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Sorpresa! I dati macro cinesi migliorano. USA chiusi per festività.

Quelle surprise!
I dati macro cinesi di dicembre, attesissimi dopo il flop di quelli di novembre, sono usciti con un buon tono, tutto sommato: la produzione industriale ha sorpreso significativamente in positivo (+5.7% da prec +5.4% e vs attese per 5.3%), mentre minore, ma comunque presente, è stato il miglioramento delle retail sales (+8.2% da prec 8.1% e vs attese per 8.1%). Stabile il tasso di incremento degli investimenti (5.9% vs attese per  6%), che era stata l’unica nota positiva del report di novembre.
E’ stato pubblicato anche il GDP del quarto trimestre 2018, il quale, in perfetto stile cinese, ha centrato le stime alla virgola, terminando più o meno in linea con il target ufficiale (area 6.5%), ma appena inferiore, a indicare la perdita di momentum finale citata dalle autorità. Vero o falso che sia, si tratta del tasso di crescita più basso da 10 anni, il che giustifica il ricorso a misure di stimolo dell’economia che stiamo vedendo.
Tornando ai dati di dicembre, personalmente ero convinto che, dopo le dichiarazioni del Premier (“We aim to have a good start of the economy in the first quarter”), avremmo iniziato a vedere una stabilizzazione dei dati a Dicembre, e mi attendo ulteriori miglioramenti nei prossimi mesi, o quanto meno un’edulcorazione della situazione reale, per quanto possibile.
Al di la dei misteri degli uffici statistici nazionali, la capacità (o meno) delle autorità cinesi di generare un rimbalzo congiunturale costituisce una delle chiavi di lettura di questo 2019, in grado di influenzare parecchio l’economia globale e la direzione dei risk asset. Personalmente, sono relativamente ottimista, e mi aspetto di cominciare vedere i frutti di quanto erogato, e in corso di erogazione, nel primo semestre del 2019. Viceversa, si tratterà di prendere atto che il ciclo cinese sta diventando progressivamente sordo agli stimoli tradizionali, quindi l’economia globale non potrà trarne un supporto significativo. Infatti, a meno che non ci troviamo di fronte a un disastro economico, dubito che, nella situazione attuale, le autorità vogliano tornare  a pacchetti di stimolo sul modello di quello del 2009.
Vedremo. Per il momento ritengo che politica monetaria e fiscale abbiano ancora sufficiente margine di manovra per lo meno per stabilizzare il ciclo. Bisognerà però fare i conti anche con gli esiti della trade war con gli USA.
A tale proposito, Trump ha dichiarato sabato che vi sono stati progressi in direzione di un accordo, anche se ha smentito di aver preso in considerazione riduzioni di tariffe. E’ poi emerso che durante le scorse trattative, la Cina avebbe proposto di incrementare gli acquisti di beni US per i prossimi 6 anni, fino ad eliminare il surplus commerciale. Questa notizia ha causato lo strappo finale dell’S&P 500 venerdi sera, sebbene vari reports segnalino che è stata accolta con scetticismo da parte US.
Vi sono anche notizie dai toni meno costruttivi: Bloomberg riporta che i progressi sul fronte furto di proprietà intellettuali sono pochi, il che può seriamente ostacolare un accordo, mentre la Casa Bianca starebbe preparando un ordine di restrizione per gli investimenti delle Telecoms cinesi un US.
Dovremmo avere notizie più certe il 30-31 quando il Vicepremier Liu He si recherà a Washington. Al momento Trump però sembra desideroso di prolungare la tregua, per non strozzare il recupero del sentiment macroeconomico ed il rimbalzo di Wall Street.
Considerazioni simili, o anche legate alla recdnte perdita di consenso (vedi Lampi di giovedì) hanno indotto il Presidente a tentare una mediazione per interrompere lo shutdown, barattando concessioni sul fronte immigrazione. Finora la risposta Democratica è stata tiepida. Ma comunque non sembra più un muro contro muro.

Con queste premesse, la seduta asiatica oggi è partita con un buon tono, anche se forse non del tutto in linea con gli acuti di Wall Street venerdi sera. In ogni caso, la chiusura per Martin Luther King’s day dei mercati americani ha attribuito alla seduta un tono semifestivo. Cosi le performance dei principali indici risultano comprese tra il +0.2% di Sydney e il +0.7% delle “H” shares cinesi, in un contesto di price action assai tranquilla.

L’apertura europea è avvenuta con un tono lievemente più dimesso, in linea con i futures US. In assenza di dati macro significativi, con gli USA chiusi, ed in attesa dell’esposizione del Piano B della May in Parlamento UK, i mercati si sono assestati con modeste perdite, riverberate anche sull’obbligazionario, con i rendimenti tedeschi in calo e lo spread in leggero allargamento.

Sul fronte Brexit, la May ha abbandonato l’impostazione “transpartiitica” che aveva assunto dopo il fallimento della mozione di sfiducia, a favore di un tentativo di riaprire le negoziazioni con l’EU. All’interno del Parlamento è difficile tenere il conto del numero di emendamenti che circolano, tra quelli che vogliono evitare una no deal brexit, a quelli che mirano a richiedere l’estensione dell’articolo 50, a quelli che si ripromettono di approvare, a pezzi e bocconi, le parti di una proposta di accordo. Si parla anche di un emendamento per chiedere un nuovo referendum, anche se non è affatto evidente che al momento in Parlamento vi sia una maggioranza per una richiesta del genere. Da qui al 29 gennaio, giornata in cui andrà al voto il piano definitivo, ne sentiremo di tutti i colori, temo.

In assenza di altri sviluppi ad eccezione di quelli, difficili da interpretare, sulla Brexit, il mercato europeo si è avviato a chiudere su per giù come aveva aperto, mostrando un livello di attività tipico dei giorni festivi.

Da domani torna l’ordinaria amministrazione, ma il calendario macro prende vita lentamente, con lo ZEW tedesco, e i dati sull’immobiliare USA. Parte anche il forum di Davos, che però fa più notizia per le assenze che per le presenze.
Mercoledi l’attività incrementa leggermente, con il meeting BOJ, e il Richmond FED manufacturing in US. Giovedi si decolla: infatti abbiamo i PMI manifatturieri e servizi di gennaio in Giappone, Eurozone e USA, attesissimi per capire come evolve l’attività economica globale dopo i flop di dicembre. E poi c’è il meeting ECB, all’interno del quale i tempi potrebbero rivelarsi maturi per segnalare ufficiosamente una nuova TLTRO. Venerdi chiudiamo con l’IFO tedesco di gennaio.

Inoltre, durante la settimana riportano 59 aziende dell’S&P 500 tra cui J&J, IBM, Ford, P&G e Intel. A fine settimana si dovrebbe cominciare a capire che forma prende l’earning season (al momento abbiamo un 80% di beat ratio e un 16% di earning growth ma con l’11% di aziende che ha riportato è terribilmente presto).