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Resta elevata la risk aversion sui mercati

Ieri sera, Wall Street ha portato a casa il rimbalzo (+1.3% l’S&P 500). In cerca di un catalyst per il movimento, si è parlato dell’intervista di Kudlow, citata ieri, come foriera di ottimismo (mah!) o delle dichiarazioni di Navarro sul fatto che “appena la Cina è stata dichiarata currency manipulator, hanno subito detto che stabilizzavano la divisa” (ancora, cosa ci si aspetta che dichiari un paese alle prese con instabilità del cambio?). La verità è probabilmente che il mercato stava ancora scaricando l’ipervenduto di breve, dopo 6 sedute di fila negative, culminate con la pesantissima liquidazione di lunedi.

In realtà non è che le news in notturna siano state particolarmente ispirate:
** Bloomberg ha rivelato che gli Stati Uniti starebbero indagando su centinaia di milioni di $ di transazioni che avrebbero contribuito a finanziare il programma nucleare nord coreano e in cui, stando alle ultime indicazioni, sarebbero coinvolte tre grandi banche cinesi
** Il Dipartimento del Commercio USA ha dichiarato che chiederà depositi agli importatori di mobilia in legno cinese in reazione a sussidi statali
** Il Ministro del Commercio cinese ha dichiarato in un intervista che, a prescindere dall’esito delle trattative con Trump, la Cina ridurrà la propria esposizione ai titoli di Stato US per diversificare le proprie riserve, tra le opzioni alternative sono stati menzionati l’oro, titoli di stato di altri paesi, azioni e immobili.
** Infine il fixing della PBOC è avvenuto appena sotto 7 vs Dollaro ( 6.9996).

Con queste premesse, il sentiment è tornato a deteriorarsi in Asia, con i Future USA in negativo e le principali piazze in calo.
A quel punto, sono nuovamente intervenute le Banche Centrali.  In successione, la Reserve bank of New Zealand, la Reserve Bank of India, e la Bank of Thailand hanno tagliato i tassi, la prima di un importo doppio rispetto alle attese, e la terza totalmente a sorpresa (solo 2 analisti su 29 lo avevano indicato).
La pioggia di tagli ha impresso un ulteriore spinta al ribasso sui rendimenti globali, e, comprensibilmente, ridato un po’ di vigore al sentiment, rafforzando l’impressione che la complessa situazione macro/politica verrà affrontata con razioni pantagrueliche di stimolo monetario.

Così la seduta, per l’azionario europeo, è partita con un clima più in linea con quello della serata di ieri. Il rovescio della medaglia è che la compressione sui rendimenti si è ulteriormente accentuata, con una nuova raffica di record sulle varie scadenze. Basti pensare che Spagna e Portogallo distano dai rendimenti negativi, sul 10 anni, appena 15 e 16 basis points!  Presumibilmente, anche le dichiarazioni di parte cinese sulla diversificazione delle riserve valutarie possono aver contribuito al movimento.
Naturalmente il settore bancario continua a soffrire di questa situazione paradossale. Oggi poi le banche Eu hanno risentito anche della brutta accoglienza di piazza Affari alla trimestrale di Unicredit.
Un altro corollario di quest’assalto delle autorità monetarie è la domanda di metalli preziosi, che hanno aperto la seduta sui massimi. Oltre ad essere visto come un bene rifugio, l’oro è considerato assimilabile ad una currency, ma,  teoricamente, non può essere stampato, o avere rendimenti negativi oltre il costo di stoccaggio, il che lo rende preferibile a molti “concorrenti”.

Sul fronte macro, ancora brutte notizie in Germania. La produzione industriale a giugno ha deluso (-1.5% da prec +0.1% e vs attese per -0.5%). Il calo nel secondo trimestre rispetto al primo è del 1.9%, il peggiore dal 2012 (e il quarto calo trimestrale a fila). A questo punto una contrazione del GDP nel secondo trimestre del 2019 è quasi certa. Ci si chiede cosa ci voglia ancora per convincere il Governo ad allentare i cordoni della borsa e fare un po’ di stimolo fiscale.

