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Primo abbozzo di risk aversion sui mercati azionari

Ieri sera l’S&P 500 ha messo a segno l’ottava seduta positiva, e diciassettesima su 19. Nel primo caso è la  prima volta dall’ Aprile 2019, ma la seconda serie è più rara: è successo solo nel 1971 (2 serie separate), e nel 1954, quando la  serie è arrivata a 18 su 20. Per quel che può valere, in nessuno dei casi questa serie ha marcato la fine del  rialzo. Ma in 2 casi su tre si è avuto un consolidamento del 3%.
Venendo alla sostanza, si è notata comunque una perdita di momentum: L’S&P 500 ha preso lo 0.09%, ancora ad una certa distanza dai massimi, segnati nei primi minuti. E il  Nasdaq 100 (-0.14%) ha interrotto la sua personale serie positiva a 10 consecutive (16 su 18). Nella parte finale del pezzo di ieri ( link ) ho accennato al fenomeno dell’accumulo di opzioni call, e di come questo  aveva causato una brusca correzione, in particolare sul  Nasdaq, a inizio Settembre 2020. Sono andato a recuperare il pezzo ( link Lampi 2 Sett 2020) ed in effetti descrivevo una situazione simile a quella odierna, con però l’apporto di particolari strutture, e le opzioni più concentrate su una manciata di big caps.
La situazione attuale presenta comunque delle analogie significative, come si nota dai grafici di Sentimentrader.com rappresentanti l’acquisto di call su single stocks, il primo relativo ai traders “retail”

e il  secondo ai traders professionali, con una posizione ancora più estrema.

Anche dopo il picco speculativo di Febbraio, vi fu un consolidamento (S&P 500 -5% Nasdaq -11%). Vediamo che succede nei prossimi giorni, sempre con chiaro in mente che si tratta di correzioni di eccessi, e non di una potenziale inversione di tendenza, che passa solitamente attraverso  un processo di top.

La seduta asiatica ha avuto  il consueto tono contrastato. Negative Tokyo e Sydney, al palo Mumbai, Seul, marginalmente positive Hong Kong, e”A” e “H” shares cinesi, bene Jakarta e Taiwan. In Cina le pressioni sui property developers si stanno intensificando. In questo pezzo del FT ( link ) si segnala che alcune immobiliari stanno tagliando i prezzi del 30% per liquidare, tra le  proteste di chi ha già comprato, e le  autorità stanno inserendo regole per impedite sconti troppo grossi e sostenere i prezzi.  Con scarso successo, perchè queste “two direction regulations” producono un crollo delle transazioni. Un gruppo di esperti si sarebbe incontrato con i developers e le banche alla ricerca di soluzioni secondo fonti anonime ( link ). Intanto la PBOC anche oggi ha iniettato 100 bln Yuan di liquidità nel sistema.
In Giappone è sorprendente come l’azionario non reagisca al dibattito sul nuovo  piano da 265 bln $ di stimolo ( link ).
A  pesare sul sentiment generale, alcune dichiarazioni contenute nel Financial Stability report semestrale FED ( link ) sul  fatto che i prezzi elevati degli asset fanno aumentare il  rischio di crash, e che l’immobiliare cinese può contagiare quello USA se il  deterioramento diventa pesante. Infine le Stablecoin (criptovalute stabili di valore perchè peggate ad una valuta) potrebbero divenire oggetto di fughe di investitori, mentre episodi di frenesia come quello di inizio 2021 sulle meme-stock di Reddit potrebbero diventare più frequenti ( qui link un pezzo del FT sull’argomento).

Sarà anche per questo che la seduta in Eurozone è partita con un tono incerto, gli indici poco sotto la parità, i rendimenti in calo. Il quadro è progressivamente migliorato in mattinata sull’azionario. Un ruolo può  averlo  avuto lo Zew tedesco migliore delle attese nella parte expectations, mentre l’aumento dei casi covid in Germania e la crisi in Cina hanno pesato sulla componente coincidente.

