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Rimbalza il sentiment in chiusura di settimana, alla vigilia del week end elettorale in EU.

Ieri sera, un recupero finale non ha cambiato nella sostanza quella che è stata una seduta decisamente debole per Wall Street (S&P 500 -1.19%, Nasdaq -1.58%).
Come in praticamente ognuna delle precedenti occasioni, Trump, a mercati chiusi, ha prodotto commenti costruttivi sul trade: Huawei è “molto pericolosa” per la sicurezza USA, ma una soluzione per l’azienda cinese  può essere inserita in un accordo commerciale con la Cina. C’è una “buona possibilità” che un accordo venga raggiunto.
Certo, Trump ci ha abituato a bruschi cambi di scenario (l’ultimo, appunto, sul trade il 5 Maggio) ed è possibile che il Presidente cambi nuovamente atteggiamento. Ciò detto, recentemente siamo andati ben oltre le minacce, le azioni varate sono decisamente concrete, e stanno creando effetti su economie e singole aziende. Si trattasse solo di questioni commerciali, sarebbe possibile mettersi d’accordo. Ma qui sono entrati in ballo da un lato la sicurezza nazionale, e dall’altro l’indipendenza e la dignità del paese, due questioni su cui è assai più difficile giungere a compromessi. E la radicalizzazione delle posizioni non facilita le cose. Il sentiment anti Cina ha così preso piede in US che persino il New York Times, assai critico della Casa Bianca, pubblica editoriali come questo, in cui si dice che l’America non si merita Trump come Presidente, ma la Cina si. Se questa è l’aria che tira in America, probabilmente Trump non ha nemmeno più motivi “elettorali” per cercare un accordo a tutti i costi.
In Cina poi il sentimento anti-americano viene fomentato direttamente dalle autorità, coi media ufficiali.
Continuo a ritenere una composizione rapida della disputa assai improbabile nel breve. Chiaramente, un marcato deterioramento del quadro potrebbe portare le parti a più miti consigli. Ma visto il quadro, a mio parere la situazione deve peggiorare un bel po’.
Tanto per confermare l’andazzo, l’USTR ha illustrato una proposta che prevede l’imposizione di dazi ai paesi che ingaggiano svalutazioni competitive, o alterano la competitività tramite sussidi alle proprie aziende/settori. Ogni riferimento è puramente casuale…..

Comunque sia, i commenti di Trump hanno sortito effetti, su un azionario globale che comunque nel breve aveva accumulato un bel po’ di negatività. Le borse asiatiche, che ieri avevano chiuso prima che si materializzasse il grosso dello storno, hanno mostrato una generale tendenza a recuperare,e l’Europa ha aperto con un discreto rimbalzo, continuando a recuperare in corso di mattinata.

Partenza di slancio per il BTP, che ha apparentemente ottenuto supporto dal sorprendente risultato assegnato dagli exit poll ai Laburisti in Olanda, dove invece gli Euroscettici hanno ottenuto molto meno di quanto preventivato. La possibilità  che il risultato delle Europee sia più pro – EU delle attese ha messo le ali ai piedi alla carta italiana,e offerto ulteriore supporto anche all’€. Un altro catalyst positivo è arrivato a metà mattinata, quando Salvini ha deciso di concludere la campagna elettorale con toni conciliatori dichiarandosi disposto a trattare con la Merkel e Macron. Su queste basi, anche Milano ha recuperato bene.

A metà giornata sono rimbalzate dichiarazioni del Premier cinese Li Kequang: la Cina ha margine di manovra sul fronte fiscale e implementerà sgravi per sostenere il ciclo, alla luce delle crescenti minacce esterne. Le notizie hanno dato ulteriore spunto al sentiment, anche se non è mancato chi ha commentato che sono mosse che rendono evidente che la Cina si sta preparando ad un lungo scontro.

Nel primo pomeriggio, l’unico dato macro US di peso: i durable goods preliminari di aprile hanno significativamente deluso. Lasciando perdere il dato headline, inquinato dalle componenti volatili (difesa e aeromobili) il dato core ha ceduto lo 0.9% vs attese per -0.3%, ma soprattutto il dato di marzo è stato rivisto da 1.4% a +0.3%. Questo cambia parecchio il profilo del capex tra la fine del primo trimestre e l’inizio del secondo, con impatto sui relativi GDP. In generale non sembra che gli investimenti siano stati particolarmente arzilli in US, e questo prima del cambio di scenario sulla trade war.
Questo, o la percezione che il week end è carico di incognite (risultati elezioni, eventualmente reazione cinese agli attacchi a Huawei) hanno temperato un po’ il sentiment, con il risultato che gli indici europei chiudono con performance generalmente positive, ma ad una certa distanza dai massimi, segnati a metà seduta. La debolezza dei dati US ha prodotto una continuazione del movimento di discesa del dollaro iniziato ieri. la sterlina ha avuto una seduta volatile, con l’annuncio delle dimissioni della May per il 7 giugno, e il Premier in pectore Johnson a fare dichiarazioni risolute (vedi sotto), ma alla fine l’incombere del week end elettorale ha portato ricoperture anche li.
*BORIS JOHNSON: BELIEVE WE’LL LEAVE EU OCT. 31 DEAL OR NO DEAL
*BORIS JOHNSON: WAY TO GET GOOD DEAL IS PREPARE FOR NO-DEAL
*BORIS JOHNSON: WANT PRAGMATIC BREXIT, BUT MUST PREPARE NO-DEAL
Abbastanza stabili i rendimenti US e Europa Core mentre gli spread periferici hanno fatto faville, trainati dalla citata performance spaziale del BTP.
Wall Street oscilla poco sopra la parità, chiusa tra i rischi (ma anche le opportunità) del week end, ed un posizionamento che diventa sempre più difensivo.

Sul fronte tecnico, sviluppi interessanti.
L’S&P 500 sta disegnando un testa e spalle con neckline proprio su 2.800 punti, un livello che ha assunto enorme rilevanza tecnica in passato, avendo funto da supporto o resistenza diverse volte negli ultimi 12 mesi.

Va detto che quando le figure tecniche sono cosi evidenti e di dominio pubblico (ne parla perfino Bloomberg), possono produrre reazioni imprevedibili. E i testa e spalle sono famosi per produrre fallimenti assai violenti. Ciò detto, sono chiari sia la figura tecnica “toppish, che l’attuale fallimento in area 2940 punti, stesso livello di settembre scorso più o meno. E in generale è evidente la perdita di momentum del rialzo partito a inizio 2016, che dopo una salita quasi verticale nella seconda metà del 2017 ha messo a segno 3 massimi a gennaio 18, settembre 18 e (per ora) aprile 2019 nello spazio di 100 punti. Si dice che i trend, prima di invertirsi si indeboliscono, questo trend lo sta facendo, come si vede dall’appiattimento della media mobile a 200 giorni.