Sul fronte politico italiano, la mozione del Movimento contro la Tav è stata rigettata con ampio margine. le tensioni non sono mancate ovviamente, visto che i 2 partiti in coalizione si sono trovati su fronti opposti, e l’opposizione chiede che Conte salga al Quirinale.
Il fatto è che le 2 formazioni hanno poco interesse a causare una crisi di Governo, per il momento: I 5 Stelle, in caso di nuove elezioni, rischiano di vedere dimezzati i loro seggi. Salvini ha incassato una doppia vittoria nelle ultime 72 ore, sta continuando a guadagnare nei sondaggi, ed ha la possibilità di ricattare di Maio con le elezioni, appunto, arma che gli ha permesso di ottenere tutto tranne le autonomie. infine, quello dei 2 alleati che apre la crisi si prende la responsabilità di mandare a casa un esecutivo che, nonostante tutto, gode ancora di un certo favore tra l’elettorato. Oltretutto, il Parlamento va in vacanza venerdì, fino alla seconda settimana di settembre e quindi sembra che per ora i rischi stiano rientrando.
Il BTP sembra aver preso atto della situazione, con lo spread in costante restringimento in giornata, anche se è difficile separare un eventuale effetto politico da quello della compressione dei rendimenti, che In Eurozone lascia solo Italia e Grecia a offrire rendimenti minimamente significativi dai 5 anni in su (vedi figura).

Il buon tono ha raggiunto il culmine nella tarda mattinata europea, dopodichè il sentiment ha ripreso a deteriorarsi, una volta di più senza particolari motivi, anche se è impossibile tener conto di tutte le headline.
La discesa dell’azionario ha reso ancora più spasmodica la domanda di asset rifuglio, con oro, argento, bonds core e treasury tutti a staccare nuovi record.
Trump non ha trovato di meglio da fare che accanirsi sulla Fed con una serie di tweet il cui succo è: tutti tagliano i tassi tranne la FED che è troppo orgogliosa per ammettere di aver sbagliato. Il problema è la loro incompetenza e non la Cina, che tanto contro gli USA non può vincere. Ma senza la Fed, che permette agli altri paesi di derubare gli USA con svalutazioni ad hoc, sarebbe tutto molto più facile.
E’ possibile che queste esternazioni abbiano avuto qualche impatto sul Dollaro, instillando negli investitori timori che la Casa bianca potrebbe intervenire per indebolirlo. Ma di fatto il biglietto verde sembra risentire in particolare del peggioramento del sentiment, nella misura in cui questo può impattare sulle attese di politica monetaria Fed. Al momento i Futures sui Fed Funds scontano certezza di un taglio a settembre, con 40% di probabilità che sia di 50 bps, e una probabilità del 18-20% che i tassi vengano tagliati di 100 bps tra settembre e dicembre.

A metà pomeriggio, sul South China Morning Post è comparso un pezzo in cui si sostiene che, nonostante i recenti eventi, le Autorità cinesi hanno in programma di partecipare ugualmente ai colloqui su territorio USA in Settembre. Il temporaneo sollievo ha concesso all’azionario Eurozone chiusure positive, che sono però in parte dovute alla circostanza che ieri sera Wall Street ha accumulato il grosso del rialzo dopo la chiusura europea.
Il resto degli asset, currencies, bonds, preziosi etc, parla di una risk aversion rilevante. Detto dei nuovi minimi dei rendimenti (il 30 anni USA a 5 bps dal minimo storico), lo Yen e il Franco svizzero  hanno guadagnato lo 0.7%, e l’oro ha superato 1.500$ l’oncia per la prima volta dall aprile 2013. In calo di quasi il 5% il petrolio, colpito, oltre che dalla risk aversion, da scorte EIA assai sopra attese (+2.385 mln barili vs attese per calo di 2.7 mln).

Difficile orientarsi, nel breve, con questa volatilità elevata. L’impressione è che, in un continuo alternarsi di rimbalzi e correzioni, l’S&P possa andare a fare un nuovo minimo relativo nelle prossime sedute, eventualmente con un test della media mobile a 200 giorni (area 2790) come avvenuto a inizio giugno, prima di un recupero più convincente.

In generale, con il quadro macro che mostra più di un incognita, la nuova escalation sulla trade war, e i mercati dei tassi che scontano tanto in termini di easing delle politiche monetarie, la prospettiva per l’azionario globale risulta certamente peggiore rispetto a qualche settimana fa.