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Stabilizzazione dei mercati azionari a inizio mese, nonostante segnali di escalation sul trade.


Il clima sul global trade continua a deteriorarsi, giorno dopo giorno. Nel week end non sono mancati i colpi di scena in questo senso:
** La Cina ha messo sotto inchiesta l’americana FedEx per aver, apparentemente, dirottato delle consegne destinate a Huawei. La TV di stato ha dichiarato che questo è “un avvertimento per altre aziende e organizzazioni che violano le regole”. Tutto ciò a 48 ore dalla minaccia di inserire in una lista nera le aziende che boicottano Huawei.
** Il Ministro della Difesa US Shanahan ha dichiarato a Singapore che il comportamento cinese “volto a minacciare l’indipendenza dei paesi e a seminare zizzania” deve cessare. Allo stesso evento il Ministro della Difesa Cinese Feng ha dichiarato che la Cina non ha intenzione di fare il boss del quartiere ma è pronta a “lottare fino alla fine” e se qualcuno osa dividere Taiwan dal paese, l’esercito non ha scelta che reagire.
** Trump ha aperto l’ennesimo fronte commerciale, questa volta con l’India, dichiarando che non può più essere considerata un paese emergente, e quindi annunciando la cancellazione delle esenzioni dai dazi.

Non tutte le notizie sono state negative però.
** Trump ha smentito le indiscrezioni del NYT secondo cui la Casa Bianca stava considerando di mettere dazi sulle importazioni dall’Australia.
**Il PMI manifatturiero cinese di Maggio elaborato da Markit ha parzialmente smentito quanto indicato dall’omologo del servizio statistico nazionale, uscendo invariato rispetto ad aprile a 50.2, marginalmente sopra la soglia di contrazione e sopra le attese per 50. Tra i sottoindici, modesto rimbalzo dei new orders (+0.3 a 50.7) e calo della produzione (-0.6 a 50.1). Nulla di cui gioire particolarmente, ma, diversamente dal PMI ufficiale, nemmeno indizi di ulteriore perdita di momentum del ciclo cinese.
In questo contesto, la seduta asiatica non ha nemmeno sfigurato, con i principali indici in ordine sparso, compresi tra il -0.92% di Tokyo e il + 1.4% di Mumbai. Sorprendente il + 1.1% di Seul che ha ignorato un PMI davvero bruttino (48.4 da prec 50.2). In rallentamento anche il manifatturiero australiano (52.7 da 54.8).

L’apertura europea è stata maggiormente in linea con il tono delle news, con gli indici rapidi ad accumulare un consistente ribasso.
La pubblicazione dei PMI manifatturieri finali di maggio ha riservato qualche sorpresa. A farsi carico della sottoperformance dell’Europa periferica è stata ancora la Spagna (50.1 da prec 51.8 e vs atetse per 51.3) che si è fermata sul livello di stagnazione. Sorpresa positiva, per contro, dall’Italia (49.7 da prec 49.1 e vs attese per 48.5), che marca i massimi da settembre scorso. Più che il livello, ancora coerente con marginale contrazione, è il trend la buona notizia, trend che si riflette anche nei new orders (+1.8% a 49.6).  Il miglioramento è stato trainato dal consumer goods sector, forse un effetto del supporto ai consumi dall’entrata in vigore del reddito di cittadinanza.Vedremo come andrà con i servizi mercoledi.
Nessuna modifica degna di nota dalla revisione dei dati Francese e tedesco.
In generale, a 47.7, il manifatturiero continentale continua a mostrare un tasso di contrazione rilevante (in larga parte dovuto alla crisi del comparto in Germania). Ma, se non altro, non si avverte, per ora, un impatto particolare da parte del ritorno delle frizioni USA Cina (effetto che sembra di vedere in altre economie).
Mercoledi i PMI servizi ci diranno se, e in che misura, la domanda interna inizia a risentire della debolezza del settore manifatturiero.

