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Toni cauti ed attività ridotta all’inizio di una settimana in cui la Cina è assente per festività


Quella iniziata oggi è una settimana – almeno sulla carta – assai più tranquilla di quella scorsa. A parte martedì, con i PMI services e composite, il calendario macro è assai scarico, i colloqui a Washington sono conclusi, e sul fronte Banche Centrali abbiamo solo la Bank of England Giovedi e un discorso di Powell mercoledì. E poi, la chiusura dei mercati locali cinesi per festività (Capodanno cinese) per tutta la settimana sottrarrà interesse ed attività in particolare alla seduta asiatica.

E’ il caso di oggi, in cui l’assenza di Shanghai ha contribuito ad una giornata cauta in Asia, con Tokyo supportata dal robusto ritracciamento dello Yen, le “H” shares in lieve consolidamento, Seul e Mumbai piatte e Sydney in moderato recupero. Questo nonostante Trump si sia nuovamente espresso con ottimismo sulla possibilità di fare un accordo con la Cina, e sul South China Morning Post siano comparse indiscrezioni che il Presidente US e quello cinese Xi potrebbero incontrarsi in Vietnam, il che sarebbe ideale per siglare un accordo che scongiuri l’aumento dei dazi dal primo marzo.
Inoltre, il PMI Markit servizi cinese di gennaio, uscito nel week end in anticipo causa festività, diversamente dal suo omologo sul manifatturiero, ha mostrato un calo solo marginale (53.6 da prec 53.9 e vs attese per 53.4) confermandosi su un livello di attività discreto, e con accelerazione nei sottoindici new business ed employment.
Infine, i dati macro USA della scorsa settimana (ISM manufacturing e payrolls) forti ma con componenti inflazionistiche moderate, non rappresentano un problema per la recente stance FED, e quindi offrono supporto all’area emergente.

L’apertura europea, peraltro, ha visto nuovamente un tono opaco impossessarsi del mercato. Su un sentiment già incerto, ha impattato rapidamente un nuovo, brusco, round di prese di beneficio sui btp, che hanno visto i rendimenti impennarsi di primo mattino. L’ uno-due GDP Q4 e PMI manifatturiero della scorsa settimana ha riportato il focus sulle prospettive dell’economia nazionale, aggravato dalle tensioni all’interno dell’esecutivo.
Ancora deboli le banche europee, che a fronte di trimestrali fin qui modeste, soffrono a loro volta i perduranti segnali di debolezza del ciclo Eurozone, la conseguente scomparsa delle prospettive di rialzo dei tassi (ormai la curva sconta un rialzo nel 2020 inoltrato) e le nuove prescrizioni ECB in tema di coperture dei non performing loans.
Con la seduta odierna, sono sei a fila i cali infilati dal settore bancario Eurozone, per un totale di oltre il 6%. tutto ciò, in controtendenza con l’azionario globale, e a fronte di un Eurostoxx (all’interno del quale le banche pesano un 17%) sostanzialmente stabile.
Vediamo domani come escono i PMI servizi finali europei. Il settore servizi Eurozone aveva tenuto bene fino a qualche mese fa, per poi accodarsi bruscamente al manifatturiero a dicembre e coi flash di Gennaio, a dimostrazione che anche la domanda interna, che aveva sostenuto l’economia continentale durante l’anno, sta perdendo colpi. Sarebbe importante notare un qualche segnale di ripresa in queste revisioni. Altrimenti, l’unica cosa che può evitare la stagnazione sembra  rimbalzo della domanda globale, ovvero, della congiuntura cinese. Per questo motivo è molto importante che i primi segnali che si avvertono su quel fronte, si rafforzino.

Sul fronte Brexit. siamo in attesa delle nuove proposte del Governo. Onestamente, la possibilità che la May riesca a trovare nuove soluzioni, che abbiano la maggioranza in Parlamento, e ottengano l’approvazione dell’Irlanda e dell’EU sembra davvero remota. Sospetto che il 13 o 14 Febbraio, date in cui la May ha messo in calendario un voto sulle nuove proposte, le divergenze emergeranno di nuovo, e la questione di richiedere una estensione dell’articolo 50 tornerà a galla.

Nel pomeriggio, abbiamo avuto alcuni dati USA la cui pubblicazione era rimasta in sospeso causa shutdown. Sia i factory orders di novembre che i durable goods orders di novembre hanno deluso le attese, mostrando cali sequenziali rispetto a ottobre. Probabilmente a questo punto si possono considerare “old news”.
Almeno cosi sembra pensare il mercato azionario americano, che dopo qualche sbandamento iniziale, ha ripreso a macinare, trainato dalla forza del Nasdaq e dalle small caps.
Questo movimento ha nuovamente contribuito a ridare un po’ di supporto all’azionario europeo, che per la terza seduta di seguito aver segnato un robusto passivo per gran parte della giornata, chiude con perdite marginali (venerdì era addirittura salito).
Al rimbalzo ha contribuito una bella ripresa del BTP che a sua volta chiude con rendimenti invariati e spread incredibilmente in calo di un basis point grazie all’impatto sul bund della salita dei rendimenti treasury. L’impressione è che qualunque fase di volatilità che duri più di qualche ora finisce per accentuare le attese di un varo di una nuova TLTRO da parte dell’ECB al meeting del 7 marzo. Su queste basi il rischio di un marcato allargamento dello spread dovrebbe essere ridotto, a meno di un serio ulteriore deterioramento dei dati. Le attuali tensioni nel governo non sono un fattore a supporto, ma nemmeno a detrimento del sentiment in questa fase, visto che non pochi operatori vedrebbero con favore un uscita del Governo Gialloverde. Qualche impatto in più forse dai toni delle trimestrali bancarie italiane, che partono domani con Intesa.
Il fronte cambi vede il Dollaro guadagnare moderatamente, più per demeriti altrui che per meriti propri.
Come osservato sopra, la settimana si preannuncia tranquilla, con il grosso dello spettacolo concentrato domani, grazie alla pubblicazione dei PMI servizi e composite finali di gennaio in Giappone, Eurozone e US, e dell’ISM non manufacturing di gennaio in US. Avremo anche lo State of the union speech di Trump, dal quale, se saremo fortunati, otterremo qualche indicazione sulle propettive per lo shutdown, visto che la tregua scade tra 10 giorni. Mercoledì avremo i factory orders tedeschi di gennaio, e un discorso di powell. Giovedi abbiamo il meeting Bank of England.