A me quest’indice, una survey di analisti e operatori finanziari, dice poco. uno sguardo ai mercati azionari doveva lasciar intendere che le  expectations sarebbero migliorate.

In tarda mattinata, il NFIB small business optimism ha fatto un passo indietro (98.2 da prec 99.1 e vs attese per 99.5). Apparentemente i piccoli imprenditori USA sono più  pessimisti sulle business conditions a causa della difficoltà di reperire personale e della scarsità di scorte di merce. E le statistiche su prezzi e salari non sono per nulla confortanti per il  quadro inflattivo

Alle 14.30, i prezzi alla produzione USA di ottobre sono usciti abbastanza in linea con le attese, anche se comunque sono robusti, e il numero depurato delle componenti volatili ha sorpreso marginalmente in positivo, a dimostrazione di una persistenza degli aumenti.

La forza degli aumenti ha lasciato gli operatori ancora più perplessi di fronte al rally dei bonds, che non ha minimamente rallentato, conservando la tendenza delle curve a appiattirsi. Il bello è che domani esce il CPI USA di ottobre,  con attese di un 5.9% anno su anno per il dato headline, e 4.3% per quello core, e un crollo dei  rendimenti così pronunciato di fronte ad un numero così atteso è davvero strano. Peraltro, le survey di positioning, compreso il report CFTC davano un corto sui bonds molto  rilevante, e sicuramente le ricoperture vanno a aggravare un movimento che sembra legato al tapering in US e in generale ad attese di stance monetarie meno espansive, in un contesto di economie in rallentamento.
Certo, con le attese di inflazione che tengono in US  e ritracciano moderatamente in Eurozone, il calo dei tassi nominali si traduce in un calo di quelli reali, che sono tornati sui minimi assoluti, dopo la  parentesi delle scorse settimane (GERMANY‘S 10-YEAR INFLATION-LINKED BOND YIELD FALLS TO RECORD LOW OF -2.09% – RTRS)


Sul significato macroeconomico di tassi reali così bassi, per il momento meglio sorvolare, visto che oltretutto ci sarebbe parecchio da dire sul fair value dei bonds negli ultimi anni. Sicuramente i programmi di acquisto delle banche centrali hanno distorto completamente i valori. Resta da capire come si può investire stabilmente con tassi reali così negativi e attese di inflazione in forte rialzo.

Wall Street ha provato nuovamente ad aprire in rialzo, ma nella prima mezz’ora sono arrivati flussi in vendita abbastanza robusti da mandare in negativo l’indice di un mezzo punto (un enormità, per i tempi). Settorialmente parlando abbiamo i settori ciclici come consumer discretionary, Financials e tech a guidare il ribasso, mentre i difensivi (utilities, consumer staples, real estate) tengono.
Le borse europee finora ci hanno creduto poco, con i principali indici in chiusura in calo marginale, a parte Milano, depressa da prese di beneficio su un po’ di single stories. Sul fronte cambi, pochi movimenti, se non un ritorno di forza dello yen, come nei migliori periodi di risk aversion. Naturalmente il deterioramento del sentiment ha accentuato il calo dei rendimenti, con le  parti lunghe a staccare records (*U.S. 30-YEAR YIELD FALLS TO 1.805%, LOWEST SINCE JULY 20). Tra le commodities bene, ovviamente, i preziosi,  ma anche il  petrolio, mentre i metalli industriali cedono e il natural gas crolla.
Dopo la chiusura Eurozone Wall Street non ha per ora cambiato tono, e sembra che voglia consegnare alla storia le serie positive. Il Nasdaq cede di più, anche se per ora le caratteristiche delle correzioni di Settembre 2020 e febbraio 2021 sono ben lontane. Il Vix però sembra più inquieto, avendo toccato livelli visti l’ultima volta nella  prima metà  di Ottobre. Con un po’ di convinzione in più, la correzione ipotizzata in testa al  pezzo  potrebbe partire.