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Qualche nervosismo alla vigilia della firma dell’accordo USA – Cina

Ieri sera, Wall Street ha stampato ancora un altro record, con un accelerazione finale favorita dalla conferma ufficiale che alla Cina è stata tolta la  qualifica di “manipolatore della divisa” che gli era stata attribuita appena ad Agosto scorso dal dipartimento del Tesoro USA. Il report semestrale cita l’impegno dei Cinesi a astenersi da svalutazioni e incrementare trasparenza e affidabilità. La Cina resta sotto osservazione, in ogni caso. E’ comunque in buona compagnia: sulla lista dei paesi oggetto di monitoraggio il Tesoro USA ha il Giappone, la Corea, la Germania, l’Italia, il Vietnam, la Malesia, Singapore e a questo giro è stata aggiunta la  Svizzera.
La notizia è  stata vista come un ulteriore segnale distensivo in vista della firma di domani (ore 11.30 AM US, 17.30 Italiane, secondo  Bloomberg). In ogni caso non è che l’azionario USA abbia bisogno di troppe scuse per salire, di questi tempi.
Sempre in tema di Trade, in anticipazione di quanto verrà divulgato domani, Politico.com ha riportato che la Cina si è impegnata ad acquistare 200 bln $ di beni americani nei prossimi 2 anni, di cui 75 bln $ di manufatti, 50 bln di energia, 40 di beni agricoli e 35/40 di servizi. Viene da chiedersi chi vedrà corrispondentemente ridurre le proprie commesse. A tale proposito, il nuovo responsabile EU per il trade Phil Hogan si sta recando a Washington a incontrare il responsabile del US Trade Representative Lighthizer proprio in questi giorni.

Nonostante i fasti USA, la seduta asiatica ha avuto un tono contrastato, con l’intero China complex in controtendenza rispetto agli altri indici. Una sottoperformance sorprendente, alla luce dei buoni dati di bilancia commerciale di dicembre pubblicati: le esportazioni sono rimbalzate del 7.6% anno su anno, dal -1.3% di Novembre e vs attese per +2.9%. Ancora più vigorosa la  ripresa delle importazioni (+16.3% anno su anno, da precedente +0.8% e vs attese per +9.6%). I numeri sono agevolati dalla base bassa di partenza, ma comunque costituiscono infine un bel segnale (le esportazioni cinesi scendevano da 4 mesi di fila). In generale si stanno intensificando i segnali di una ripresa della domanda  globale e con essa del global trade.

Il tono sui mercati si è ulteriormente opacizzato con l’apertura europea. Gli indici continentali sono stati protagonisti di un brusco inabissamento, seguito da un altrettanto brusco rimbalzo, entrambi rimasti senza spiegazioni valide, visto che in Eurozone non erano previsti dati di alcun tipo.
In mattinata era prevista l’asta BTP (6.75 bln su 3 linee, 3, 7 e 20 anni). L’asta è stata ben assorbita, con buona domanda in particolare sul 20 anni, uscito oltre 25c sopra il livello di secondario.
Fine delle trasmissioni per oggi? Macchè. Nel pomeriggio, scherzo da prete del Tesoro italiano, che ha annunciato  il lancio per domani di un nuovo 30 anni collocato via sindacato. In ogni caso, l’emissione era rumoreggiata da più  giorni, e così l’effetto è stato tutto sommato contenuto, viste le circostanze: una fiammata di volumi sul future in corrispondenza dell’annuncio, e qualche bps di allargamento dello spread con fulcro sul long end. Vedremo domani che successo incontrerà il book building, ma la Spagna decennale lanciata oggi ha visto una domanda di oltre 50 bln, per una size finale emessa di 10 bln €.

Alle 12 il NFIB small business optimism index USA di dicembre ha riservato una piccola delusione, calando a 102.7 vs attese di stabilità a 104.6. Resta però storicamente elevato, anche se chiude l’anno nella parte bassa del range.
Alle 14, il CPI USA di dicembre è a sua volta salito meno delle attese,  sia come dato headline (+0.2% da prec +0.3% e vs attese per +0.3%) che come core (+0.1% da prec +0.2% e vs attese per +0.2%. Nulla di particolarmente rilevante in questa fase in cui la Fed ha detto in tutte le lingue che i tassi resteranno fermi a meno di serie modifiche del quadro.
Ben più attese erano prime trimestrali delle grosse banche USA. Ha esordito JP Morgan, con un “beat” abbastanza fragoroso in termini di EPS (2.57$ vs 1.98$), e rilevante anche di revenues (+9% e oltre 1 bln più delle attese). Discorso simile per Citigroup (EPS 2.15 vs 1.90$ attesi, revenues +7%). Grosso contributo, in entrambi i casi, del fixed income, currency e commodity trading. Non a caso, Wells Fargo, dedita ad un business più tipicamente bancario, ha deluso (EPS 0.93$ vs 1.11 atteso, revenues -5%) zavorrata dal calo del margine di interesse. Le reazioni ai 2 beat sono state positive, ma non sensazionali (in particolare quella di JPM al momento +1.6%).

Ci ha provato, Wall Street, a mettere la retromarcia, e accumulare un po’ di passivo. Ma sono bastare le prime 2 ore a esaurire la negatività e per metà seduta l’indice era già tornato in positivo, ed in aria di record. L’unica novità rispetto agli ultimi giorni era la maggior forza delle small caps e la (lieve) debolezza relativa di Nasdaq e FAANG. Il buon tono della piazza USA ha permesso agli indici Eurozone di recuperare le modeste perdite e chiudere più  o meno invariati la seduta.

Sembrava una fotocopia della seduta di ieri. con l’S&P500 in grado di accelerare nel finale, verso un altro record,  quando alle 19.30 – sgomento! – sono comparse le seguenti headline:
*CHINA TARIFFS TO STAY UNTIL AFTER U.S. ELECTION DESPITE DEAL
*U.S. OFFICIALS DENY THERE’S A PLAN TO CUT CHINA DUTIES FURTHER
*U.S. TO VERIFY CHINA DEAL ADHERENCE BEFORE LIFTING TARIFFS
*U.S. TO REVIEW, POSSIBLY TRIM CHINA TARIFFS AT LATER DATE.

Personalmente, non vedo nulla di particolarmente nuovo ne sconvolgente in queste indiscrezioni: non mi pare che sia stata mai menzionata, come parte dei contenuti dell’accordo un’ ulteriore riduzione dei dazi nei mesi a venire. I patti erano limitati allo stop ai dazi programmati per Dicembre e a quella già concordata (il taglio del 5% di parte di quelle  elevate a settembre).
Sta di fatto che Wall Street ha cancellato il recupero e attualmente scambia con un modesto passivo. Coerentemente, bonds e beni  rifugio hanno ripreso un po’ di verve. Vedremo se le tensioni continueranno fino a fine seduta.