Coi PMI alle spalle, il sentiment ha preso a migliorare. L’asset più rapido a cambiare direzione è stato il BTP, che, inizialmente depresso dal rimbalzare di indiscrezioni sui media che Conte alla conferenza stampa di stasera avrebbe dato le dimissioni, ha reagito rapidamente al PMI migliore delle attese, avvantaggiandosi anche della correzione di tiro dei media sulla citata conferenza, e del tono conciliante del MEF nella risposta all’EU pubblicata venerdi sera a mercati chiusi. Tria ha avanzato tre fattori rilevanti a giustificazione della violazione del criterio del debito:
** Una crescita del PIL nominale inferiore rispetto a quella del 2017
** Un disavanzo strutturale del 2018 sostanzialmente invariato
** Entrate fiscali YTD migliori del previsto che indicherebbero un deficit del 2019 inferiore a quello previsto nelle ultime proiezioni della Commissione (2,5% del PIL).
Nella lettera, Tria ha riconosciuto che “in linea di principio sarebbe necessario un avanzo primario più elevato” e ha ribadito l’impegno a ridurre il deficit strutturale di 0,2 punti di PIL nel 2020. Vedremo se basterà a commuovere la Commissione Mercoledi.

Convinto dalla conferma dei PMI, dal BTP, o da altro, l’azionario si è progressivamente ripreso ed ha approcciato il primo pomeriggio con marginali guadagni. Non che i bonds abbiano granchè accusato, peraltro, continuando a guadagnare terreno, anche se con meno impeto rispetto al primo mattino.

Venendo ai dati US, l’ISM manifatturiero USA di maggio ha continuato a mostrare una decelerazione per il settore. A 52.1 da precedente 52.8, ha deluso attese per un modesto recupero a 53, marcando i minimi da ottobre 2016. A mitigare la negatività, il rimbalzo dei new orders 52.7 da prec 51.7) e il ritorno a crescere degli export orders (51.0 da 49.5), che sembrano anticipare una stabilizzazione. Discreto anche l’employment (53.7 da 52.4). Resta comunque evidente l’ulteriore perdita di momentum del manifatturiero, dai livelli di attività della seconda metà del 2018, ed anche del primo trimestre del 2019 (la media a 6 mesi è di 54 punti).
Vale la pena di osservare che  i nuovi fronti con Messico e a maggior ragione India non hanno  potuto impattare su questo report, che forse quindi dovrà scontare qualcosa i prossimi mesi.
A margine, il PMI manifatturiero elaborato da Markit è stato rivisto marginalmente al ribasso (-0.1 a 50.5) e conferma un livello di attività appena sopra la stagnazione, e ai minimi da 10 anni. Il sottoindice dei new orders ha mostrato contrazione. Un report che dipinge uno scenario assai più debole rispetto al più seguito ISM.

Ostacolata dalla pesantezza di Alphabet e Facebook (entrambe attorno al -7%), che sembrano sul punto di incorrere nelle ire dell’Antitrust, e hanno zavorrato in particolare il Nasdaq, Wall Street ha oscillato un po’ prima di imboccare nuovamente la via del ribasso. I malumori d’oltreoceano non hanno infastidito più di tanto l’azionario continentale, che ha chiuso in corrispondenza di una fase “up”. Buona la performance dell’€ che si è avvantaggiato della “forza relativa” dei dati. Stabili i tassi core, il calo dello spread è spettacolare in relazione ai motivi che lo hanno generato, ad ennesima dimostrazione di un quadro tecnico supportivo. Ma i safe heaven assets (oro, Yen) hanno tenuto o performato ulteriormente, a rimarcare un livello di guardia sempre elevato.

A mercati europei chiusi, Conte ha dichiarato, come atteso, che è necessario ricompattare la coalizione per continuare. Finchè non cambiano, le regole EU vanno rispettate. Quindi deve rientrare la conflittualità tra gli alleati e ripartire l’azione, altrimenti lui mette il suo mandato a disposizione. La parte sulle regole EU, attesa, ha sicuramente dato forza alla carta italiana.

Gli appuntamenti principali della settimana sono:
** Mercoledì i PMI servizi e Composite finali di Maggio in tutto il mondo, e l’ISM non manufacturing in US.
** Giovedì il meeting ECB
** Venerdì il labour market report USA di maggio
Il discorso del Vicepresidente Pence è stato rinviato, per evitare la concomitanza di una retorica probabilmente poco tenera nei confronti della Cina con l’anniversario dei 30 anni di Piazza Tienanmen.