lunghe delle curve. Al momento tra il 2 anni e il 10 anni tedesco corrono 3 bps, 2.14% vs 2.17%. In altre parole è sul punto di invertirsi anche la curva tedesca. I tassi reali calano significativamente, il che è coerente con aspettative di crescita in calo. Un quadro in chiara antitesi con la resilience dell’azionario continentale. Probabilmente quest’ultimo è ancora ben sostenuto dai risultati e dalle guidance delle aziende (vedi lampi di ieri.
Fino a domani alle 14.30 aspettiamoci una price action nervosa. Poi vedremo se, al di la nel numero che uscirà, l’attitudine del mercato si confermerà cambiata, ovvero, come col labour market report, la reazione di tassi ed equity sarà di guardare oltre un dato forte e scontarne uno debole.