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Superato il FOMC, il sentiment torna a deteriorarsi

Il  FOMC è venuto ed è  andato, e la reazione dell’azionario US (che ha azzerato i guadagni nella  parte finale  di seduta) è  sintomatica. Powell non poteva dire granchè ieri sera, e quindi le speranze di un particolare supporto da parte sua per il  risk appetite erano vane.
A margine, la  performance è stata dovish. Nello statement i consumi sono stati downgradati a “crescita moderata” rispetto a “crescita forte” di Dicembre. l’obiettivo di inflazione è stato definito ufficialmente “simmetrico”. La remunerazione delle riserve è stata  aumentata di 5 bp, ed è stato annunciato che i repo e il programma di acquisti verranno gradualmente ridotti nel  secondo semestre, ma chiaramente queste linee guida possono venire modificate al bisogno. Powell ha espresso  preoccupazione per il  livello basso dell’inflazione e osservato che il mercato del lavoro potrebbe avere altro spazio perchè le  pressioni salariali sono ridotte. L’economia è giudicata positivamente ma  sono stati sottolineati i rischi esterni,  compreso  il Coronavirus. Ma il Presidente Fed non ha preso alcun impegno, limitandosi ad osservare che la  politica monetaria non è su un percorso predefinito. Il  risultato pratico sono stati circa 10 bp di tagli prezzati in più sulla  curva, che ora sconta interamente 2 ulteriori tagli entro 2021 di cui un all’ 85% entro dicembre prossimo.
Un po’ poco per scaldare gli animi.
Dopo la chiusura, alcune trimestrali eccellenti. Se Microsoft ha riportato bene (revenues +14% YoY e oltre 1$mld superiori alle attese) Facebook è  stata  accolta male, a  causa di una crescita di nuovi utenti ai minimi storici e una discreta salita dei costi. Trionfale l’accoglienza dei numeri di Tesla (EPS 2.14$ vs 1.72 atteso, fatturato 7.38 bln vs 7.06 attesi e una giudance di cashflow positivo). Il titolo è arrivato a fare + 14% in aftermarket. Ci si chiede però  quale trimestrale  possa giustificare un +150% in poco più di 3 mesi.

In nottata, puntuali, sono arrivati i nuovi numeri sul Coronavirus, che restano perfettamente in linea con il trend precedente. Circa 1.700 infettati in più, a 7..783,  mentre i morti sono giunti a 170 con un incremento di 35. Anche Ikea ha chiuso i suoi punti vendita, mentre la riapertura delle scuole è rinviata a data da destinarsi.
Per quanto in linea con il trend, i nuovi dati hanno imposto un tono negativo ai mercati asiatici.  Il  rientro di Taiwan ha coinciso con un bagno di sangue (-5.75%) e gli investitori sono portati a chiedersi cosa avverrà alla  riapertura dei mercati locali cinesi.
Tra l’altro,  dall’amministrazione USA si son sentiti in dovere di far sapere che le  difficoltà  cinesi non saranno considerate motivo per ridurre i dazi. Il South China Morning Post ha invece osservato che il crollo delle commodities (il  CRB ha perso oltre il 5% in 7 sedute ed è  in negativo dell’8% da inizio anno) rende praticamente inverosimile il target di 200 bln di acquisti di beni USA.
A questo punto, un importante sviluppo in positivo o in negativo potrebbe essere il comportamento delle infezioni fuori dal territorio cinese. Per il momento si tratta di numeri ridotti, e il fatto che ormai il problema sia evidente e ovunque si prendano precauzioni può servire a limitare i contagi. Se i numeri rimanfgono bassi è un plus, viceversa il problema è destinato  ad aggravarsi.

L’apertura europea ha ereditato in toto il sentiment dell’Asia, e  gli indici hanno rapidamente accumulato discreti passivi. Il generale  la price action ha messo in mostra tutto l’armamentario del “risk off”: rendimenti in calo, beni rifugio in rialzo, petrolio e commodities a pezzi, e così via. Un esaurirsi dell’effetto elezioni in Emilia Romagna, insieme con lo svolgersi delle aste medio lungo termine (8.75 bln su 3 linee, 5, 10 anni e CCT) ha posto uno stop alla  performance del BTP, che però  dopo una mattinata altalenante vede comunque il rendimento scendere, sebbene meno del bund.

A metà  giornata la Bank of England ha deliverato la solita delusione, lasciando i tassi invariati dopo che diversi membri avevano lasciato intendere di preferire un taglio (decisione presa a maggioranza di 7 a 2). La sterlina ha reagito positivamente e i bonds UK e globali hanno ceduto temporaneamente qualcosa.

Nel primo pomeriggio in US era attesa la  prima lettura del GDP USA del quarto trimestre. La crescita è stata marginalmente superiore alle attese (2.1% annualizzato vs 2% atteso). I dettagli però risultano più deboli, con i consumi in rallentamento sotto attese (1.8% vs 2% atteso) e gli investimenti ancora in contrazione. Negativo anche il contributo delle scorte, la sorpresa  positiva si deve interamente al canale estero, che ha visto una fortissima contrazione delle importazioni (-8.6%). Altri contributi positivi da spesa pubblica e investimento residenziale. Debolissima la componente prezzi, con il PCE deflator core ben 0.3% sotto attese, a 1.3%.
In generale un dato bruttino. Finora il GDP  è stato tenuto su dai consumi e segnali di rallentamento non sono benvenuti, perchè gli investimenti non sembrano in grado di raccogliere il testimone, come si nota anche dagli ultimi report dei durable goods orders. Va però  osservato che questo è  un report preliminare probabilmente soggetto a revisioni.

Wall Street è partita a sua volta  in calo, ma in generale in misura inferiore all’Europa, e con un Nasdaq a tratti in grado di portarsi in positivo, a dimostrazione di un sentiment incredibilmente resiliente. L’impressione è che l’ossessione di perdere il rally, su questo indice pieno di titoli che hanno mostrato recentemente performance clamorose (vedi Tesla e Microsoft oggi, Apple i giorni scorsi) , sia addirittura più forte che altrove e induca gli investitori a gettarsi su qualunque tipo di “dip”. Così l’azionario USA si è  inserito in una price action volatile, con limite inferiore il supporto in area 3.250 testato 2 volte lunedì, che per il momento ha tenuto.
L’azionario Eurozone ha chiuso in una fase down, e così gli indici terminano a poca distanza dai minimi di seduta, e, relativamente agli aspetti tecnici, a contatto con il supporto costituito dal minimo di lunedì (il Dax ha chiuso leggermente sotto. In calo ovunque, tranne in UK, i rendimenti, mentre il Dollaro ha forse risentito della lieve dovishness del FOMC, o del supporto in area 1.10 vs €, e cede qualcosa per la  prima volta da giorni.
Stasera riportano Amazon e Visa, dopodichè anche il grosso dell’earning season è alle spalle (c’è però Caterpillar domani), e quindi il mercato potrà  tornare a concentrarsi su crescita, politica monetaria e Coronavirus.
Dal punto di vista tecnico, nel breve la direzionalità è legata all’esito del test dei citati supporti. Personalmente, punto ad una rottura ribassista. Ero convinto che il mercato nel breve prezzasse uno scenario ottimistico prima della comparsa del  Coronavirus, e ritengo che, senza il bisogno di essere catastrofici sul problema specifico, le incognite che questo presenta, e l’impatto che sicuramente sta avendo sulla crescita cinese ed asiatica in particolare, siano più  che sufficienti per indurre il mercato azionario a prezzare un po’ più di incertezza. L’euforia che regna su certe aree può ritardare la reazione ma non servirà  ad annullarla.